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Il Comune di Lecce esce di scena: il Castello di Carlo V ritorna allo Stato

 
Redazione Lecce

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Il Comune di Lecce esce di scena: il Castello di Carlo V ritorna allo Stato

Un nuovo futuro per il maniero e una gestione tutta da ripensare, con un progetto unitario di valorizzazione e fruizione

Mercoledì 01 Febbraio 2023, 13:01

LECCE - Il castello di Carlo V rientra interamente nelle disponibilità dello Stato. Sono in corso, infatti, le procedure per il rilascio degli spazi, conferiti in concessione temporanea al Comune di Lecce, al Demanio, il quale, a sua volta, ha coinvolto la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi e Lecce.

In queste ore il Comune sta completando lo sgombero degli spazi occupati e le altre attività propedeutiche necessarie. La data di rilascio, infatti, era stata fissata per ieri, 31 gennaio.

La situazione attuale è il frutto di una gestione suddivisa tra il Comune e la Soprintendenza.

Avuto in uso l’intero complesso nel 1983, negli anni successivi la parte nella disponibilità del Comune di Lecce si è progressivamente ridotta fino a comprendere solo un quarto dell’opera fortificata, nello specifico la sala che ha ospitato l’infopoint al piano terra e le sale al primo piano, mentre i restanti tre quarti - con le prigioni, i camminamenti, i sotterranei, la chiesa di Santa Barbara e il Museo della Cartapesta - sono nella disponibilità della Soprintendenza che, peraltro, ha in corso lavori di restauro e riqualificazione di alcune aree interne ed esterne.

Nel 2011 il Comune aveva avanzato richiesta al Demanio per procedere all’acquisizione al proprio patrimonio dell’intero Castello a titolo non oneroso, come avvenuto, con esito positivo, per il tratto superstite delle Mura Urbiche, per l’ex convento degli Agostiniani e per l’ex monastero di Santa Chiara, oggi sede del Must. Ma la richiesta non fu accolta dallo Stato perchè una parte dell’immobile era in uso alla Soprintendenza.

Oggi, alla luce della disponibilità dell’intero complesso monumentale, si impone un nuovo modello di gestione. Per questo la Soprintendenza ha già coinvolto gli uffici centrali e periferici del Ministero della Cultura per vagliare le possibilità e individuare le risorse necessarie per a delineare una prospettiva di fruizione e valorizzazione organica ed ampliata da attuare nel più breve tempo possibile.

L’acquisizione dell’intero complesso richiederà tempi tecnici ed un notevolissimo impegno innanzitutto per la verifica dello stato di consistenza di strutture e impianti presenti negli spazi che per anni sono stati in consegna o in uso al Comune, e per altri adempimenti quali il passaggio delle utenze. Nelle more di una riorganizzazione gestionale complessiva del bene saranno previste opere di manutenzione di strutture e impianti, pulizia e riadattamento che potrebbero riguardare una parte consistente dell’imponente complesso ai fini della sua fruizione e valorizzazione secondo un progetto unitario. Questo oltre ai lavori di riqualificazione in corso, ad opera del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura; altri due lotti sono in corso di progettazione e verranno appaltati entro l’anno.

Nel frattempo, però, ci potranno essere inevitabili disguidi. L’uscita di scena del Comune comporta infatti la cessazione dei servizi finora erogati, compresa la sorveglianza dell’accesso dalla «Porta falsa» su piazza Libertini, necessaria all’attraversamento della piazza d’Armi che era stato concesso gratuitamente dalla Soprintendenza al Comune. Una possibilità che potrebbe essere ripristinata.

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