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Lecce, Conte sul caso Silvestrini: «Non ho mai favorito quel giudice»

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

Lecce, Conte sul caso Silvestrini: «Non ho mai favorito quel giudice»

La deposizione dell’ex premier alla Gdf sulle manovre del magistrato salentino

Giovedì 22 Giugno 2023, 07:00

LECCE - «Ho incontrato personalmente il giudice Silvestrini ma non mi sono mai attivato in suo favore».

È quanto l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato ai militari della Guardia di Finanza che stanno indagando sul presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Lecce, accusato di corruzione in atti giudiziari: secondo le contestazioni, Alessandro Silvestrini avrebbe chiesto al commercialista Massimo Bellantone di contattare alcuni politici locali per sponsorizzare la sua candidatura come presidente del Tribunale presso i membri laici del Csm.

Conte, nei verbali depositati martedì al Riesame dal procuratore capo di Potenza Francesco Curcio, ha ammesso di aver incontrato il magistrato il 9 giugno 2022 all’hotel Ermitage di Galatina, senza però fornire ulteriori dettagli, aggiungendo di non ricordare l’oggetto della conversazione. Quest’incontro era avvenuto grazie all’intervento del senatore Mario Turco, che aveva il compito di “filtrare” gli appuntamenti di Conte con i personaggi locali. «È stato un incontro rapido e non significativo», ha aggiunto, specificando di non ricordare non solo il nome del suo interlocutore ma neanche l’argomento affrontato. «Qualsiasi cosa mi abbia chiesto - ha concluso - non ne ho dato alcun seguito».

Più circostanziata, invece, la deposizione del senatore della Lega Roberto Marti, che offre una lettura della vicenda ben diversa da quella della procura. Silvestrini lo aveva sì contattato, ma non per essere raccomandato, bensì per sollecitare il Csm a prendere una decisione visto che la pratica per la nomina di presidente del Tribunale sembrava essersi arenata. «Silvestrini - spiega Marti - aspirava ad un colloquio a livello istituzionale elevato in modo da poter sbloccare la pratica che a suo dire si era impantanata al Csm. (...) vi era un intoppo, mi sembra al plenum, probabilmente dovuto se ben ricordo ad una serie di ricorsi che pendevano».

La vicenda si inserisce nell’inchiesta che ruota attorno al giudice leccese Pietro Errede, ai domiciliari dal 29 maggio scorso con l’accusa di aver elargito incarichi professionali nelle procedure fallimentari in cambio di regalie. Agli arresti anche il compagno del magistrato, l’avvocato Alberto Russi, e i commercialisti Massimo Bellantone, Marcello Paglialunga ed Emanuele Liaci.

La procura ha impugnato la decisione del gip che non ha concesso i domiciliari a Silvestrini ed all’avvocato Antonio Casilli: inoltre, per Errede, Russi e Bellantone la pubblica accusa aveva chiesto il carcere.

Durante l’udienza del riesame di martedì, i pubblici ministeri hanno depositato una nuova annotazione della Guardia di Finanza, datata 19 giugno.

Gli atti di indagine riguardano una conversazione fra un commercialista leccese ed una funzionaria della sezione commerciale del Tribunale, ascoltata casualmente da un finanziere il 15 giugno scorso. I due commentano l’arresto di Errede e degli altri personaggi coinvolti, ma il professionista racconta un episodio inedito. A suo dire, sarebbe stato avvicinato dall’avvocato Russi, il quale gli avrebbe proposto di fargli ottenere incarichi giudiziari da parte di Errede a condizione del ritorno del 50 per cento della somma percepita a titolo di compenso. Tanto perché il magistrato avrebbe liquidato il relativo compenso in forma maggiorata, al fine di compensare gli oneri fiscali rimasti a carico del professionista incaricato. Ma non è tutto. Aggiunge anche di aver saputo da un elettricista di Galatina che Russi gli aveva commissionato un lavoro, ma alla fine si sarebbe rifiutato di pagare, affermando di non temere un’eventuale azione legale perché il tecnico non avrebbe trovato né un legale né un giudice disponibile a tutelare i suoi interessi.

Convocato dai finanzieri, però, il commercialista conferma parzialmente il contenuto della conversazione. Nello specifico, dice di non ricordare di aver fatto riferimento alla figura di Russi come intermediario per eventuali incarichi. «Ho commentato che i fatti descritti sui giornali potevano essere veri – ha dichiarato – perché in base alle voci che circolavano in ambiente giudiziario, e non solo, si sarebbero potuti ottenere incarichi giudiziari dal dottor Errede se si era disposti a retrocedere il 50 per cento del relativo compenso».

Per quanto riguarda l’episodio dell’elettricista, il professionista ribadisce di aver saputo l’episodio ma aggiunge di non ricordare chi gliel’abbia raccontato e tantomeno di sapere chi sia l’elettricista.

Affermazioni che però stridono con quanto detto dalla funzionaria del Tribunale, che sentita a sommarie informazioni precisa: « non ho dubbi che il racconto che mi ha fatto era riferito ad una sua esperienza personale avvenuta con l’avvocato Russi».

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