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Calcio, Sinisa Mihajlovic non ce l'ha fatta: è morto a 53 anni, lottava contro la leucemia

Calcio, Sinisa Mihajlovic non ce l'ha fatta: è morto a 53 anni, lottava contro la leucemia

 
Redazione online

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Calcio, Sinisa Mihajlovic è morto a 53 anni

L'estate di tre anni fa gli era stata diagnosticata la malattia: era ricoverato da domenica scorsa in una clinica romana

Venerdì 16 Dicembre 2022, 15:13

17 Dicembre 2022, 01:31

Questa volta a Sinisa Mihajlovic non è bastato il forte temperamento che, come allenatore, gli era valso il soprannome di "sergente": si è spento a 53 anni dopo una lotta estenuante con la leucemia, che lo aveva colpito tre anni fa. Tre anni di lotta e sofferenza durante i quali il tecnico serbo non ha rinunciato al suo lavoro cercando di ricacciare indietro con la sua grande passione l’ombra che si allungava su di lui. 

Lo annuncia oggi la famiglia del tecnico serbo, definendo la sua morte «ingiusta e prematura». «La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic». Come allenatore il Sergente era noto per la decisione e la severità con cui spronava i propri giocatori a dare il meglio di sé stessi, oltre che per la tendenza a dare fiducia agli elementi più giovani della rosa.

Ma, alla fine, la leucemia ha avuto la meglio. Era stato lo stesso Mihajlovic, nel luglio 2019, a dare la notizia di aver contratto la malattia. Voleva prenderla di petto, nel suo stile diretto, incapace di nascondersi, che si trattasse di difendere l’adorata Serbia o un compagno di squadra. «Io non gioco mai per non perdere, nel calcio come nella vita. Sconfiggerò il male - aveva detto l’allora tecnico del Bologna - e lo farò per mia moglie, per la mia famiglia, per chi mi vuole bene». A 53 anni - dopo alti e bassi, speranze di guarigione e ricadute - si Moles (Forza Italia Basilicata): «Esempio di tenacia che non dimenticheremo»
«Enorme dispiacere per la prematura scomparsa di Sinisa Mihajlovic. Ci lascia un grande sportivo, un uomo coraggioso che ha combattuto fino alla fine contro la malattia con la stessa energia che metteva in campo, circondato e sostenuto dall’amore della sua famiglia e dai tanti che facevamo il tifo per lui. Un esempio di tenacia che non dimenticheremo. Ai suoi cari giungano le mie condoglianze e la mia vicinanza in questo momento di immenso dolore». Così Giuseppe Moles, commissario di Forza Italia in Basilicata.è dovuto arrendere, lasciando un vuoto in quanti lo hanno apprezzato come centrocampista e difensore di tante squadre - dalla Stella Rossa di Belgrado all’Inter - e poi sulle panchine di vari club italiani: la stessa Inter, Catania, Fiorentina, Milan, Torino, Sampdoria. Ha vestito anche le maglie di due nazionali: Jugoslavia, e Serbia-Montenegro.

Nato a Vukovar, madre croata e padre serbo, Sinisa dopo aver vissuto gli orrori della guerra etnica si mette in luce con la Stella Rossa, vincendo la Coppa dei campioni a 22 anni. Attira l'attenzione con il suo potente sinistro, micidiale nei calci piazzati (28 le reti realizzate solo in serie A). Portato in Italia dalla Roma nel 1992, due anni dopo passa alla Sampdoria, dove diventa il pupillo del tecnico Sven Goran Eriksson che lo valorizza schierandolo al centro della difesa. Nel 1995 conosce la donna della sua vita, Arianna Rapaccioni, che sposa l’anno dopo e più di chiunque altro gli è stata vicina durante la battaglia contro la malattia. Dalla loro unione sono nati sei figli. A giugno 2021 avevano festeggiato le nozze d’argento dicendosi nuovamente sì, con una romantica cerimonia a Porto Cervo.

Nel 1998 si trasferisce alla Lazio. Sono gli anni dell’ultimo conflitto balcanico e quando la Nato bombarda Belgrado, con gli aerei che partono dalle basi in Italia, Mihajlovic non nasconde l'orgoglio di essere serbo. Come non rinnega l’amicizia per Zeliko Raznjatovic, ex capo ultrà della Stella Rossa, meglio noto come il comandante Arkan. Con il connazionale Dejan Stankovic, nel maggio del 1999, a Udine gioca con il lutto al braccio e, dopo aver trasformato un rigore, mostra la maglietta bianca con il bersaglio e la scritta «target», simbolo di quanti da oltre un mese protestano per gli ordigni contro la Serbia. In biancoceleste dal 1998 al 2004, diventa l’idolo della tifoseria che ripaga con un totale di 20 gol, suo record con la stessa maglia. Chiude la carriera nel 2006, dopo due stagioni all’Inter.
E' da tecnico che si guadagna ben presto il soprannome di «sergente» per i pesanti metodi di allenamento. Una carriera con più esoneri che successi, ma ovunque Mihajlovic è apprezzato per l'impegno e la dedizione al lavoro. La grinta, la voglia di essere in panchina nonostante gli effetti delle cure, lo fanno amare a Bologna più che altrove. E giocatori e tifosi lo ringraziano, andando a salutarlo sotto le finestre dell’ospedale, quando non può essere al suo posto. O recandosi in pellegrinaggio al Santuario di San Luca, con quelli della Lazio, per pregare insieme per il loro allenatore. La storia in rossoblù si chiude con l’esonero nello scorso settembre, amaro e non accettato: «Stavolta il sapore che mi lascia il mio voltarmi indietro è più triste», scrive rivolto a «fratelli e concittadini, dopo tre anni e mezzo di calcio, di vita, di lacrime, di gioia e di dolori». 

IL CORDOGLIO DAL MONDO DELLO SPORT

Appresa la notizia della morte di Siniša Mihajlović il direttore dell'Area Tecnica del Lecce Pantaleo Corvino ha inteso esprimere il suo personale cordoglio. Corvino, nel 2010, all’epoca direttore tecnico della Fiorentina, volle a Firenze Mihajlovic come allenatore. «Sinisa so che hai lottato da vero guerriero fino all’ultimo respiro della tua ultima partita, così come hai sempre fatto in campo. In questo momento trovo la forza solo per rivolgere alla moglie, ai figli e a tutti i suoi le mie più sentite condoglianze e la mia vicinanza. Ciao Siniša mancherai a tutti noi» la sua dichiarazione.

Moles (Forza Italia Basilicata): «Esempio di tenacia che non dimenticheremo»

«Enorme dispiacere per la prematura scomparsa di Sinisa Mihajlovic. Ci lascia un grande sportivo, un uomo coraggioso che ha combattuto fino alla fine contro la malattia con la stessa energia che metteva in campo, circondato e sostenuto dall’amore della sua famiglia e dai tanti che facevamo il tifo per lui. Un esempio di tenacia che non dimenticheremo. Ai suoi cari giungano le mie condoglianze e la mia vicinanza in questo momento di immenso dolore». Così Giuseppe Moles, commissario di Forza Italia in Basilicata.

Lo striscione dei tifosi del Bari

Anche i tifosi del Bari hanno voluto ricordare il tecnico ed ex calciatore Sinisa Mihajlovic con uno striscione. Un segno d'affetto e rispetto dei supporter biancorossi verso l'uomo di sport deceduto prematuramente questo pomeriggio.

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