LECCE - Lo scorso anno avevano rimediato una condanna a due anni di reclusione ciascuno per aver lasciato solo in casa il figlio di 5 anni, poi trovato per strada dove aveva rischiato di essere investito.
Ora, per mamma e papà, arriva l’assoluzione. La sezione promiscua della Corte d’appello (Presidente Ettore Nesti) ha completamente annullato la condanna e il verdetto per i genitori accusati di abbandono di minori è stato di assoluzione piena «perché il fatto non costituisce reato».
La coppia, residente a Porto Cesareo, ha ottenuto «giustizia» per un episodio che è costato un delicato processo, durante il quale gli imputati hanno sempre cercato di far valere le loro ragioni, che per i giudici di primo grado non erano sufficienti per arrivare all’assoluzione anche se la pena era stata sospesa.
I fatti risalgono al l’epifania del 2020. Una giornata di freddo intenso con un forte vento, tanto che la Prefettura aveva emanato un bollettino che annunciava condizioni meteo proibitive. Mamma e papà quel giorno - seppure festivo - dovevano recarsi al lavoro, lasciando il figlio di cinque anni nel suo letto.
Il bambino, una volta sveglio, con ancora addosso il pigiama era riuscito ad uscire da casa percorrendo un bel tratto di strada sterrata e poi attraversando la trafficata provinciale «112» per altri 400 metri, prima che i carabinieri lo rintracciassero portandolo in salvo.
Gli stessi militari dell’Arma gli avevano poi offerto la colazione facendolo anche sottoporre ad una visita medica per per sincerarsi delle condizioni di salute.
I militari dell’Arma, dopo aver ricostruito la vicenda, sistemarono il bambino in una Comunità insieme alla madre, prima di ricongiungerlo con il padre. I genitori furono sentiti in Procura e spiegarono la loro versione dei fatti, ma fu comunque chiesto a loro carico il processo.
Dopo la sentenza di primo grado emessa dalla giudice monocratica Francesca Mariano, che aveva comunque accordato la pena sospesa per gli imputati, gli avvocati difensori Angelo Vetrugno e Americo Barba hanno continuato a sostenere la loro tesi difensiva non accolta in primo grado. Ossia che il padre si sarebbe allontanato per accompagnare la moglie al lavoro per poi tornare subito a casa ed occuparsi del bambino. Peraltro, fu proprio il padre - al ritorno - a chiamare i carabinieri quando si rese conto che il piccolo non era in casa.
Non solo, i genitori - prima di uscire - quel giorno chiesero ai loro vicini di dare ogni tanto uno «sguardo» al figlioletto. Cosa che, evidentemente, per varie ragioni non fecero.
Prima la condanna, dunque, ora l’assoluzione che riporta serenità in questa famiglia.