Assessore Sebastiano Leo, partiamo dalla proposta di istituire la Facoltà di Medicina all’interno dell’Università del Salento. Una proposta che trova larghi consensi, anche il suo. Ma da più parti, per raggiungere l’obiettivo, si spera in un sostegno concreto da parte della Regione Puglia.
«Stiamo lavorando in questo senso. Come noto l’accreditamento del corso di studio è di competenza del Miur e i requisiti ministeriali per l’accreditamento sono molto stringenti. La Regione Puglia farà attivamente la sua parte per sostenere questa innovativa proposta di una scuola di medicina “MedTec,” capace di coniugare le scienze mediche e le scienze ingegneristiche: questa pandemia ci insegna quanto bisogno ci sia di formare medici al passo con lo sviluppo tecnologico nella medicina, che siano nelle condizioni di affrontare al meglio la prevenzione e la cura delle malattie, la riabilitazione dei pazienti e lo sviluppo di soluzioni diagnostiche e terapeutiche. Chiederemo al Governo di colmare questa sottodotazione formativa nell’area medica, in Puglia il rapporto tra esigenze sanitarie e numero di posti nel corsi di laurea di medicina e chirurgia è al di sotto della media nazionale e in particolare delle regioni del centro-nord».
Oltre a Piemontese, lei è stato l’unico assessore uscente confermato nelle stesse deleghe della passata legislatura. Che significato ha per lei?
«La conferma nelle medesime deleghe è certamente il riconoscimento da parte del presidente Emiliano del buon lavoro svolto in questi cinque anni nel delicato settore della scuola e dell’università, della formazione professionale e delle politiche attive del lavoro. Un riconoscimento legittimato da un voto popolare, che ha visto raddoppiare il numero delle preferenze espresse nei miei confronti. È una grande responsabilità, i buoni risultati ottenuti rappresentano un punto di partenza per le politiche che abbiamo intenzione di sviluppare».
Una Giunta, la nuova, per metà salentina. Non è mancato qualche mugugno nel nord della regione. Quali vantaggi comporterà questo per la provincia di Lecce?
«La Regione Puglia è la regione più bella del mondo, ed è bella tutta nella sua diversità e nella sua complessità, dal Comune più a nord della provincia Foggia fino al punto estremo a sud della provincia di Lecce. Chiaramente questa rappresentanza importante di assessori salentini aiuta il territorio nella misura in cui sono direttamente note al decisore politico le dinamiche e le criticità della nostra provincia, i punti di forza e gli elementi da valorizzare, ma voglio ribadire che gli assessori regionali lavorano nell’interesse di tutti i pugliesi».
Come giudica le spaccature interne al Movimento 5 Stelle sulla nomina di Cristian Casili a vicepresidente del Consiglio e sul possibile ingresso di un esponente grillino nella Giunta Emiliano?
«Non è mia abitudine commentare le dinamiche interne ad un altro gruppo politico, con cui tra l’altro in questi anni ho costruito un rapporto di stima e collaborazione. Mi limito ad evidenziare come questo sia un periodo molto delicato della vita politica ed istituzionale del nostro paese e della nostra regione. L’invito di Michele Emiliano di condividere le scelte di governo regionale penso possa rappresentare un grande salto in termini di maturità politica da parte del Movimento 5 Stelle pugliese, in perfetta coerenza con le dinamiche politiche che sostengono il Governo nazionale».
Tornando alle sue deleghe, quanta importanza ha la formazione in un periodo in cui il lavoro scarseggia più di prima?
«Fondamentale. La pandemia sta cambiando i rapporti produttivi e sta modificando le dinamiche economiche. Andiamo verso nuovi modelli economici dove il ruolo della formazione diventa sempre più strategico, è necessario comprendere questi cambiamenti per saper rispondere per tempo alle nuove esigenze del mercato del lavoro che saranno sempre più digital, sempre più sostenibili, sempre più attente alla salute e alle persone e sempre più globalizzate e universali».
E quali specifiche politiche per il lavoro la Giunta regionale pugliese metterà in campo per fronteggiare questo periodo?
«Stiamo lavorando alla nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo e al ruolo delle regioni nel Recovery Plan e nel React-Eu. Stiamo inoltre connettendo l’Anpal con la nostra agenzia regionale per le politiche attive del lavoro (Arpal), parte integrante del mio assessorato. Stiamo cambiando completamente il ruolo dei centri per l’impiego, digitalizzando e collegando le piattaforme e creando reti di connessione con il sistema di impresa, orientando la formazione professionale e le politiche attive del lavoro rispetto alle rinnovate esigenze del mercato del lavoro, in modo mirato e preciso».
La crisi economica costringe molte famiglie a stringere la cinghia. Quanto questo si è riversato sulle spese per l’istruzione dei figli?
«Moltissimo. Si pensi alla didattica integrata che necessita di specifici supporti come pc o tablet di cui non tutte le famiglie dispongono. Stiamo lavorando ad una misura che possa ridurre queste differenze. Ma è limitativo pensare che il problema sia solo questo».
Le limitazioni imposte dal Covid obbligano in qualche modo a ripensare le politiche per garantire il diritto allo studio?
«Esattamente, questo è il punto. Se il Diritto allo Studio deve essere universalmente garantito anche in modalità a distanza, non basta fornire di un tablet ogni studente se questi non hanno accesso ad una rete internet stabile e veloce. È necessario investire sulla banda larga, connettendo le scuole e sviluppando piattaforme condivise. Ci sono comuni interi o quartieri di città medio-grandi che in alcuni casi non hanno accesso neanche ad una linea ADSL. Chiaramente torneremo alla didattica in presenza, che resta un principio inderogabile per la formazione e per l’educazione civica e sociale delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Ma questo nulla toglie alla necessità di investimenti digitali per poter formare i pugliesi del futuro, in grado di competere in un mondo sempre più connesso e più digitale».
Tante polemiche sul provvedimento di chiusura delle scuole pugliesi e poi la sentenza del Tar che le ha riaperte. Che anno scolastico sarà il 2020-2021?
«È un anno complesso. Ma sono certo che il confronto continuo tra istituzioni, sindacati, scuole e famiglie rappresenti sempre il modo migliore per affrontare insieme questa tempesta e per superarla. Non dobbiamo perdere la speranza, lo dobbiamo alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi».