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Il record degli ospedali pugliesi: un lavoratore su 3 ha limitazioni

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

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Boom di inidoneità e «leggi 104» tra il personale sanitario. L’assessore Palese: «Numeri enormi, bisogna intervenire sono 11mila su 37mila»

Lunedì 31 Ottobre 2022, 08:00

18:24

BARI - Il sistema sanitario pugliese impiega 43mila persone, di cui 5.300 a tempo determinato. Ma il 27% del totale (il 31%, se si escludono i contratti a termine) presenta un qualche tipo di limitazione oppure fruisce dei permessi della legge 104. Negli ospedali, insomma, lavorano 11mila dipendenti che per un motivo o per l’altro sono a metà servizio.

È un numero enorme: uno studio del Cergas, alcuni anni fa, stimava la media nazionale al 10%. Ma è ancora più incredibile che la percentuale del 31% valga anche per le Sanitaservice, le aziende in-house delle Asl che si occupano di pulizie e ausiliariato, con un picco del 51% in quella del Policlinico di Bari. Il dato è emerso nell’ambito della ricognizione che l’assessorato alla Salute della Regione ha effettuato per valutare le risorse e gli spazi assunzionali disponibili in previsione della stabilizzazione dei precari, ed è legato a doppio filo con ogni possibile ragionamento sull’aumento dei turni e della produttività funzionale allo smaltimento delle liste d’attesa.

«Non immaginavamo - ammette l’assessore alla Sanità, Rocco Palese - che l’incidenza delle limitazioni fosse questa. Ma è stata una grande sorpresa la situzione nelle Sanitaservice, che sono nate da meno di 10 anni e che assumono giovani. Quel 51% è un numero esorbitante». Le limitazioni sono infatti legate alle patologie dei lavoratori, che crescono con l’avanzare dell’età. Il personale sanitario è «vecchio», e dunque certi numeri sono fisiologici anche se - la fonte è sempre la ricerca del Cergas - una limitazione su due è costituita dall’inidoneità alla movimentazione dei carichi (il dipendente non può maneggiare oggetti pesanti): può essere superata dotando i reparti di sollevatori automatici, ma nelle Asl pugliesi è stato fatto soltanto nella Bat.

Le altre limitazioni alle mansioni riguardano le posture, lavoro notturno e reperibilità, e meno di frequente il rischio biologico, il contatto con i pazienti o l’impossibilità di operare in specifici reparti o di svolgere azioni particolari.
Dopo la pandemia c’è stata una escalation nel ricorso ai permessi della legge 104 (che sono un diritto del lavoratore): se ne registrano 8.195 nel sistema sanitario e 922 nelle Sanitaservice. Il problema delle inidoneità è invece più articolato, perché le limitazioni non impattano solo sull’orario di servizio e dunque sul livello dell’assistenza ma spesso comportano il trasferimento del lavoratore vicino al luogo di residenza (per cui si creano anche scoperture degli organici). Nelle Sanitaservice sono invece il grimaldello utilizzato per imboscarsi: non sono rari i casi di avvocati o commercialisti assunti come pulitori che ottengono un certificato del medico competente e vengono illegittimamente spostati a fare gli amministrativi. «È un problema che dovremo approfondire - spiega Palese - perché in alcuni casi il personale viene adibito a mansioni che non rientrano tra quelle affidate alle Sanitaservice».

La ricognizione (contenuta in una delibera approvata la scorsa settimana dalla giunta regionale) consente per la prima volta di sapere quanti sono davvero (6.662) i dipendenti delle Sanitaservice. E ha consentito di quantificare le risorse destinabili alle assunzioni, pari a 55 milioni di euro complessivi da suddividere tra le singole aziende sanitarie.
La partita più delicata riguarda i precari, per i quali la Regione ha posto due paletti. La stabilizzazione partirà entro novembre e durerà fino al 2024. Ma le assunzioni a tempo indeterminato di chi ha maturato i requisiti previsti dalla legge non potranno superare il 50% del totale delle risorse stanziate anno su anno. E, soprattutto, potranno riguardare soltanto chi è entrato attraverso una procedura ad evidenza pubblica o comunque in base a una disposizione di legge: niente stabilizzazione, insomma, per chi è stato reclutato a chiamata diretta. Il segnale è evidente: bisogna seguire le regole, non ci potranno essere corsie preferenziali per nessuno.

La nota del Policlinico

I giudizi di idoneità con limitazione al Policlinico di Bari incidono solo per il 6,4% dei dipendenti e riguardano per il 37% turni, reperibilità e urgenze, per il 19% rischio chimico, per il 16% rischio biologico. È quanto emerge dal report annuale 2021 sulla sorveglianza sanitaria elaborato dall’Unità operativa di Medicina del Lavoro universitaria del Policlinico di Bari diretta dal prof. Luigi Vimercati. L’ospedale universitario barese è ben sotto la media italiana: lo studio Bocconi Cergas, mirato a valutare la presenza nelle aziende sanitarie e ospedaliere italiane di giudizi di idoneità con limitazione, ha stimato una percentuale media nazionale pari all’11,8%.

Grazie allo screening svolto attraverso le visite periodiche e di prevenzione effettuate dalla Medicina del lavoro, inoltre, sono state individuate nel corso del 2021 44 nuove patologie a carico dei dipendenti riguardanti l’apparato cardiocircolatorio, la tiroide, gli apparati digerente, respiratorio e osteoarticolare, nefropatie e patologie oculari. “Grazie ad una meticolosa sorveglianza sanitaria siamo in grado di monitorare costantemente lo stato di salute dei lavoratori del Policlinico, circa 6mila, e di rilevare in maniera precoce l’insorgenza di alcune patologie che consentono al lavoratore di intervenire con immediatezza ed efficacia nelle cure necessarie” spiega il prof. Vimercati.

Dal rapporto, stilato dalla Medicina del Lavoro, emerge come il numero di infortuni sul lavoro all’interno del Policlinico di Bari in 10 anni si è più che dimezzato e incide per lo 0,04% rispetto alla popolazione complessiva che ogni giorno prende servizio nelle strutture ospedaliere. La tipologia di infortuni più comuni riguarda le cadute accidentali, gli infortuni in itinere sul percorso di lavoro e le punture accidentali. Una discesa frutto degli interventi fatti con il Servizio di prevenzione e di protezione coordinato dal dott. Fulvio Fucilli.

“Il Policlinico è una delle pochissime aziende che ha adottato e sta mantenendo il sistema di gestione e sicurezza sul lavoro attraverso piani di audit e focus mirati sulle unità operative, per capire se tutte le procedure messe in atto per la sicurezza sono conosciute e correttamente applicate. Si tratta di feedback importanti per conseguire obiettivi di garanzia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro” spiegano Vimercati e Fucilli.

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