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Lecce, l'ex custode della villa chiede al Comune quasi un milione di euro

 
Emanuela Tommasi

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Emanuela Tommasi

Lecce villa comunale desolata: serve la riqualificazione

La donna ha denunciato di aver svolto mansioni di portineria e guardiania per 21 anni, cioè dal 1999 al 2020

Domenica 15 Maggio 2022, 12:30

LECCE - La custode della villa fa causa al Comune e chiede quasi un milione di euro per l’attività degli ultimi 21 anni. È l’ultima pesante tegola caduta, nei giorni scorsi, su Palazzo Carafa, che si aggiunge all’ingente contenzioso aperto dai cittadini per le più svariate vicende.

I FATTI -  Il custode, con la sua famiglia, ha vissuto nell’abitazione all’interno della villa comunale dal 27 ottobre 1974. Al suo pensionamento, il 1° febbraio 1991, il Comune ha affidato alla figlia l’incarico di custode della villa e, il 7 gennaio 1999, ha sottoscritto un contratto di comodato modale, con scadenza quadriennale, privo di rinnovo automatico, in virtù del quale la signora provvedeva alle mansioni di portineria e guardiania. Il 4 febbraio 2000, la giunta municipale le ha concesso di posizionare una struttura per la vendita di gelati ed altri prodotti di consumo, concedendo l’immobile in locazione, previo il pagamento di un canone mensile di 409,500 delle lire dell’epoca. Quindi, nel 2001, la signora ha sottoscritto un contratto di locazione per uso commerciale, con rinnovo automatico ad ogni scadenza, per il locale-bar. Invece, il contratto di comodato modale relativo all’unità abitativa, essendo privo di specifica clausola contrattuale di rinnovo automatico, è scaduto il 7 gennaio 2003.

Il 6 agosto 2018, l’Ufficio Pianificazione e Sviluppo del Territorio ha inviato una bozza di contratto che la signora ha rifiutato, ritenendolo troppo oneroso. Così si giunge al 5 aprile scorso, quando, per il tramite degli avvocati, la donna ha fatto ricorso in Tribunale, denunciando di aver svolto mansioni di portineria e guardiania dal 1999 al 2020, per i quali chiede 937.587 a titolo di retribuzione, interessi legali e rivalutazione monetaria. Il Comune si opporrà in giudizio.

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