Sul luogo del massacro, l’assassino ha lasciato altri indizi. Non solo il biglietto con la mappa per evitare le telecamere nei dintorni di via Montello. Sulla scena del delitto i carabinieri hanno repertato anche brandelli, resti, frammenti di guanti di lattice, proprio quelli che indossava il killer per massacrare a coltellate Daniele De Santis e la sua compagna Eleonora Manta.
Il duplice omicidio risale a lunedì scorso. E gli interrogativi sono ancora tanti. Aveva assunto stupefacenti, pasticche o cocaina, l’assassino di Eleonora e Daniele? È un’ipotesi accreditata, corroborata dalle modalità dell’azione delittuosa.
Non bastano la premeditazione e la rabbia, in situazioni del genere, per infierire in quella maniera e così a lungo sulle vittime.
E sulla coppia la furia è andata oltre la fine della vita. La mano che ha colpito non si è fermata nemmeno dopo aver raggiunto il suo obiettivo: uccidere. Come narra la casistica sul tema, la crudeltà cieca e prolungata deriva spesso in maniera diretta dal senso di infallibilità e delirio di onnipotenza quale effetti immediati dell’assunzione di alcune droghe.
Ormai certa, quanto alla genesi del delitto, la premeditazione. Rabbia e follia tali da aver saturato i serbatoi emozionali dell’individuo misterioso sul cui identikit, fisico e interiore, si concentrano le ricerche dei carabinieri.
Al lavoro il comando provinciale, con i reparti dedicati. Nessun intervento dalla capitale né dal SIS - Sezione Investigazioni Scientifiche - di Bari, la cui strumentazione all’avanguardia si è pensato, di prim’acchito, potesse dare un ulteriore contributo alla soluzione del caso.
In realtà non mancano i rilievi, le verifiche, gli esami. Uomini e mezzi dispiegati e impegnati su più fronti, lavorano senza sosta dal momento in cui è giunta la richiesta di intervento, lunedì sera.
Uno degli scogli maggiori di questa truculenta pagina di cronaca, è rappresentato paradossalmente proprio dalle vittime.
Vite normali, persone comuni, nessuna ombra, nessuna defaillance, nessuna crepa. La quantità di dati e rilievi e informazioni da processare è vasta. Non solo le tracce nell’appartamento di via Montebello e nelle immediate vicinanze ma anche dati immateriali, telefonate, messaggi, chat, flusso di traffico sui social network dei due ragazzi. Tempo, occorre tempo.
Ricostruire le loro vite con meticolosità fino alle 20.30 di lunedì 22 settembre.
A ciò si aggiungono gli ascolti , dei familiari , degli amici stretti, di vicini di casa, dei colleghi , dei presunti testimoni. Un mosaico sito di tessere.
Il movente: nella ridda di ipotesi formulate dagli investigatori e sulla scorta dei dati al momento messi insieme, camminano in parallelo tanto la gelosia come degenerazione malata di un sentimento quanto la vendetta.
Ma per cosa? Un amore respinto o non ricambiato o piuttosto la “fastidiosa felicità di quella coppia che proprio il giorno della tragedia era andata a convivere nell’appartamento al civico 2 di via Montello? Casa per altro fino a poco tempo fa data in affitto.
La vendetta porterebbe anche all’attività professionale del giovane arbitro di C1, amministratore di condominio in città. Mestiere delicato, che muove sul terreno scivoloso di difficoltà economiche e abitative, incontri talvolta esasperati da divergenze e scambi di idee a toni alti.
Cuore, danari e la loro peggiore evoluzione. Questo il doppio binario a priorità di percorrenza nelle indagini.