LECCE - Vinte le elezioni, già si pensa alla formazione della nuova Giunta di palazzo Carafa. Che, ogni volta, è un complicato puzzle da comporre, cercando di tenere insieme risultati conseguiti, equilibri politici, rapporti di forze all’interno della coalizione, più o meno legittime aspirazioni, competenze vere o presunte, parità di genere tra uomini e donne.
Tutti i pezzi del puzzle sono, ovviamente, nelle mani del sindaco Carlo Salvemini. «A bocce ferme, coi risultati definitivi - ha detto, lunedì scorso, il primo cittadino fresco di rielezione - misureremo i rapporti di forza, il consenso raggiunto da ciascuna delle nostre liste e ci predisporremo per il lavoro che ci attende». Scontata perché, peraltro, annunciata addirittura a gennaio, la carica di vicesindaco per Alessandro Delli Noci, che potrebbe vedersi confermata pure l’importante delega ai Lavori pubblici. In questo modo, potrebbe riprendere a seguire progetti a cui ha lavorato finora. Tra questi, l’eterno cantiere dell’ex Caserma Massa. Ed è pure abbastanza scontata la conferma dei due assessori in quota Pd, dopo il voto di domenica prima forza della maggioranza. Sergio Signore e Paolo Foresio sono, tra l’altro, i primi degli eletti. Non dovrebbe invece essere confermato Saverio Citraro, solo quarto tra gli eletti del Pd. Qualche modifica ci sarà sicuramente nell’assegnazione delle deleghe ai dem. È più che probabile che Signore, in assoluto il più votato della coalizione con quasi 1.200 preferenze personali, rivendichi competenze più di peso, come potrebbe essere quella all’Ambiente.
E altri due assessorati dovrebbero essere di nuovo riservati a «Lecce città pubblica», che come il Pd conta su quattro consiglieri eletti. La più suffragata, Silvia Miglietta, è in rampa di lancio per essere confermata, magari al Welfare e ai Servizi sociali. E sempre in quota «Lecce città pubblica», ma come esterna, Salvemini vorrebbe confermare pure Rita Miglietta all’Urbanistica. Ma in questo caso, ci potrebbe essere qualche resistenza. E se dovesse prevalere la scelta sugli eletti l’altro posto in Giunta se lo contenderebbero due avvocati, ex consiglieri comunali: il giovane Pierpaolo Patti e l’esperto Cosimo Murri dello Diago. Ad uno dei due, infatti, potrebbe essere affidato il settore legale, Contenziosi e gare, che non poche «rogne» ha dovuto affrontare anche nel recente passato.
Assessorati in vista anche per «Noi per Lecce» e «Coscienza civica», due formazioni con tre eletti a testa. Probabilmente arriverà un assessorato a testa. Nel primo caso, Salvemini dovrà scegliere tra la new entry più votata (la geriatra Angela Valli) e uno dei due ex consiglieri (Marco Nuzzaci o Marco Giannotta). Per quanto riguarda «Coscienza civica-Ideazione», la decisione sul futuro assessore sarà comunque declinata al maschile e all’insegna della novità: sono infatti esordienti tutti e tre gli eletti: l’avvocato Christian Gnoni, l’ingegnere Antonio De Matteis e il direttore amministrativo presso il Tribunale Giulio Mele.
Ma un assessorato a testa dovrebbe toccare pure a «Sveglia Lecce» e a «Civica». Le scelte dovrebbero ricadere su due ex consiglieri: per «Sveglia» su Marco De Matteis (magari a lui sarà assegnata la delega al Commercio o al Traffico) e per
«Civica» su Ernesto Mola (Traffico o Ambiente?).
Restano altre due forze con un solo eletto ciascuna: Udc e Puglia popolare. Se il sindaco riservasse posti in Giunta anche a loro si precluderebbe la possibilità di nominare un assessore esterno legato solo a lui. Com’è stato, due anni fa, con Antonella Agnoli alla Cultura. Più probabile che uno tra Carlo Mignone (Udc) e Alfredo Pagliaro (Puglia popolare) sia designato per la carica di presidente del Consiglio. Per Pagliaro sarebbe un ritorno su quella poltrona. Ma la nomina degli assessori, quando la scelta ricade sugli eletti, fa scattare i primi dei non eletti della maggioranza. A questo proposito già scalpitano Paola Povero e Lidia Faggiano (per il Pd), Gabriele Molendini e Giovanni Castoro (per Lecce città pubblica); Gianluca Borgia (per «Noi per Lecce»), Alessandro Costantini (per Coscienza civica-Ideazione), Emanuela Orlando (per «Sveglia Lecce»), Angelamaria Spagnolo (per Civica.), Luigi Valente (per Puglia popolare) e Gianluca de Leo (per l’Udc). (Fabio Casilli)
CONGEDO FA MEA CULPA: IL PEGGIO RISULTATO DELLA STORIA LECCESE
«I dati sono stati impietosi, il risultato peggiore nella storia: il centrodestra deve essere rigenerato, se non reinventato». Saverio Congedo non si nasconde dietro ad un dito: all’indomani del risultato elettorale, ammette le responsabilità sue e della coalizione per la sconfitta, e riconosce i meriti degli avversari e la vittoria di Carlo Salvemini. Un esame a caldo - ha precisato, ieri, in una conferenza convocata ad hoc - che, però, necessiterà di una successiva analisi.
Quali, dunque, le cause che hanno portato soltanto a poco più del 33 per cento delle preferenze, a fronte di oltre il 51 per cento per il candidato del centrosinistra? «Non una sola ma tante concause - ha detto - tra demeriti del centrodestra e meriti degli avversari. Ci sarà stata un po’ di stanchezza dopo 20 anni di governo, potrebbe esserci voglia di rinnovamento ma forse anche potrebbe esserci stato qualche atteggiamento sbagliato - ha considerato - Oppure forse i veleni? Le divisioni? Il mio messaggio troppo soft e poco aggressivo, come mi è stato contestato, oppure le incursioni baresi (per gli avversari, ndr)? Penso che ci sia stato un po’ di tutto, secondo una prima analisi a caldo».
Congedo non ha trascurato di parlare delle primarie che lo hanno visto vincitore ma hanno sancito tante frizioni e procurato altrettante critiche. «Ho ritenuto fossero un’opportunità - ha spiegato - Un modo per legittimare la candidatura dal basso dopo quella del 2017 (di Mauro Giliberti, ndr) calata dall’alto, e un modo per riconnettere la classe dirigente alla base». Nel comitato, tra il pubblico, c’è Mario Spagnolo, segretario cittadino della Lega, candidato alle primarie. Non c’è l’altro candidato, Gaetano Messuti.
E a chi chiede se sia stato invitato, Congedo risponde di aver scelto «di volersi prendere da solo le responsabilità. Mi assumo la mia buona dose di responsabilità, anche se non mi rimprovero nulla per come ho condotto la campagna elettorale. Credo, comunque, che la situazione meriti una riflessione da parte di tutta la leadership del centrodestra cittadino. La città ha ritenuto di volerci sanzionare? Si è chiuso un ciclo oppure è finita una stagione? Sicuramente coloro i quali ora dicono “l’avevamo detto” oppure chi ha scelto l’Aventino sono solo una parte del problema del centrodestra. Che, ora, dev’essere rigenerato, se non reinventato».
Non crede a chi parla di “fuoco amico”: «I dati non dicono questo, mi sento di escludere ogni ipotesi complottista». Così come non crede di essere stato penalizzato dal voto disgiunto che, dati alla mano, dimostra di essere nella norma. «Si tratta di una percentuale minima fisiologica» dice evidenziando quel 2,4 per cento, mostrando come già le due elezioni - nel 1998 e nel 2002 - di Adriana Poli Bortone siano state segnate da una percentuale maggiore di consensi alla coalizione rispetto al candidato sindaco. Altrettanto è accaduto - nel 2007 e nel 2012 - con l’elezione di Paolo Perrone. In tutti e quattro i casi, lo scarto si è aggirato intorno al 2 per cento. Più marcata, invece, la differenza per Giliberti, quando è arrivata al 6,8 per cento. «Anche Salvemini ha un numero di preferenze inferiore rispetto alla coalizione» rileva, aggiungendo che il centrosinistra ha messo in campo liste molto forti.
A proposito delle liste, non poteva non essere evidenziato il fatto che, nel centrodestra, ci sono state diverse liste con candidati che hanno avuto nessuna preferenza, con il caso eclatante de’ «Il popolo della famiglia» dove un candidato ha avuto 8 preferenze, un altro solo una, tutti gli altri nessuna. Secondo Congedo, non c’è stata alcuna anomalia. Piuttosto, «a volte le campagne elettorali si fanno per promuovere i movimenti». Invece, tra le colpe che si assume, personalmente e come coalizione, c’è quella di non essere riuscito a cogliere l’orientamento dell’elettorato. «Non immaginavamo che Salvemini potesse chiudere la partita al primo turno - ha ammesso - Era un dato che non abbiamo registrato, nessuno ha avvertito quello che stava accadendo. Questo significa che, da parte nostra, c’è stato uno scollamento con i cittadini, sul quale dobbiamo interrogarci». Quanto possono aver pesato inchieste giudiziarie che hanno riguardato ex assessori con un carnet importante di voti che, questa volta, non sono stati della partita? «Nulla» ha risposto Congedo, aggiungendo che altri che non sono stati candidati, come l’ex sindaco e cognato Paolo Perrone, «sono stati, di fatto, pancia a terra, a fare campagna elettorale al mio fianco». Una valutazione sul risultato, inferiore al 10 per cento, di Adriana Poli Bortone? «Non all’altezza della sua autorevolezza» ritiene. Cosa succede, ora? Intanto, assicura Congedo, «il centrodestra riparte da un’opposizione severa ma costruttiva», quella in consiglio comunale. Cosa gli riserverà il futuro? Al momento, un piede a Lecce (in consiglio comunale) ed un altro a Bari (in consiglio regionale). Almeno fino al 2020, quando si terranno le Regionali.