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Salento, coppia di medici va a fare la spesa e rimedia due maxi multe

 
Roberto Lerario

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Roberto Lerario

Salento, coppia di medici va a fare la spesa e rimedia due maxi multe

Un cardiologo e la sua compagna sono stati fermati mentre andavano alla ricerca di un negozio

Sabato 18 Aprile 2020, 13:17

«Da supereroi a supermultati». È questo il commento di un medico salentino dopo aver appreso dell’episodio che ha visto come sfortunato protagonista un suo collega, uno stimato cardiologo ospedaliero che insieme alla sua compagna, nonchè collega, è stato multato mentre cercava un supermercato per fare la spesa.
Un verbale da 533 euro a testa, elevato dai carabinieri nel tardo pomeriggio di giovedì, nella marina di San Foca.
«È un episodio molto spiacevole - commenta il cardiologo raggiunto telefonicamente - lo dico con grande amarezza, anche perché noi per lavoro collaboriamo ogni giorno con le forze dell’ordine».
Il professionista in questo periodo è domiciliato nella marina di Roca, insieme alla compagna: entrambi medici ospedalieri, hanno deciso di separarsi dalle rispettive famiglie per ragioni di prudenza, alla luce dell’emergenza sanitaria.
«Dopo un turno di lavoro piuttosto pesante, circa otto ore di lavoro a fronte delle sei previste, siamo tornati a casa - racconta il medico - erano da poco passate le 19 quando ci siamo accorti di non avere nulla per cena e così siamo usciti per cercare un supermercato aperto». Impresa piuttosto ardua, visto che in questo periodo le zone di mare non sono particolarmente frequentate. «Siamo andati a San Foca, e abbiamo fatto il giro del paese nella speranza di trovare qualche negozio aperto - continua - subito dopo aver fatto inversione ho incrociato una pattuglia dei carabinieri, e come faccio sempre mi sono fermato senza aspettare neanche che intimassero l’Alt. Vengo fermato quasi ogni giorno per i controlli, non c’è mai stato nessun problema».

Secondo il racconto del professionista, i militari non avrebbero creduto al fatto che lui e la compagna erano usciti per ragioni di necessità.
«Mi hanno detto che era tardi per fare la spesa, erano le 19.40 - prosegue - gli ho mostrato anche l’autocertificazione, gli ho spiegato la situazione ma non c’è stato niente da fare. Mi hanno contestato il fatto di essere nei pressi di una scogliera. Nel frattempo si erano fatte ormai le 20.30, abbiamo provato ad arrivare a Melendugno ma ormai il supermercato aveva già chiuso».
«Certamente faremo ricorso - conclude - queste multe sono ingiuste, complessivamente sono più di mille euro...in questo periodo abbiamo già tante preoccupazioni, la situazione è difficile, certe cose non dovrebbero accadere. Nel decreto, poi, non c’è scritto che è vietato pianificare un determinato percorso per fare la spesa. Sto pensando di contattare il mio ordine professionale, comportamenti del genere sono irrispettosi per l’intera categoria».
Fin qui il racconto del cardiologo, che, è bene precisare, ha fornito la sua versione dei fatti.
Si attende ora di avere un riscontro alle sue dichiarazioni per sapere realmente come siano andate le cose.

L'EPISODIO (di Gianfranco Lattante) - Li abbiamo chiamati eroi nella guerra contro il Coronavirus. Sono in prima linea. Molti, specie quelli che, grazie al loro lavoro, si sono vista restituita la vita li chiamano angeli. Sono i nostri medici, quelli che da due mesi non hanno più riposo, vacanze, famiglia, soprattutto negli ospedali.

E, quando, per poco tempo scendono "dalle ali", senza camici e mascherine, dopo un turno massacrante, anche loro avvertono il bisogno di una vita normale. Magari di preparare una cena. Ma se il frigo è vuoto perché non hanno avuto il tempo di riempirlo? E allora anche loro devono andare a fare la spesa. Già la spesa. Una necessità che convive con i divieti che limitano gli spostamenti anti-contagio. E per i trasgressori sono giustamente previste sanzioni e multe.

Ma quello che è accaduto ad una coppia di medici, entrambi cardiologi, in servizio all’ospedale di Scorrano, nel Leccese è il classico caso-limite. L’altra sera sono stati multati dai carabinieri (totale mille euro) mentre andavano alla ricerca di un supermercato.
«Dopo un turno in ospedale piuttosto pesante, circa otto ore di lavoro a fronte delle sei previste, siamo tornati a casa - ha raccontato il medico - Erano da poco passate le 19 quando ci siamo accorti di non avere nulla per cena e così siamo usciti alla ricerca di un supermercato aperto». C'è anche da rilevare che da un po’ di tempo i due professionisti hanno deciso di lasciare la casa dei genitori per non rischiare di contagiarli e sono andati a vivere in isolamento in un’abitazione di Roca, la marina di Melendugno.

La ricerca del supermercato li ha condotti a San Foca. Ma niente, tutto chiuso. Si sono imbattuti, però, in una pattuglia dei carabinieri. I medici hanno spiegato di essere reduci da un turno in ospedale e di essere usciti per ragioni di necessità. È stata esibita anche l’autocertificazione, ma non c’è stato nulla da fare: «Mi hanno detto che era tardi per fare la spesa, alle 19.40 e che eravamo vicini alla scogliera». Alla fine sono arrivate le multe. Fin qui il racconto del medico e la sua verità.
Troppa solerzia? Troppo rigore? Storie come questa, diventano subito virali. E suscitano indignazione. L’altro giorno è successo qualcosa di analogo a Lecce. E il sindaco Carlo Salvemini è intervenuto per chiedere scusa ad un medico, un anestesista-rianimatore, che si stava recando per un'urgenza nella clinica privata in cui lavora e che era stato multato dalla agenti della polizia locale. Ai vigili aveva pure spiegato la necessità per la quale si spostava. Ma non c’è stato nulla da fare: la multa è arrivata. L’indomani, però, sono giunte le scuse del sindaco perché non c’era stata «un’adeguata valutazione della legittima necessità dello spostamento».

Ecco. Non sempre dura lex sed lex. Nessuno pretende salvacondotti in bianco per i medici, ma occorre forse una valutazione più attenta della legittimità dello spostamento, magari integrando una dose di buon senso alla rigida interpretazione delle norme.

E questo potrebbe valere anche per il caso dei due medici a Roca. Ci sarà sicuramente un ricorso e una conseguente rivisitazione più approfondita del fatto e magari si addiverrà ad una revoca della sanzione. Certo, in una situazione di inedita emergenza come questa, non si può dare la croce a chi, dopo aver combattuto in prima linea negli ospedali, cerca appena il conforto di un bisogno primario come qualcosa da mangiare, ma neanche a chi, anche loro in prima linea, sono tenuti a reprimere eventuali abusi che si ripercuoterebbero sulla vita di tutti. E devono farlo prendendo decisioni in pochi minuti. E' un'altra difficile sfida di fronte alla quale ci mette il coronavirus.

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