CITTA' DEL VATICANO - «C'è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere»: lo ammette il cardinale Carlo Maria Martini, in un articolo dedicato alla ricerca di Dio, scritto per la rivista «Kos» del San Raffaele di Milano.
Il porporato, già arcivescovo del capoluogo lombardo ed ora in ritiro a Gerusalemme, parla di Dio, come «di Colui che si cerca e insieme Colui che si fa cercare. È insieme Colui che si rivela e Colui che si nasconde». Martini cita la 'sposà del Cantico dei Cantici biblico che cerca affannosamente l'amato.
«Sollecitati anche dalle parole del Cantico 'ho cercato e non l'ho trovato' - spiega Martini -, ci poniamo il problema dell'ateismo o meglio dell'ignoranza di Dio».
«Nessuno di noi - afferma - è lontano da tale esperienza: c'è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere».
«Quando si parla di credere in Dio come fa il catechismo della Chiesa cattolica - prosegue il porporato - si ammette espressamente che c'è nella conoscenza di Dio un qualche atto di fiducia e di abbandono».
Marini cita anche le parole del teologo dissidente Hans Kung : « che Dio esista può essere ammesso, in definitiva, solo in base ad una fiducia che affonda le sue radici nella realtà stessa».
Venerdì 16 Novembre 2007, 00:00
15 Maggio 2025, 19:25