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Puglia, payback dispositivi medici: aziende al collasso

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Puglia, payback dispositivi medici: aziende al collasso

«Chiediamo alla Regione Puglia un provvedimento urgente: la sospensiva dell’efficacia del payback, cosi come stanno facendo altre regioni»

Lunedì 19 Dicembre 2022, 12:40

«Non possiamo pagare il conto per responsabilità che non sono nostre ma delle regioni che negli anni hanno splafonato i tetti di spesa. Noi abbiamo partecipato a regolari gare d’appalto ed oggi riceviamo note di pagamento per milioni di euro. Chiediamo alla Regione Puglia un provvedimento urgente: la sospensiva dell’efficacia del payback, cosi come stanno facendo altre regioni».

Insomma, il bubbone payback non è ancora esploso completamente, ma già il mondo delle imprese fornitrici di dispositivi medici (garze, bende, camici, ferri chirurgici, ma anche valvole cardiache, protesi ortopediche, accessori per la radioterapia, dispositivi per dialisi e per il pronto soccorso) è in subbuglio nella nostra regione e in in tutta Italia. Domani, con i «fucili» spianati, scenderanno in piazza a Roma per far sentire la propria voce. Per l’occasione, una delegazione chiederà un incontro con il presidente del Consiglio dei Ministri o con un suo delegato.

In Puglia, così come altrove, gli imprenditori della sanità respingono con forza il provvedimento adottato dalla Regione Puglia sul payback, il sistema di tassazione che obbliga le imprese a un esborso totale di oltre 2 miliardi per ripianare lo sforamento dei tetti di spesa da parte delle Regioni.

Nei giorni scorsi, ricordiamo, oltre che essere pubblicata la determinazione del Dipartimento Salute della Regione Puglia che quantificava gli oneri di ripiano per dispositivi medici medici dal 2015 al 2018 per circa 247 milioni di euro (quasi la metà del suo splafonamento), sono state notificate alle varie aziende le lettere delle Asl con le richieste di pagamento da evadere entro 30 giorni. Un «regalo» di Natale niente male se si considera che tra gli imprenditori c’è anche chi è stato chiamato a pagare oltre 7 milioni di euro.

«Contestiamo fortemente il payback che è  ingiusto, retroattivo e vessatorio verso le imprese che rischiano di morire», tuona  Grazia  Guida, presidente dell’Associazione fornitori ospedalieri regione Puglia (Aforp) che aderisce alla Federazione italiana fornitori ospedalieri (Fifo)

«Le imprese associate ad Aforp si sono costituite - ha aggiunto la presidente -  per contrastare un provvedimento opinabile e che unilateralmente colpisce  i fornitori di beni, che sono chiamati a ripianare gli sforamenti dei tetti di spesa di quattro anni nonostante le stesse  imprese abbiano partecipato a regolari e legittimi eventi competitivi».

Dopo aver ricevuto la richiesta di rimborso, molte aziende hanno presentato un ricorso ai tribunali amministrativi regionali (Tar). In Sardegna i ricorsi hanno già avuto un effetto: la Regione, infatti, ha sospeso la riscossione dei rimborsi in attesa del pronunciamento dei giudici amministrativi.

«Siamo molto preoccupati  perché molte imprese che non potranno assolvere al payback,  potrebbero non farcela con gravi conseguenze per la stabilità e il futuro occupazionale delle piccole medie imprese», spiega la rappresentante pugliese di Aforp.

Il payback, è bene ricordare, è  stato riattivato dal governo Draghi con il decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, recante «Misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali», convertito nella legge 21 settembre 2022, n. 142, che costringerà tutti i fornitori di dispositivi medici a restituire parte dei propri fatturati alla Regione Puglia.

Aforp, insomma, lancia l'allarme sulle pesantissime ripercussioni che potrebbero abbattersi sul sistema produttivo italiano, con chiusura delle imprese e licenziamento del personale. «Siamo in una fase molto delicata conclude Grazia  Guida - perché le imprese italiane si stanno difendendo con centinaia  di ricorsi al Tar Lazio  con l'obiettivo, che in sede giudiziaria, venga riconosciuta l'incostituzionalità del payback, che genera disuguaglianze e non rispetta la libertà d'impresa. Ci stiamo preparando ad azioni in difesa della categoria anche a livello giurisdizionale europeo».

«Le piccole e medie imprese - ha asserito ancora  il Presidente Aforp - che rappresentano il 90% del tessuto sociale e imprenditoriale, sono linfa vitale dell'economia italiana e con l'invio dei pagamenti del payback, non si hanno alternative alla chiusura. Perché  ad oggi manca l'ascolto da parte del Governo.  Durante la pandemia  il comparto della sanità é stato trainante, dove gli eroi senza volto, hanno contribuito a tenere in asset il sistema sanitario».

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