Domenica 07 Settembre 2025 | 04:55

Stefania Craxi: «Gaza, Italia in prima linea per la pace»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Stefania Craxi: «Gaza, Italia in prima linea per la pace»

La figlia di Craxi in visita a Lecce con la Poli: le donne a destra? Parlano i fatti oltre la retorica

Sabato 02 Dicembre 2023, 08:00

13:15

Senatrice Stefania Craxi, presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, in Puglia per incontri a Brindisi e Lecce, è stata nella base Onu da cui è partito il primo C 130 degli aiuti per Gaza. Che ruolo può svolgere l’Italia nel nuovo conflitto israelo-palestinese?

«L’Italia sta svolgendo un ruolo attivo sia sotto il profilo umanitario - stiamo anche lavorando per la realizzazione di un ospedale da campo – sia politico. Fin dalle prime ore del conflitto abbiamo dispiegato un’azione diplomatica importante tesa a favorire ogni misura di de-escalation. Lavoriamo per scongiurare un contagio regionale e il degrado delle relazioni nell’area e, in sinergia con i partner internazionali e europei, siamo attivi su molti altri fronti, anche, ad esempio, per arrestare i flussi di denaro diretti ad Hamas. Per storia e attitudine, per l’autorevolezza che è riconosciuta anche al nostro personale militare che opera nella regione, siamo poi impegnati a immaginare e offrire un contributo per il dopo conflitto. È importante ragionare già da ora sul futuro di Gaza e la ripresa di un percorso di pace».

Questione rilascio degli ostaggi e tregua alle ostilità: come possono stare insieme queste due strade da percorrere?

«Bisogna essere realisti. L’idea di consolidare la pausa per trasformarla in un cessate il fuoco più stabile è per ora fallita. Parlare in questo frangente di tregua, che presuppone un accordo più ampio tra le parti, è prematuro. Hamas, come dimostra l’attentato a Gerusalemme Ovest, non solo non intende cessare gli attacchi ma vorrebbe portare la lotta al di fuori della Striscia. Per questo bisogna proseguire su una piattaforma che favorisca nuove pause che consentano contestualmente l’accesso dei soccorsi e dei rifornimenti umanitari a fronte della liberazione degli ostaggi».

Il governo Meloni rilancia una nuova centralità dell'Italia nell’area Euro-Mediterranea. A che punto è il piano Mattei?

«È stata predisposta dall’esecutivo una governance chiamata alla messa a terra del piano, sia dal punto di vista progettuale, che sarà costruito in maniera sinergica con tutti i partner dell’area, sia pratico. Come Commissione Esteri e Difesa del Senato processeremo il provvedimento già nei prossimi giorni».

In questo orizzonte di Palazzo Chigi ritrova suggestioni delle politiche verso il Sud del Mondo del presidente Bettino Craxi?

«Guardare al Mediterraneo in chiave di sviluppo condiviso è una intuizione praticata da Craxi, un’eredità positiva della prima repubblica, che oggi finalmente ritorna ad essere centrale nella nostra politica estera. È un bene. Ma se si fossero attuate per tempo le sue idee avremmo affrontato per tempo, come Italia e come Europa, le tante sfide epocali a cui siamo chiamati a dare una risposta».

Il ruolo del governo italiano con l’Ue: la riscrittura e rimodulazione del Pnrr è andata in porto. Chi prospettava una incomunicabilità tra Roma-Meloni e Bruxelles ha avuto uno smacco?

«Qualcuno immaginava un approccio ideologico dell’esecutivo e, contemporaneamente, sperava e lavorava perché l’Italia non raggiungesse questo obiettivo. Questo la dice lunga su come una parte del sistema politico - e non solo – guardi agli interessi del Paese e intenda difenderli nel concerto europeo».

L’incontro con Adriana Poli Bortone a Lecce. Oltre le quote rosa, nel centrodestra e nel campo riformista c’è una lunga storia di impegno femminile costruito sul merito.

«Nell’incontro ho messo in evidenza come Mezzogiorno e Mediterraneo non sono un binomio scindibile. Quanto alla presenza femminile in quest’area politica non servono troppe parole. Parlano i fatti e non certe retoriche di circostanza».

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