LECCE - «Il rilancio del territorio passa attraverso un buon sistema di mezzi di trasporto. È inutile poi fare discorsi politici altisonanti. Se per giunta quei pochi collegamenti che ci sono diminuiscono o vengono eliminati perché le varie grandi compagnie non hanno i loro profitti, non sappiamo più a che santo votarci». A schierarsi con il coltello tra i denti in favore della sua Lecce questa volta non è Confindustria o il rettore di Unisalento, ma l’arcivescovo Michele Seccia. Raggiunto telefonicamente in occasione della pubblicazione dell’annuale lettera ai turisti l’alto prelato ha manifestato forte dolore e disappunto per un Salento lasciato ai margini dalle rotte dei collegamenti.
«Lecce dovrebbe poter essere raggiunta con facilità. Se poi il Sud si deve sviluppare per energia propria ce lo facciano capire» sibila a denti stretti. «Anziché fare polemiche faccio la mia parte, ma non sempre questo sforzo e questo impegno vengono presi come una possibilità di rilancio» a questo punto fa riferimento con rammarico alle polemiche suscitate all’indomani della decisione di consentire che in piazza Duomo si svolgesse la sfilata di moda di Christian Dior. Quelle critiche, «lo dico con semplicità, mi scivolano addosso. È mio compito anche promuovere il territorio, aprire varchi di speranza. Non sono io che vado nell’occhio della moda, ma è il territorio che ha bisogno di essere promosso». E l’assenza di collegamenti pesa su queste dinamiche, ribadisce ancora Seccia. «Chi vuole avere il piacere di vivere direttamente queste manifestazioni, o la bellezza dei nostri luoghi, -prosegue- deve assoggettarsi a tutte le difficoltà che i collegamenti per raggiungere il Salento comportano. Tutto qui». Non solo.
«Si parla di sviluppo del territorio, ma come si fa? Su quali basi? Quali sono gli elementi che danno al territorio la possibilità concreta di svilupparsi? L’energia interna e l’attrazione. Sto vedendo tanta energia interna e con umiltà sto facendo la mia parte. Ci sono 30 giovani adulti, quindi 30 famiglie che hanno un’occupazione, che lavorano per tenere aperte le chiese per i turisti. Hanno avuto anche il sussidio quando abbiamo dovuto chiudere per l’emergenza, ora hanno ripreso e le chiese sono aperte dalle 9.00 alle 21.00» informa. Per il resto la bellezza incantevole dei luoghi non necessita di ulteriori spiegazioni per motivare l’attrazione. Ma, c’è sempre un ma. Tutto ciò non è abbastanza. Senza mezzi per raggiungere questa destinazione è come avere una Ferrari e lasciarla in garage. «Noi che ci troviamo sul posto facciamo la nostra parte. Per ciò che riguarda gli altri, abbiamo una politica nazionale, regionale e locale, un ministero dei trasporti. Non basta quello che facciamo noi, le persone devono avere la possibilità di raggiungerci. Io posso lasciare i luoghi di culto aperti alle visite e lo faccio. I numeri parlano e si vede il movimento che c’è. Ma deve poter fruire di questi beni solo chi può venire con i propri mezzi di trasporto? No, non è sufficiente. Dobbiamo fare qualcosa di più per incentivare il movimento dal nord al sud».
Eppure tutto lo sfogo di Seccia è iniziato discorrendo della sua lettera annuale ai turisti, che li accoglierà agli ingressi di tutte le chiese della diocesi. La lettera, dopo il consueto caloroso benvenuto, così esordisce: «quest’anno vi abbiamo attesi più del solito». Le gravi conseguenze che il lock down ha avuto sull’economia e quindi su tante famiglie addolorano l’arcivescovo: «penso a loro, prima di tutto. Provo a immaginare il senso di smarrimento e di paura che sperimentano riflettendo su un futuro senza un orizzonte nitido» si legge ancora nella lettera che prosegue con un invito alla speranza: «abbiate fiducia». «Lecce e il Salento meritano di essere visitati almeno una volta nella vita» scrive infine con orgoglio Seccia ai turisti invitandoli ad incontrarlo personalmente nelle liturgie che avrà cura di celebrare nelle marine della diocesi.