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Redazione online
18 Febbraio 2021
La sede del tribunale di Lecce
LECCE - Antonio De Marco, l’assassino reo confesso di Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta, uccisi con 70 coltellate la sera del 21 settembre scorso nel loro appartamento, non era presente oggi nell’aula bunker della corte d’Assise di Lecce dove ha preso il via il processo che lo vede imputato per omicidio aggravato dalla premeditazione, crudeltà e futili motivi.
In aula erano presenti la mamma di Eleonora e il padre di Daniele. Entrambi al loro ingresso in aula non hanno rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. Sono presenti anche alcuni degli amici dei due fidanzati uccisi. C'è anche il procuratore capo di Lecce, Leonardo Leone De Castris, seduto accanto al pm Maria Consolata Moschettini.
La difesa di De Marco, oltre che presentare una nuova richiesta di rito abbreviato (che è stata rigettata), ha presentato istanza (accolta) per sottoporre il 21enne studente di Casarano a una perizia psichiatrica.
LEGALE VITTIMA: «DE MARCO INCARNA IL MALE» - «Ce lo aspettavamo ma per noi non cambia niente, perché sappiamo che era ed è perfettamente in grado di intendere e volere». Così Mario Fazzini, legale della famiglia della vittima Daniele De Santis, commenta la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dai legali dell’omicida reo confesso Antonio De Marco e accolta dai giudici della Corte d’Assise di Lecce.
De Marco, che oggi non era in aula, ha ammesso di avere ucciso Daniele De Santis e la sua fidanzata Eleonora Manta, lo scorso 21 settembre nel loro appartamento, con 70 coltellate. Ed è imputato per omicidio aggravato dalla premeditazione, crudeltà e futili motivi.
«La gente dirà 'non è una persona normalè - aggiunge l'avvocato Fazzini - ma io dico che esistono le persone cattive, esiste la crudeltà, esistono i futili motivi e lui ce li ha tutti. E’ l’incarnazione del male e ha scelto deliberatamente di fare questo, con una premeditazione che è stata lunghissima, dettagliata, pertanto riteniamo che abbia assolutamente la capacità di discernere perché l’ha scelto prima, durante e dopo».
Un pool di sei esperti dovrà valutare la capacità di intendere e volere del giovane omicida sulla base di quanto emerge dall’indagine psicodiagnostica predisposta dai consulenti tecnici di parte e volta a evidenziare uno stato di infermità mentale dell’imputato collegata al reato commesso.
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