Onorevole Paola De Micheli, candidata alla segreteria nazionale, ieri in Puglia, il congresso dem è entrato nel vivo. Cosa la convince di questa fase di avvio della consultazione interna?
«La cosa bella è vedere che ci sono persone animate dal desiderio di essere utili alla comunità e al proprio Paese. Trovo questo sentimento in ogni circolo e federazione d’Italia. Mi dispiace però la desertificazione del dibattito, mentre noi abbiamo fatto tante e originali proposte. C’è poi una continua estenuante e affannosa polemica sul tesseramento che fa apparire la nostra comunità molto litigiosa».
Ci sono scintille sui voti raccolti in queste ore dalle mozioni…
«Finalmente stasera o al più tardi domani avremo dati certificati dal Nazareno. Il numero dei circoli che hanno votato è tra i 700-800 su cinquemila, e il voto è finora molto concentrato in Emilia Romagna e in Toscana, manca il resto dell’Italia. Lazio e Lombardia completeranno la consultazione dopo le regionali. Sui primi risultati posso solo dire che, avendo affrontato questo congresso senza correnti e senza una organizzazione romana, raccolgo incoraggianti consensi e molto adesioni libere».
A Taranto il tesseramento è oggetto di contestazioni. Che fare?
«Si deve verificare la situazione con buon senso e applicando le regole, valutando nel merito. Con la tracciabilità dei pagamenti è molto più facile riconoscere gli iscritti veri».
I suoi contenuti salienti sul tavolo del congresso?
«Partiamo dalla riforma del partito con maggiore potere agli iscritti, grazie a primarie aperte nelle quali i tesserati avranno peso doppio. Gli stessi iscritti devono decidere non solo sulle questioni locali ma anche sulla linea politica, sui parlamentari e i dirigenti nazionali. Sosteniamo poi la necessità di un nuovo “statuto dei lavori”, con diritti anche per le partite Iva, e il salario minimo come diritto universale e non solo come misura economica. Riteniamo che si possa ridurre l’orario di lavoro a parità di stipendio. Siamo per la “scuola totale”: da zero a diciotto anni gratuita, pubblica e obbligatoria, con il tempo lungo per fare attività integrative. Infine auspichiamo una proposta ambientalista ispirata al realismo della concretezza di papa Francesco, con le tesi della Laudato si’: l’ecologia integrale. L’uomo e l’ambiente si salvano insieme. Noi la vogliamo realizzare per redistribuire il diritto sostanziale alla felicità, e rispondere ai bisogni delle persone e non dei gruppi dirigenti».
Il futuro dell’Ilva?
«Penso che si possa completare l’ambientalizzazione della fabbrica, tenendo insieme sviluppo e ambiente. Non bisogna perdere tempo con attività inutili ai nostri fini. Si può fare con risorse pubbliche e risorse per la transizione ecologica».
Capitolo alleanze: in Puglia il Pd chiude al Terzo Polo, ma nel Lazio ha firmato una intesa per le regionali. È auspicabile un po’ di chiarezza?
«Il Pd nazionale potrà scegliere le alleanze quando si sarà rinforzato e non sarà costretto ad andare in posizione subordinata a dialogare con gli alleati. Fino al 2024 sarà difficile immaginare schemi stabili: si voterà con il proporzionale e ognuno vuole raccogliere consensi sulla propria identità, ovvero in nome di una visione della società».
Sull’autonomia si assiste a una battaglia complicata dal via libera alla riforma di alcuni governatori dem (Giani) mentre il Pd Puglia scenderà in piazza Cerignola contro il ddl Calderoli…
«Bisogna essere contrari fino in fondo, su tutta la linea, votare contro in parlamento e allearsi con i cittadini che devono avere chiari i rischi che corrono con questa riforma. Dobbiamo contrastare una idea malata di Paese che danneggerebbe il Sud ma anche il Nord».
Nel nuovo Pd che contributo apporterà la sua mozione dopo il 26 febbraio?
«Abbiamo fatto una battaglia delle idee, mentre gli altri raccontano un programma che ha già perso alle elezioni del 2022».
Alla parola Pd può aggiungere due aggettivi per descrivere la rifondazione?
«Dobbiamo essere il partito della prossimità e della radicalità, vicini a tutti e tutte, dobbiamo avere proposte chiare, nette e comprensibili. Il “partito dell’un po’ e un po’” non ha futuro, quell’epoca è finita».
Governo Meloni, che opposizione dovrà alimentare il Pd?
«Dobbiamo contrastare l'esecutivo della destra nel Paese, in Parlamento e nelle piazze. Dobbiamo fare una opposizione dura, realistica e concreta, non solo tattica».