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«Niente parrucchiere o estetista, non ti devi lavare»: nel Salento condannato marito geloso

 
Angelo Centonze

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Angelo Centonze

violenza donna, stalking

Sconterà quattro anni anche per vari abusi sessuali: il 60enne avrebbe molestato e violentato la donna per cinque anni

Giovedì 11 Maggio 2023, 11:35

LECCE - Arriva la condanna per un 60enne, accusato di avere picchiato, minacciato e violentato la compagna, per circa 5 anni. Inoltre, le avrebbe impedito di andare dal parrucchiere o dall’estetista, ritenendo questi comportamenti segno di infedeltà. Al termine del processo, i giudici della prima sezione collegiale (presidente Roberto Tanisi) gli hanno inflitto la pena di 4 anni di reclusione per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale. Il pm d’udienza ha invocato la condanna a 9 anni e 6 mesi di reclusione. Inoltre, i giudici hanno disposto il risarcimento del danno in separata sede ed una provvisionale di 8mila euro in favore dell’ormai ex compagna che si era costituita parte civile con l’avvocato Erlene Galasso. Non solo, poiché sono state disposte una serie di pene accessorie.

L’imputato è assistito dall’avvocato Antonio Romanello e potrà presentare ricorso in Appello. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni. I fatti si sarebbero verificati tra il 2013 e l’inizio del 2018 e i maltrattamenti sarebbero avvenuti anche in presenza dei figli minori.

Secondo l’accusa, il 60enne, residente in un paese dell’hinterland di Lecce, l’avrebbe minacciata di morte anche con l’uso di un coltello, dicendole anche che la doveva ridurre su una sedia a rotelle. Non solo, poiché in più occasioni le avrebbe messo le mani al collo e l’avrebbe afferrata per i capelli.

Inoltre, il compagno l’avrebbe costretta a non lavarsi e a non prendersi cura di se stessa. E le avrebbe, in particolare, impedito di andare dal parrucchiere o dall’estetista, ritenendo questi comportamenti segno di infedeltà. E l’avrebbe anche isolata da parenti e amici, creando una situazione di terrore e di intollerabile convivenza.

Non solo, poiché l’uomo avrebbe costretto la sua compagna, con cadenza giornaliera, ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà.

Al termine del processo di primo grado, è arrivata la condanna, ma attraverso il suo legale, l’imputato potrà fare ricorso in Appello.

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