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Antonio Gabellone: «Dal Salento porterò in Regione le istanze ignorate»

 
Fabio Casilli

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Fabio Casilli

Antonio Gabellone: «Dal Salento porterò in Regione le istanze ignorate»

Gabellone: «Fitto ha pagato l’ufficializzazione tardiva. E la Lega non ha sfondato»

Martedì 03 Novembre 2020, 12:01

Dalla Provincia di Lecce alla Regione Puglia. Questa l’evoluzione politico-istituzionale di Antonio Gabellone, fino a esattamente due anni fa numero uno di palazzo Adorno e ora, coi suoi 11.737 voti di preferenza, risulta essere il consigliere regionale del centrodestra più votato nel Salento.

Antonio Gabellone, Fratelli d’Italia ha ottenuto il 12,63 per cento a livello regionale, con 6 eletti, e il 14,58 in provincia di Lecce, con lei unico eletto. Come considera questi risultati?
«Si tratta di un risultato importante, molto positivo in un contesto come quello della Puglia, in cui il centrodestra non ha vinto. Bisogna fare anche un altro ragionamento. In altre regioni i voti della lista del presidente si sono sommati a quelli del partito di appartenenza del candidato presidente. Ora io non voglio sommare tutti i 10 punti percentuali della “Puglia domani” a FdI, ma buona parte di essi sì».

E il crollo generale del centrodestra in Puglia a che cosa è dovuto?
«Io ritengo al ritardo con cui Raffaele Fitto ha potuto iniziare a lavorare da candidato presidente. Questo è stato, a mio avviso, determinante nel risultato finale complessivo. Se fosse stato indicato un po’ di mesi prima, Fitto avrebbe potuto evidenziare tutte le inefficienze del Governo Emiliano, avrebbe potuto mettere in campo con chiarezza la sua proposta di governo per la Puglia e avrebbe potuto allestire più liste, perché l’entusiasmo e la voglia di cambiamento erano palpabili»

Ma qualche vostro alleato ha attribuito la responsabilità della sconfitta proprio alla scelta del candidato presidente, Raffaele Fitto, una scelta non improntata al rinnovamento.
«Intanto non c’erano ipotesi di candidature alternative altrettanto valide. Ma - ripeto - Fitto ha pagato la designazione ufficiale avvenuta appena 60 giorni prima del voto. Siccome Fitto è una persona corretta, non ha voluto forzare e ha atteso la designazione ufficiale. Se pensiamo che in un mese ha dovuto allestire la lista del presidente, quella di Fratelli d’Italia e qualche altra lista a supporto, è evidente che in così poco tempo ha veramente fatto miracoli. In questo quadro generale Fratelli d’Italia replica e migliora il dato nazionale. E anche Forza Italia mi pare abbia ottenuto un buon successo».

E la Lega?
«Beh, la Lega non ha contribuito così come accade a livello nazionale sul risultato in Puglia. Ma debbo dire che questo è un trend che si registra anche nelle altre regioni meridionali».

Perché, secondo lei, la Lega ritorna ad essere percepita come un partito del Nord?
«Diciamo che non sfonda e possono esserci motivi diversi. È possibile che la Lega ancora non recuperi il tratto nazionale che si è voluto dare. Ma anche il processo di formazione della sua classe dirigente nel Sud non è completamente maturo. Nel Nord, invece, ha governatori e una classe dirigente molto più radicata».

Per quanto riguarda il centrosinistra, come pensa che saranno i prossimi 5 anni di gestione del presidente Michele Emiliano rispetto ai 5 precedenti?
«Credo che il presidente Emiliano, con la nomina dei due assessori Pentassuglia e Lopalco ad Agricoltura e Sanità, abbia voluto certificare il fallimento del quinquennio precedente. Io immagino che, forte dell’esperienza già fatta, abbia voluto registrare un po’ la macchina».

Come vede la possibilità che Emiliano allarghi la sua maggioranza al Movimento 5 Stelle?
«Oggi c’è una contraddizione perché abbiamo vissuto due livelli: quello nazionale e quello regionale. A livello nazionale c’è un’alleanza, che sta ormai diventando di tipo politico. In Puglia, negli ultimi 5 anni, c’è stata una forte opposizione del M5S al governo Emiliano. E c’è stata da parte loro, in campagna elettorale, una proposta differente».

Sì, ma uno di quegli oppositori, Cristian Casili, consigliere regionale salentino dei 5 Stelle, ha però già detto che con un contratto di governo anche a livello regionale l’alleanza con Emiliano sarà possibile.
«Questo attiene alle valutazioni che il M5S farà indipendentemente dalle singole posizioni. Emiliano cerca di riproporre questa alleanza di livello nazionale e, a mio avviso, non è una scelta solo pugliese».

Invece quale sarà, nello specifico, l’impegno di Antonio Gabellone, da neo eletto in Consiglio regionale? Su quale fronte concentrerà le sue energie?
«Il mio impegno sarà quello preso in campagna elettorale: portare la voce del Salento, le sue istanze in Regione. E, nonostante un buon assortimento di salentini nella passata Giunta regionale, a mio avviso non è stato rispettato per quello che il nostro territorio merita e chiedeva. Chiedeva maggiore attenzione in campo agricolo, avendo subito la Xylella e ci sono state risposte contraddittorie e negative. Chiedeva interventi specifici sulla sanità per il nostro territorio, geograficamente disposto in una certa maniera. E quindi la possibilità di intervenire sulla medicina territoriale, prima di andare a rivisitare l’organizzazione ospedaliera. E poi ancora la mobilità, che è un settore nevralgico per il Salento, sul quale non sono stati fatti investimenti di alcun tipo, nonostante vi fossero delle proposte che arrivavano dalla Provincia».

Proprio da ex presidente della Provincia e per 4 anni presidente dell’Upi pugliese, quale contributo pensa che possa arrivare dalla Regione per rilanciare le Province, che dopo la riforma del 2014 sono rimasti enti monchi?
«Devo dire che, da presidente dell’Upi, ho vissuto una chiusura totale da parte della Regione Puglia nei confronti delle Province, perché c’è stato un fortissimo accentramento di competenze. A mio avviso - ora lo dico da ex presidente - le Province potrebbero avere una fortissima capacità di aggregazione e di sintesi per i piccoli comuni e per i loro servizi e progetti. Ad esempio, nel ciclo dei rifiuti, dove ci sono molte storture. E chiaro che oggi c’è una legislazione nazionale che non riprende il ragionamento delle Province. Ma anche con la legislazione vigente è auspicabile una maggiore disponibilità al decentramento che non riporti - certamente - le Province alla gloria passata, ma dia loro maggiori poteri. E sarebbe un importante contributo».

Sta seguendo il dibattito avviato dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci su una nuova Terra d’Otranto?
«È evidentemente la spia di un qualcosa che non funziona. Il sindaco Melucci esprime un’esigenza di maggiore autonomia nelle scelte, di bisogno di maggiore attenzione e di volontà a determinare i propri destini. Quella spia conferma come non funzioni bene il Governo regionale, perché altrimenti non si arriverebbe a questo. Del resto, basta vedere la gestione del Covid. Emiliano ha deciso di chiudere le scuole. Una scelta, che ha fatto in assoluta solitudine, senza concordarla neppure col Ministero. Ci sono tantissime proteste in proposito, la gente non si spiega questa scelta. Ci sono numeri che non giustificano questa decisione. Si sostanziano alcuni sospetti che derivi da deficienze e inefficienze a livello di organizzazione sanitaria che costringano a scelte che, in condizioni normali, non si farebbero. Non è così che funziona. Le scelte vanno spiegate e condivise per quanto possibile. Se poi non ci dovesse essere condivisione è un altro discorso».

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