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Leverano, nella mitica pizzeria di Franco, dove il vento ha la sua voce

 
Fabiana Pacella

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Fabiana Pacella

Leverano, nella mitica pizzeria di Franco, dove il vento ha la sua voce

Il luogo simbolo nato dall’amore (e dal sudore) di un emigrante di ritorno

Giovedì 21 Settembre 2023, 09:46

LEVERANO - Quei basettoni di Franco Zecca, «Franco della pizzeria» agli annali, che stringe sua moglie Viola, minuta ma granitica compagna di vita, escono fuori da uno scatto d’antan color seppia e dipanano sornioni la storia di una coppia, di una famiglia, di una comunità intera, quella di Leverano.

Cresciuta e formatasi attorno alla storica pizzeria di via Sindaco Caracciolo, crocevia di generazioni diverse eppure tutte ferme a strabuzzare gli occhi davanti a quella grande vetrata oltre la quale giravano e girano ancora, dischi di pasta lievitata pronti da guarnire e infornare. Pizze acrobatiche che oggi stupiscono meno ma che 50 anni fa, quando tutto è nato, erano avanguardia.

Ed è attorno a quel mezzo secolo di visione, passione e fatica sudata che Leverano oggi si ritrova, a guardarsi indietro e percorrere insieme il cammino di una famiglia, sotto l’abbraccio di Franco, scomparso nel 2014 a 75 anni eppure così presente, davanti al forno, in cucina, tra i tavoli, con la parannanza schizzata di salsa, il vocione allegro e due dita di rosso da condividere con gli amici per brindare alla vita.

«Mena ca sta mmena jentu» , una delle sue frasi storiche. Che fa sorridere pensare la pronunciasse davanti alla fornace rovente. Ma lui era abituato a peggio, la fatica vera l’aveva conosciuta oltralpe, emigrato in Germania con sua moglie Viola, per lavorare lei in cucina lui come pizzaiolo al Piccolo, un localino in cui si fecero apprezzare subito.

Erano giovani, assai, i figli giù a Leverano ad attenderne il ritorno e loro che dormivano in macchina, senza dir niente a nessuno . Non avevano abbastanza soldi per un affitto. La dignità e il sacrificio prima di tutto. Fu il padrone del locale, accortosi di quei due italiani volenterosi accartocciati nell’abitacolo, a trovargli casa. Meritavano, l’aveva capito subito. Nacque un’amicizia per la vita. Tanto che quando tornarono nel Salento lui andò a trovarli più volte. Ma prima di quella data… quanta acqua sotto i ponti.

Quella pizza gigantesca, la «pizza più grande del mondo» che fece di Franco il re della tonda. E infine il cioccolatino cu la cirasa, antesignano del boero ancora oggi più conosciuto e mangiato d’Italia.

Non ci credete, eh?! La pizzeria che oggi compie mezzo secolo nacque dall’investimento di un milione di lire o giù di lì, premio ricevuto da Franco Zecca in Svizzera quale vincitore di un concorso per cioccolati.

Quel ragazzone tutto muscoli e cuore preparò un cioccolatino con all’interno ciliegia e liquore, come quelle che gli preparava la nonna, giù al Sud, con lo stesso ingrediente segreto, l’amore. No tondo ma rettangolare, proprio come quello che ancora oggi nella grande distribuzione di una nota ditta, prende per la gola grandi e piccini. Vinse e gli chiesero se volesse un premio in denaro o una percentuale sui diritti.

Scelse la prima opzione, corse con Viola a Leverano dai suoi figli, acquistò una parte dell’ex fabbrica di tabacchi in largo Santa Croce e nacque la pizzeria. Che resta luogo del cuore della famiglia, dei leveranesi e del Salento intero

In cucina c’è ancora Viola. Tiziana, Francesco, Virgilio, Mirella, Rocchino e ai tavoli gli uomini che cominciarono ragazzini, sono la squadra senza tempo di Franco. Oggi come allora.

Le sale, gli arredi, ricordano un tempo senza tempo in cui ritrovare e inanellare ricordi.

E se all’improvviso in quelle stanze s’alza il vento… è Franco che saluta.

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