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Vino adulterato: 11 arresti e 6 aziende sequestrate dai Nas tra Lecce e Brindisi

 
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Lecce, vino adulterato: 11 arresti e 6 aziende sequestrate dai Nas

L’operazione Ghost Wine è coordinata dalla Procura. Sequestrati oltre 30 milioni di litri di vino

Giovedì 11 Luglio 2019, 08:34

15:27

Undici arresti e sei aziende agricole poste sotto sequestro preventivo per vino adulterato. È il bilancio dell'operazione 'Ghost Wine', scattata oggi con oltre 200 militari del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell'Arma territoriale e circa 90 appartenenti all'Unità Centrale Investigativa dell'Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi). L'operazione, condotta dal Nas di Lecce e dall'Icqrf è coordinata dalla Procura.

In molti casi, gli agricoltori arrestati sono imprenditori vitivinicoli delle province di Lecce e Brindisi, accusati di aver adulterato il vino per ottenere determinati standard e aumentare la produzione.
Nell’operazione sono stati sequestrati 30 milioni di litri di vino.

Tra le undici persone arrestate c'è anche un infedele funzionario leccese dell’Icqrf, l’ispettorato ministeriale repressione frodi alimentari, individuato dagli stessi ispettori dell’Icqrf, di Roma, che lo hanno perseguito insieme ai Carabinieri del Nas di Lecce, dopo averlo denunciato alla magistratura. Si tratta di Antonio Domenico Barletta, 56 anni, di Lecce.
Barletta è accusato di aver informato delle attività ispettive le aziende finite sotto inchiesta, in modo che ne traessero vantaggio. E di aver avuto accesso abusivamente al sistema informatico in uso all’Ispettorato e di aver diffuso dati. La posizione di Barletta emerge durante un’intercettazione telefonica nell’ambito di un’altra indagine penale della Procura di Napoli, poi stralciata e passata a quella di Lecce.

L’indagine - in cui sono stati sequestrati prodotti vinosi e strutture per circa 70 milioni di euro - ha evidenziato un sistema di produzione e commercializzazione illecito, gestito da tre gruppi della provincia di Lecce, a volte complementari tra loro, accusati di immettere in commercio prodotti falsamente biologici o a marchi tutelati a prezzi molto bassi, mettendo fuori mercato le aziende in regola che invece lo producono lecitamente con le pratiche enologiche.
Delle 11 misure cautelari, 6 persone sono state portate in carcere e uno è il funzionario dell’Ispettorato frodi di Lecce. Un vinicoltore è stato invece arrestato in flagranza, mentre era intento alla sofisticazione. Altri 5 sono agli arresti domiciliari.
Sono 41 in tutto le persone indagate e sono state compiute 62 perquisizioni, tra quelle personali nei confronti di imprenditori, operatori del settore vitivinicolo e quelle in ambienti di aziende in Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo. Sono stati i Carabinieri dei Comandi provinciali di Lecce, Brindisi, Salerno, Napoli, Roma, Caserta e Chieti, supportati dall’alto da un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari, a dare esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura di Lecce.

Secondo gli investigatori, aggiungendo sostanze zuccherine ottenute da canna da zucchero e barbabietola, veniva creato un prodotto vinoso a basso costo commercializzato in Italia e all’estero come vino di qualità o addirittura biologico e a marchio Dop (Denominazione origine protetta), Igp (Indicazione geografica protetta), Doc (Denominazione origine controllata), marchi con i quali l’Unione europea riconosce la peculiarità di un vino condizionandone però l’uso alle specifiche tecniche di produzione di qualità. E’ stato invece trovato anche vino di origine spagnola 'trasformato' in vino pugliese Doc o Igt (Indicazione geografica tipica). Adulterata anche la creazione di un prodotto commercializzato come aceto balsamico di Modena, con zucchero miscelato ad altre sostanze chimiche.
Per le indagini, sono state utilizzate anche intercettazioni telefoniche e riprese video, pedinamenti, analisi di sostanze e prodotti, documentazione di trasporto.

«Ci siamo trovati davanti a professionisti del mestiere, chimici in grado addirittura di stabilire con precisione le percentuali degli ingredienti da usare per realizzare questi prodotti senza danneggiare eccessivamente la salute dei cittadini. Miscele fatte molto bene che riuscivano persino ad ingannare gli strumenti analitici durante i controlli». Lo ha detto a Lecce il generale dei Nas Adelmo Lusi, nella conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione anti sofisticazione che ha portato all’arresto di 11 persone e al sequestro preventivo di sei aziende vitivinicole, in un sistema produttivo e commerciale illecito gestito tra le province di Lecce e Brindisi da tre gruppi che creavano un prodotto adulterato a basso costo poi commercializzato con illeciti marchi di qualità Dop, Igp, Doc e addirittura biologico.

COLDIRETTI E LE FRODI SMASCHERATE - Sono aumentate del 75% le notizie di reato nel settore vitivinicolo nel 2018 che si estendono dallo zuccheraggio alle falsificazione delle etichette, dall’annacquamento all’aggiunta irregolare di aromi. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’operazione «Ghost Wine» del Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute di Napoli, di unità dell’Arma territoriale e dell’Unità Centrale Investigativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi).
Serve tolleranza zero sulle frodi, precisa la Coldiretti, che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa che ha portato il vino italiano a raggiungere il record storico di fatturato a 11 miliardi realizzato grazie alla crescita in valore sia nell’export (+3%) che nei consumi (+4%).

Le frodi e la vinopirateria, sottolinea la Coldiretti, sono la principale minaccia al successo del settore del vino dove sono state smascherate dall’Ispettorato ben 194 notizie di reato nel 2018 con il sequestro di 15 milioni di chili di prodotto per un valore di 16,3 milioni di euro. Alle frodi a livello nazionale si aggiungono gli inganni a danno del vino Made in Italy provocati dalla vinopirateria nei diversi continenti dove sono stati scoperti clamorosi falsi, dal Bordolino bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, ma prodotto in Argentina al Chianti Made in Usa fino al Barbera bianco acquistato in Romania.

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