LECCE - Pensava di fare il furbo. Alla fine, si è ritrovato con una pesante condanna per calunnia. Un 68enne di san Cesario aveva riferito agli inquirenti di aver subito un intervento, negando poi che fosse sua la firma apposta sui documenti per prestare il consenso all’anestesia. Sta di fatto che la denuncia a carico del medico è stata archiviata e contestualmente è scattata la denuncia a suo carico. Ora, si è concluso il processo a suo carico ed è arrivata una condanna a due anni e mezzo di reclusione. È stata la giudice Maria Francesca Mariano ad emettere la sentenza. Nelle motivazioni, la giudice ha spiegato che la richiesta invocata dalla pubblica accusa era stata di due anni... soltanto.
La vicenda comincia nel 2017, il presunto calunniatore denuncia in Procura il medico che aveva eseguito e diretto - alcuni mesi prima - l’intervento di ernia inguinale nella clinica Petrucciani di Lecce. L’imputato, nella sua denuncia, aveva scritto di aver prestato il suo consenso solo oralmente per l’anestesia locale e che questa fu invece totale, negando di averla autorizzata per iscritto. Il pm aveva disposto una consulenza affidata a Carmine Chiumarulo e Alberto Tortorella e risultò che nella cartella anastesiologica era scritto che “l’emioplastica destra fu realizzata in anestesia locale associata alla somministrazione di un sedativo e di un analgesico e che l’intervento fu eseguito in regime di “day surgey”. In effetti, il paziente fu dimesso nella stessa giornata del ricovero. Impossibile, dunque, la dimissione in caso di anestesia totale che richiede l’osservazione del paziente per almeno 24 ore. Oltre alla consulenza, nella decisione del giudice ha inciso anche la perizia grafologica, svolta per conto del tribunale da Sergio Frontini. L’esperto aveva sottolineato che le due sottoscrizioni contestate fossero attribuibili al paziente. La giudice ha inoltre condannato l’imputato a risarcire, in separata sede, il medico, parte civile al processo con l’avvocato Davide Pastore.