LECCE- «Se lo Stato non metterà un freno alle speculazioni delle multinazionali per noi piccoli commercianti sarà una catastrofe. Prima o poi il mercato si fermerà e ci saranno conseguenze per tutti. Un’azienda a conduzione familiare come la mia non avrà più la forza di resistere e sparirà dal mercato».
È il grido d’allarme di Caterina Vasconcelli, titolare dell’omonima ferramenta tra le più fornite di Lecce e provincia, fondata dal padre Oronzo nel 1968 e dal 2006 da lei gestita col fratello Lorenzo e tre storici dipendenti. «Abbiamo resistito alla crisi economica del 2008, all’arrivo sul territorio di Bricoman nel 2017 - osserva -Due eventi di cui portiamo ancora i segni, ma stavolta – dice - non so se e come ne usciremo». La sua attività commerciale non è tanto interessata dal caro bollette, almeno per ora. «Il nostro problema - spiega - è l’aver a che fare con le multinazionali che da un giorno all’altro aumentano i prezzi in maniera incontrollata. Le faccio un esempio. Il 10 ottobre ci è stata consegnata della merce. La stessa, riordinata tre giorni dopo è salita da 9 a 13 euro. È assurdo». Oggi, per fare un ordine a prezzi vantaggiosi, i fratelli Vasconcelli impiegano diverse ore alla ricerca dell’offerta più conveniente, tale da per poter continuare a vendere. «Anche reperire il materiale è molto difficile - fa notare la signora Caterina - perché o lo acquisti alle loro condizioni o sei fuori. Non riesci a vendere. Ciò nonostante dobbiamo far fronte ad oltre 40mila euro l’anno per il personale che ci risulterebbe difficile mandarlo a casa».
Come se lo prefigura il futuro della sua attività? «Senza voler esprimere alcun parere politico spero che il Governo italiano torni ad infondere entusiasmo nella gente, altrimenti tante aziende come la mia, in piedi da oltre mezzo secolo e dopo diverse crisi superate, non potrà reggere l’urto della recessione. Anche perché - insiste - non c’è controllo sui prezzi». Loro, infatti, il novanta per cento degli acquisti lo fanno direttamente presso le aziende e quasi mai dai grossisti. Per questo ritengono di aver il polso della situazione che, tradotto, significa aumento sconsiderato dei prezzi. «Se si vuole salvare il piccolo commerciante - insiste la signora Vasconcelli - occorre bloccare i prezzi. Noi, la nostra parte la stiamo facendo. Grazie allo stoccaggio possiamo ancora lasciare i prezzi di alcuni prodotti invariati. Ma se il modus operandi delle aziende è quello di rifilare aumenti dell’8 o del 10 per cento, molto presto nessuno potrà permettersi di comprare una qualunque cosa che non sia di primaria necessità. Quindi come io bloccherò gli acquisti dalle aziende, quest’ultime taglieranno la produzione e quindi manderanno a casa gli operai. Insomma, un cane che si morde la coda». Tutta colpa della guerra? «Secondo me la guerra non c’entra nulla - risponde -Semmai sono le multinazionali che stanno speculando sulla pelle dei piccoli commercianti».