Formalmente chiuse le indagini a carico di un 44enne originario di San Pietro Vernotico ma residente nel Leccese, arrestato lo scorso 18 febbraio con l’accusa di aver maltrattato la donna con cui aveva una relazione e che aveva conquistato in via epistolare mentre si trovava in carcere in Germania per uxoricidio: Molestie e minacce anche per la figlia della donna, all’epoca dei fatti 13enne, di cui - stando alle accuse - avrebbe anche abusato sessualmente. Notificato un atto in cui sono contestati i reati di maltrattamenti, violenza sessuale (che ha preso il posto dell’imputazione originaria di atti sessuali con minorenne) e tentata violenza sessuale. È stata la pm Simona Rizzo a condurre le indagini.
Secondo quanto emerge dall’avviso di conclusione delle indagini, dal maggio del 2020 sino al 16 novembre del 2021, mamma e figlia sarebbero state prigioniere dell’uomo, costrette a vivere isolate dal resto del mondo e impossibilitate persino a comunicare tra loro. Come se non bastasse, una volta il 44enne sorprese le due a dialogare e avrebbe picchiato la figliastra, arrivando a minacciarla con una specie di scimitarra. Sempre secondo le accuse, la ragazzina sarebbe stata costretta a svolgere i lavori pesanti in casa e, se non rispettava gli ordini, sarebbe stata presa a calci, pugni e schiaffi al volto, e colpita con una cinta.
Alla convivente, invece, sarebbero state indirizzate frasi di questo tipo: «Ti faccio male senza che ti tocco e non mi faccio neanche un giorno di galera, ti devo fare impazzire, tu sei pazza, ti devi rinchiudere in un manicomio». Poi, gli abusi sessuali. I diverse circostanze avrebbe costretto la ragazzina a sottostare alle sue morbose attenzioni, minacciandola che se avesse raccontato qualcosa l’avrebbe portata via, e avrebbe ucciso la madre. La piccola era divenuta la sua compagna, dovendolo accompagnare ogni volta che usciva, portandola per le campagne anche di sera, tanto che mancavano da casa per tutta la giornata; del pari, quando rincasavano l’uomo era accorto che la bambina non comunicasse con la madre, alla quale era impedito ogni contatto, pena la violenza nei confronti di entrambe; spesso la piccola diceva alla madre: «Ti prego mamma, stai zitta se no mi uccide, non parlare perché mi uccide… se la prende con me»: questo - tra le altre cose - è scritto nell’atto notificato all’imputato. Ora, avrà la possibilità di difendersi davanti al giudice raccontando la sua versione dei fatti per cercare di controbattere al racconto di mamma e figlia avallato dalla Procura di Lecce sulla base anche delle indagini svolte.