LECCE - Il Tribunale civile di Lecce ha condannato l’Agenzia delle entrate-riscossione al pagamento di oltre 15mila euro in favore di una contribuente leccese. Si tratta del risarcimento del danno che le è stato arrecato a causa di una decisione che i giudici hanno valutato illegittima.
Tutto prende le mosse dall’iscrizione dell’ipoteca che un’imprenditrice aveva volontariamente iscritto su un fabbricato di sua proprietà del valore di 800.000 euro, allo scopo di garantire l’esposizione debitoria di una società con il fisco di oltre mezzo milione di euro. Con il tempo, il debito si è ridotto a 60.000 euro e l’interessata ha chiesto la riduzione del pregiudizio ipotecario, “restrizione” in termini tecnici, ad una parte dei beni iniziali.
L’Agenzia ha negato tale possibilità e ciò ha avuto gravi conseguenze per l’imprenditrice, che si è trovata nell’impossibilità di vendere il bene gravato da un’ipoteca così pesante, a fronte di un debito notevolmente ridotto. E siccome il diniego al restringimento non appariva fondato su alcuna ragione giuridica, ma di fatto le impediva di disporre liberamente del proprio bene, l’imprenditrice ha citato in giudizio Equitalia con l’assistenza dell’avvocato Mirko Petrachi.
«L’omessa prudenza del creditore nel procedere ad iscrizione ipotecaria per un valore sproporzionato rispetto al credito garantito - spiega Petrachi - si pone come abuso del diritto. Ed infatti, la tesi difensiva dell’imprenditrice è partita dall’interpretazione delle norme civilistiche e processuali alla luce del nuovo articolo 111 della Costituzione, il quale, introducendo il principio del giusto processo, impone da un lato, il rispetto della ragionevole durata del processo, dall’altro lato, che il processo debba essere giusto, nel senso che con esso non può trovare tutela alcuna forma di abuso del diritto. E il creditore che iscrive ipoteca sui beni del debitore per un valore che supera di un terzo, accresciuto dagli accessori, l’importo del credito iscritto, senza dubbio pone in essere un abuso».
Difficile, a questo punto, che il lettore non si ponga qualche domanda, sia pure retorica, su tutto quanto è stato detto, nel tempo, sul “volto umano” di Equitalia, sugli “sportelli amici” dei contribuenti, sull’attenzione alle loro esigenze e necessità addirittura umane, come dire un livello in qualche modo “superiore” rispetto a quello squisitamente giuridico. Sicuramente è una realtà che esiste, ma questa volta non si è manifestata ed è dovuto intervenire il magistrato, con una sentenza indubbiamente importante, che tuttavia fa gravare sulla collettività un costo che sarebbe dovuto essere evitato. Ovviamente, ricorrere al magistrato per vedere tutelato un proprio diritto è prerogativa di qualunque persona e non c’é dubbio che rientri nella normalità che chiunque ritenga sia stato leso un proprio diritto se ne avvalga. Il dubbio nasce, invece, quando si vede il cittadino costretto a chiedere la tutela del potere giudiziario dello Stato, per difendersi… dallo Stato.