C’è anche un imprenditore leccese coinvolto nell’inchiesta condotta dalla Procura di Milano che nelle scorse ore ha eseguito un maxi sequestro di lotti di semplice acqua potabile che era invece venduta come terapeutica.
Si tratta di Giuseppe Anguilla, 53 anni, ex informatore scientifico originario di Lecce ma da qualche tempo residente in Svizzera, legale rappresentante della Setthim S.A., società distributrice in Italia di diritto elvetico ma domiciliata a Milano.
L’uomo è indagato con l’accusa di frode in commercio, poichè per accreditare le proprietà curative del prodotto aveva sottoscritto contratti di sponsorizzazione con la Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e con quella di Urologia (Siu) «utilizzando» i loro «acronimo» sui depliant.
Come si legge nel decreto di sequestro del gip l’indagine è nata dalla denuncia di un uomo di 82 anni che lo scorso 27 marzo si è presentato agli uffici dell’Ats Città Metropolitana di Milano raccontando di aver acquistato l'acqua denominata Acquaurò come suggerito dal suo urologo di fiducia. L’anziano aveva portato con sé anche una bottiglia da un litro ancora sigillata e un depliant pubblicitario consegnato dallo stesso medico a cui si era rivolto e che gli aveva “suggerito” l’uso dell’acqua».
Inoltre dal depliant risultava che «in due punti corrispondenti ad un talloncino ritagliabile riportante la dicitura “Per info e ordini” seguito da un numero verde, compariva un timbro recante il nome e cognome» dello stesso urologo di fiducia.
L’ultraottantenne si era lamentato del costo elevato dell’acqua acquistabile solo tramite il numero verde e «con un ordine minimo di 4 confezioni da 6 bottiglie cadauna» (le cui sembianze ricordavano le bottiglie di acqua minerale) per un totale da 42 euro. L’uomo aveva pure spiegato che gli «sembrava del tutto simile a quella del rubinetto di casa. Eppure, nonostante sull'etichetta apparisse il richiamo al decreto legislativo 31/2000 indicativo di acqua potabile e non minerale, 'AcquaUrò veniva pubblicizzata come «minimamente mineralizzata e poverissima di sodio» e con proprietà in grado di stimolare la diuresi», di prevenire la formazione di calcoli e favorire la loro eliminazione e altre caratteristiche terapeutiche con tanto di consigli del tipo «bere almeno 2 bicchieri al giorno (...) per risolvere il tuo problema: coliche renali e/o infezioni alle vie urinarie».
Più o meno simile la pubblicità «ingannevole» di AquaEndo indicata come «coadiuvante nei casi di 'Obesità', 'Ipertensione', 'Sovrappeso' e che come 'AcquaUro', secondo gli accertamenti svolti da Atis e dal Nas dei Carabinieri, viene commercializzata in bottiglie di plastica su cui per altro è riportato «un codice a barre molto simile a quello» delle "fustelle delle confezioni farmaceutiche».
Le indagini hanno verificato invece che le due acque, dall’ottobre 2017 spacciate per terapeutiche, erano solamente «miscele di acque prodotte a Vinadio (CN) con gli esuberi di produzione (...) classificabili come semplici acque potabili per uso umano, né minerali né di sorgente».