Le province di Lecce, Brindisi e Taranto perdono più di 2.600 addetti nel primo semestre del 2020.
Il dato è confermato dallo studio sulle imprese attive condotto dall’Osservatorio Economico di Aforisma School of Management, socio ordinario Asfor (Associazione Italiana per la Formazione Manageriale).
«L’analisi per provincia - spiega Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma - consente di comprendere quali siano le aree più colpite dalla recessione economica. Prendendo in esame solo le imprese attive, escludendo quelle sottoposte a procedure concorsuali, la più penalizzata è la provincia di Lecce che ha perso 1.593 addetti, pari ad un tasso negativo dello 0,89 per cento: da 179.128 unità lavorative a 177.535. Va precisato, però, che dal 2018 ad oggi, cioè negli ultimi due anni e mezzo, è stata la provincia pugliese che è cresciuta di più, dopo il capoluogo regionale, passando dai 170.378 addetti del 31 dicembre 2017 agli attuali 177.535, pari al 4,20 per cento in più. La perdita di questi posti di lavoro è dovuta, principalmente, al mancato rinnovo dei contratti a termine e per la forte stagionalità del settore turistico-ricettivo (-1.216 addetti), oltre alla crisi sul fronte dei servizi di informazione e comunicazione (-1.427)».
Il trend negativo ha interessato anche la provincia di Brindisi che ha perso 558 addetti, con un tasso negativo dello 0,63 per cento. Al 31 dicembre 2019, si contavano 88.556 unità lavorative ed ora sono 87.998. A Taranto, invece, si è passati dai 123.280 agli attuali 123.659, con una perdita di 495 addetti e una flessione dello 0,40 per cento.
Nelle aziende pugliesi, si contano 945.461 addetti nelle aziende attive. La media è di 2,9 addetti per impresa, considerato che le attività economiche attive, iscritte al «Registro Imprese» delle Camere di commercio della Puglia, sono 327.133.
«Il sistema produttivo pugliese – continua Stasi – è caratterizzato, nel complesso, dalla forte presenza di ditte individuali e micro-imprese, considerato che la media per impresa non arriva neppure alle tre unità lavorative. Nelle attività manifatturiere ci sono sei addetti per impresa (148.383 addetti in 24.616 aziende). Nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione, lo stesso rapporto è di 4,3 (100.362 addetti in 23.575 aziende). Nel settore delle costruzioni è di 2,3 (89.571 addetti in 38.888 aziende). Nel commercio è di 2,1 (207.262 addetti in 96.659 aziende). In agricoltura il rapporto addetti per impresa è di 1,4 (110.942 addetti in 76.977 aziende)».
Segno positivo, invece, per le province di Bari e Barletta-Andria-Trani e Foggia, rispettivamente con lo 0,21 e lo 0,33 per cento in più.
«Riguardo ai settori, le “attività dei servizi alloggio e ristorazione” - aggiunge Stasi - sono le più penalizzate, con meno 1.765 addetti, perché si caratterizzano per la forte stagionalità, in gran parte compromessa dal Covid-19. Gli altri comparti in difficoltà sono il commercio (-1.703); i servizi di informazione e comunicazione (-1.238); il trasporto (-217); le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (-193); le altre attività di servizi (-191); le attività finanziarie ed assicurative (-49). Crescono, invece, l’agricoltura (+2.153 addetti); le attività professionali, scientifiche e tecniche (+474); le attività manifatturiere (+438); le costruzioni (+388), la sanità e l’assistenza sociale (+265); i servizi di supporto alle imprese (+263). Pressoché invariate l’istruzione (-8 addetti) e le attività immobiliari (-7)».
In provincia di Lecce, i settori più colpiti, in termini assoluti, sono stati i «servizi di informazione e comunicazione», con un calo degli addetti pari a 1.427 unità, e le «attività dei servizi alloggio e ristorazione», con un meno 1.1216. Per contro si registra un aumento di 1.436 addetti nel «noleggio, agenzie di viaggio, servizi a supporto delle imprese», e di 246 unità in «agricoltura, silvicoltura e pesca».