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Assedio a Fiume: cade il governo

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Assedio a Fiume: cade il governo

Venerdì 04 Marzo 2022, 10:37

A Fiume i zanelliani assediati alzano bandiera bianca. La questione di Fiume continua ad essere al centro dell’attenzione. Nella notte del 2 marzo 1922, circa duecento tra fascisti e legionari, attaccato il Palazzo del governo, hanno proclamato l’annessione della città libera all'Italia. Il governo di Riccardo Zanella, leader del movimento autonomista, è definitivamente rovesciato. «Il Corriere delle Puglie» riporta la notizia che Zanella sarebbe stato tratto in arresto dai Carabinieri fiumani.

Sono giunte in redazione lettere di protesta da parte di alcuni padri in merito ad ingiustizie patite dalle proprie figlie. Costoro, allieve della “scuola normale”, sarebbero costrette dalla propria insegnante di ginnastica a mandare a memoria un numero eccessivo di regole, contenute in un grosso volume «noioso e antipatico come un libro di scienze astratte». La professoressa sembra aver dimenticato che «l’insegnamento della ginnastica debba servire a ridare il beneficio dell’aria aperta e del moto salutare ai corpi delle discenti rinchiuse in aule anguste e affollate», si lamentano i genitori. «Il Corriere» dà spazio alla polemica e afferma la necessità di riformare i programmi delle “scuole normali”. Questo tipo di scuola fu istituito, per formare maestri e maestre, dalla legge Casati nel 1859: si trattava di un corso triennale di studi, cui si poteva accedere, superando un esame di ammissione, a 15 anni per le donne e a 16 per gli uomini. Con la riforma Gentile del 1923 la scuola normale fu sostituita dall’istituto magistrale, della durata di 7 anni.

Si è rischiata una tragedia a Bari, in via Marchese di Montrone, dove ha sede il Partito nazionale fascista. Mentre alcuni esponenti erano in attesa dell’on. Caradonna, dalla terrazza dell’albergo Cavour sono caduti alcuni calcinacci. I fascisti, «giovani sempre baldi e pronti a reagire» riporta con una certa ironia il cronista del «Corriere», hanno creduto che si volesse attentare alle loro vite. Subito, si adoperano per organizzare una spedizione punitiva contro ignoti. Per il trambusto dalla Questura è accorso il vicecommissario Maiorana, accompagnato da alcuni agenti: con il suo intervento egli è riuscito a dimostrare ai reattivi componenti del fascio che la caduta era da imputare non a misteriosi attentatori, ma allo stato di degrado del palazzo. «E dopo tali assicurazioni, la calma ritornò negli animi dei fascisti»

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