In quasi 300 giorni, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, le forze armate occidentali sono state e continuano ad essere protagoniste di incontri “ravvicinati” nei mari Mediterraneo e del Nord fra unità aeronavali russe e dell’Alleanza atlantica, pattugliamenti delle zone più sensibili dell’Europa, “affacciata” su una guerra che sembra non aver fine, continue manovre ed esercitazioni congiunte che coinvolgono anche i territori della Puglia, della Basilicata e in genere di tutto il Sud Italia.
Sugli ultimi episodi registrati dalla cronaca e sullo scenario globale che coinvolge anche l’Italia, in occasione di un recente scalo a Napoli della portaerei nucleare “Bush” risponde alle domande della “Gazzetta” l’ammiraglio Stuart Benjamin Munsch, della Marina militare degli Stati Uniti, comandante del quartiere generale della Nato che ha sede a Napoli ( Allied Joint Force Command Naples), struttura che ha il compito di preparare, pianificare e condurre operazioni militari al fine di preservare la pace, la sicurezza e l’integrità territoriale degli Stati membri dell'Alleanza in tutta l’area di responsabilità del comandante in capo dell’Alleanza atlantica (Saceur). L’ammiraglio Munsch è contemporaneamente comandante delle forze della Marina statunitense per le operazioni in Europa e in Africa.
Ammiraglio, abbiamo appreso di nuovi incontri ravvicinati fra unità aeronavali Nato (la portaerei “Bush”) e russe, con un episodio «non professionale», cioè una manovra pericolosa, da parte dei russi. Secondo alcune indiscrezioni, durante la visita del Segretario generale Stoltenberg e l’esercitazione Neptune Strike. Può confermare queste indiscrezioni e fornire dettagli all’opinione pubblica? Quali sono stati i mezzi coinvolti?
«Nessuna forza navale russa ha interagito con la USS George H.W. Bush durante la visita del Segretario Generale della NATO Stoltenberg. La mattina del 17 novembre, in un momento diverso dalla visita del Segretario Generale, due caccia russi hanno effettuato un avvicinamento pericoloso e non professionale al Gruppo Navale Permanente 1 della Nato (SNMG1) impegnato in operazioni di routine nel Mar Baltico. A metà novembre, il gruppo d’attacco della portaerei USS George H.W. Bush si è visto coinvolto in interazioni non professionali con unità della Marina della Federazione Russa allorquando era impegnato in operazioni dissuasive e difensive a beneficio della Nato in acque internazionali e nello spazio aereo del Mar Adriatico. La Marina degli Stati Uniti continuerà ad operare in modo sicuro, professionale e coerente con il diritto internazionale in acque e spazi aerei internazionali. Ci aspettiamo che anche altre nazioni facciano altrettanto».
In questi mesi le unità della 6ª Flotta e NATO hanno rilevato sommergibili russi nei nostri mari?
«Valutiamo che le forze navali russe, compresi i sommergibili, continuino le loro operazioni di routine nonostante il conflitto in atto con l’Ucraina. Tuttavia, non facciamo commenti su questioni di intelligence afferenti la nostra capacità di localizzare e tracciare sommergibili russi».
Sin dall'inizio dell’invasione dell’Ucraina, il Pentagono ha deciso di mantenere nel Mediterraneo una portaerei statunitense. Perché fino ad oggi la “Truman” e poi la “Bush” hanno operato soprattutto in Adriatico e Jonio?
«Nel Mar Adriatico, la USS George H.W. Bush e lo stormo che imbarca stanno conducendo operazioni di pattugliamento aereo che consistono in missioni che vanno dalla vigilanza aumentata, all’addestramento, alle operazioni Nato di “Polizia Aerea Aumentata (eAP)”. Tutte missioni a diretto supporto della sicurezza dell’Alleanza. Le missioni eAP effettuate sull’Adriatico sono un esempio di come la squadra della “Bush” operi a fianco dei nostri alleati NATO con intenti dissuasivi e, se necessario, di difesa dell’integrità territoriale».
Stati Uniti e Paesi Nato hanno molte basi aeree disseminate in Europa. C’era bisogno della presenza anche di una portaerei?
«Gli Stati Uniti e vari Paesi Nato continuano ad utilizzare le portaerei perché queste sono in grado di fornire capacità di attacco avanzato dal e sul mare, in qualsiasi momento e ovunque sia necessario. A questo proposito, proprio recentemente cinque portaerei appartenenti a Paesi Nato si sono trovate a operare simultaneamente in una vasta area della zona Euro-Atlantica. Le portaerei forniscono una enorme capacità difensiva all’Alleanza NATO e rappresentano un forte deterrente per qualunque potenziale avversario».
Come valuta la collaborazione delle forze armate italiane al dispositivo di sicurezza dell’Alleanza Atlantica?
«L’Italia è uno dei Paesi fondatori della NATO il cui contributo alle missioni che la NATO ha condotto negli anni in Iraq e in Kosovo è stato rilevante. Che si tratti delle missioni di Polizia Aerea effettuate in Islanda e in Montenegro o dei rischieramenti in Lettonia, Romania e in alto mare, l’Italia è sempre alla testa degli sforzi compiuti dalla Nato.
In quanto partecipante alla Presenza Avanzata e Rafforzata della Nato nella regione baltica, l’Italia partecipa al Gruppo d’Attacco a guida canadese operante in Lettonia. Fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, l’Italia ha rafforzato il proprio supporto diretto all’Alleanza ponendosi tra i principali promotori dell’insediamento del Gruppo di Combattimento in Bulgaria. L’Italia ha altresì ricoperto un ruolo fondamentale nel promuovere pace e stabilità nei Balcani Occidentali. L’Italia è attualmente il Paese che fornisce il maggior numero di forze terrestri alla Missione di Pace in Kosovo, la missione Nato di più lunga durata. La Missione Kfor inoltre, è attualmente comandata dal Generale di Divisione italiano Ristuccia.
L’Italia è poi il Paese nel quale ha sede il mio Comando Nato, un comando che assicura un’importante azione di comando e coordinamento sulle forze dell’Alleanza atlantica, su operazioni ed esercitazioni condotte entro e al di fuori dei confine del settore meridionale dell’Europa. Sempre in Italia, a Sigonella, ha sede la Forza Nato di Sorveglianza Terrestre.
Infine, il Generale di Corpo d’Armata italiano Giovanni Iannucci guida la Missione Nato in Iraq (“NMI”) una missione non bellica finalizzata a fornire consulenza e capacità costruttive che possano aiutare l’Iraq nel suo intento di dotarsi di istituzioni di sicurezza e di forze armate più sostenibili, trasparenti, inclusive ed efficaci».
Ordigni nucleari: i reparti Nato dotati di queste testate nelle basi aeree sono già noti. La Us Navy ha potenziato nel Mediterraneo il dispositivo di deterrenza con uno o più sommergibili lanciamissili balistici?
«Il Comando Strategico degli Stati Uniti è il più indicato per rispondere a questa domanda».
Le unità russe dispongono di missili ipersonici. Contro queste armi, la Nato è indifesa?
«In termini generali, i missili ipersonici rappresentano una nuova e difficile sfida per i sistemi di difesa aerea. La messa a punto di capacità difensive in grado di contrastare i missili ipersonici è una priorità di molti Paesi Nato. L’intercettazione diretta è soltanto una componente dell’equazione che riguarda le capacità difensive della Nato e noi confidiamo nella nostra capacità di difendere il territorio della Nato da qualsiasi minaccia.
La Nato sta rafforzando le nostre difese fin dal 2014, in risposta all’annessione illegale della Crimea da parte della Russia. Si è trattato del maggiore rafforzamento della nostra difesa collettiva mai messo in atto dalla fine della Guerra Fredda.
Per evitare che il conflitto in Ucraina si estenda al di là dei suoi confini, abbiamo raddoppiato il numero di gruppi di combattimento nel settore orientale dell’Alleanza (che sono passati da quattro a otto) e anche aumentato la nostra capacità di rafforzarli.
Stiamo mettendo altre forze in stato di alta prontezza così che possano rispondere più velocemente dove e quando serva. La Nato ha aumentato il numero di velivoli caccia e di sorveglianza in pattugliamento e lo stesso vale per i sistemi di difesa aerea a terra e per le navi in navigazione con capacità di difesa aerea. Siamo qui per proteggere la Nato avvalendoci di una combinazione di prontezza, unità, capacità e azione difensiva».