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Autonomia, come far nascere 20 Italie

 
Carmela Formicola

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Carmela Formicola

Autonomia, come far nascere 20 Italie

La Cgil prepara la manifestazione barese del 18 febbraio

Domenica 12 Febbraio 2023, 12:42

BARI - Venti Stati. E ognuno fa quel che vuole: decide chi si può curare, cosa imparare a scuola, dove costruire un’autostrada, se tenere aperti più musei o più discoteche. Ognuno nel suo perimetro, nel suo orizzonte piccolo piccolo. Succintamente, questa è l’autonomia differenziata. E che m’importa - qualcuno potrebbe obiettare - se nella regione accanto hanno regole diverse da casa mia dove invece sto bene? Non è proprio così: se in Lombardia decidessero di utilizzare detersivi di un certo genere, più inquinanti di altri, sarebbero i cittadini di Ferrara, alla foce del Po, a fare i conti con l’inquinamento.

È uno degli esempi scelti dall’economista Gianfranco Viesti per spiegare i mali dell’autonomia. Viesti, con altri docenti e intellettuali e studenti e professionisti e con tutto l’associazionismo pugliese, è al fianco della Cgil nella battaglia contro il progetto del governo di dare alla luce venti Italie. Ieri mattina, nella sede regionale del sindacato, si è mosso un altro passo di avvicinamento alla grande mobilitazione di piazza in programma sabato 18 febbraio a Bari.

«Vogliamo dimostrare – spiega il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo – che qui c’è una classe dirigente e un tessuto sociale, politico, economico che vuole essere protagonista di un grande movimento che non solo si oppone a progetti divisivi del Paese ma vuole favorire una sostanziale unità che passa dall’uguaglianza nell’accesso a diritti e servizi, a prescindere da dove si viva».

Nella sala al piano terra del palazzo della Cgil c’è una gran folla. Ce n’era tanta anche l’altro pomeriggio, all’Università di Bari: altro scenario, altri interlocutori ma lo stesso sentimento di inquietudine che il piano Calderoli ha generato e non soltanto tra i cittadini del Mezzogiorno. Lo stesso Viesti - che Gesmundo definisce la «testa d’ariete» di questa battaglia - spiega quanto l’autonomia sia un tema trasversale e pericoloso in un Paese dove il fallimento del decentramento è sotto gli occhi di tutti.

«Non sono un nostalgico centralista, tuttavia il decentramento va organizzato bene e quello italiano non funziona. L’organizzazione dei poteri tra Stato, Regioni e Città è secondo me uno dei motivi per cui stenta l’economia e non funzionano i servizi. C’è confusione su chi fa che cosa. Conflitti tra centro e periferia, le regioni tra loro collaborano poco, le regioni sono più importanti delle città che però sono il luogo più prossimo ai bisogni delle persone. C’è il tema delle risorse che devono essere uguali per tutti: qualità e quantità dei servizi non può dipendere dalla ricchezza dei territori. Regioni che chiedono tutte le competenze di fatto vogliono costruire piccoli stati in uno stato. Uno Stato arlecchino così non esiste in nessuna parte del mondo».

Nicola Colaianni, già magistrato della Corte Costituzionale, ricorda invece come «si possono fare autonomie nei limiti e nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione». Bisogna cioè preliminarmente dar vita a un fondo perequativo per regioni con minore capacità fiscale. «È evidente che senza questo passo ci troveremmo con profonde differenze tra regioni. Se prendiamo la sanità come servizio pubblico essenziale, e leggiamo i report di Gimbe - aggiunge Colaianni - negli ultimi dieci anni le regioni che hanno promosso le intese per l’autonomia sono ai primi posti per prestazioni fornite, quelle del Sud agli ultimi posti. Con una ulteriore beffa: la mobilità passiva che deriva da minor capacità di rispondere ai bisogni di cura, ha portato alle regioni del Nord 14 miliardi. Non è però questione di contrapposizione Nord-Sud. Siamo impegnati affinché si adempi al dovere inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Questa è la battaglia a difesa della nostra Costituzione».

Tra gli intervenuti, in collegamento web, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. «Dal decreto Calderoli risulta con chiarezza che non c’è alcuna volontà di finanziarie un riequilibrio tra Nord e Sud rispetto a livelli essenziali delle prestazioni. rogetto per noi non accettabile e vicenda politica delicata». Presenti anche l’onorevole Gianmauro Dell’Olio, vicepresidente Commissione Bilancio della Camera, il sindaci di Ruvo Pasquale Chieco e Acquaviva delle Fonti, Davide Carlucci, Pasquale Martino dell’Anpi Puglia, Carolina Velati in rappresentanza delle associazioni studentesche, Tea Dubois, della Rete delle Donne Costituenti Puglia. Da annotare infine la metafora del Titanic, citata a Bruxelles dalla premier Meloni per spiegare come, andando a fondo, muoiano indistintamente quelli della prima come della terza classe. «Falso - dice l’avvocato Michele Laforgia - dovrebbe sapere che in quel naufragio morirono soprattutto quelli della terza classe e tutti i macchinisti».

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