GALLIPOLI - Parcheggi abusivi a ridosso delle aree protette, la Procura formalizza le contestazioni. E in 37 hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Si tratta di titolari di stabilimenti balneari e di strutture ricettive, di imprenditori e proprietari delle aree adibite alla sosta di auto, di tecnici e professionisti che hanno istruito le pratiche. Sono accusati di abusi edilizi e di reati ambientali per aver trasformato 23 terreni agricoli (per un’estensione complessiva di circa 80 ettari) in aree parcheggio in grado di accogliere sino a 4.500 posti auto. Parcheggi a servizio di stabilimenti balneari, resort e discoteche della litoranea di Gallipoli, in zone vincolate e in parte ricadenti nel Parco naturale.
Per anni, in assenza di nullaosta delle autorità preposte alla tutela dei vincoli paesaggistici ed idrogeologici, senza parere dell’ente parco e in mancanza di autorizzazioni, sarebbero stati realizzati dei parcheggi per accogliere le auto dei turisti e dei villeggianti. Auto che avrebbero lambito persino i cordoni dunali.
L’indagine è uscita allo scoperto nel settembre scorso quando i finanzieri della Compagnia di Gallipoli, al termine di accurati accertamenti, sequestrarono tutte le aree in odor di abusivismo. E i sigilli scattarono anche al Cotriero, stabilimento turistico balneare con attività di ristorazione, perché sarebbero state realizzate strutture in assenza di permesso e di nullaosta.
Quanto ai parcheggi ritenuti abusivi, il sequestro fu eseguito nelle aree a servizio della società Costa Brada, del Complesso alberghiero Le Sirenuse, del Lido campo delle Bandiere e del Lido Pizzo.
Le accuse mosse agli indagati sono state formalizzate in 21 capi di imputazioni dal sostituto procuratore Alessandro Prontera.
Originariamente nel fascicolo erano inseriti anche altri nominativi. Ce n’erano 63, per la precisione. Comparivano pure quelli di alcuni amministratori comunali. Le indagini sui permessi e sulle modalità di rilascio, infatti, avevano incrociato gli iter autorizzatori. Ma il fatto che, nell’avviso di conclusione notificato ieri, non compaiano amministratori comunali lascia supporre che, nel frattempo, la loro posizione sia stata stralciata insieme a quella di altri indagati. Al momento, dunque, a rischiare un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio sono soltanto in 37.
Ovviamente le contestazioni mosse nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari non rappresentano certo una condanna anticipata. Anzi, a cominciare da adesso, gli indagati potranno chiedere al magistrato di essere interrogati oppure potranno presentare delle memorie al fine di chiarire la propria posizione. Dopo il pubblico ministero valuterà se confermare le accuse e procedere con la richiesta di rinvio a giudizio.