L’incendio che nel pomeriggio di venerdì ha distrutto un convoglio delle Ferrovie Sud-Est, sul binario tra Martina Franca e Crispiano, è partito dal tetto del primo elemento del convoglio, quasi certamente a seguito di un corto circuito. Si tratta di uno dei 23 Atr polacchi Pesa, acquistato nel 2009 per 93 milioni di euro, al centro dell’indagine della Procura di Bari sui «treni d’oro», ma anche di una meno nota diatriba sulle manutenzioni e sul loro costo.
Sarà una inchiesta interna di Fse (che non commenta) a stabilire con precisione le cause dell’innesco, che dunque non è collegato in alcun modo all’incendio del bosco degli Orimini in cui il convoglio stava transitando. La Polfer manderà una informativa sui fatti alla Procura di Taranto. L’incidente non ha causato danni alle 14 persone (tra passeggeri e macchinista) presenti a bordo del treno, ma il danno - in termini economici - è ingente. Il convoglio (matricola 006), ripellicolato con i nuovi colori «Dtr», era stato sottoposto a manutenzione approfondita nelle officine Trenitalia di Foggia. Se il corto circuito - questa l’ipotesi che circola tra addetti ai lavori, su cui Fse non vuole pronunciarsi - è partito dall’impianto di condizionamento, la concausa potrebbe essere il caldo: si tratta di un rischio noto, a fronte del quale altri gestori ferroviari in questi mesi hanno fermato alcuni modelli di convogli.
Gli Atr Pesa (macchine diesel che Fse ha destinato al Salento, perché a Bari vengono utilizzati in prevalenza treni elettrici) hanno una storia travagliata e sfortunata. Alcune settimane fa Trenord ha messo in vendita per 403mila euro due convogli identici, usati per pochi anni e fermi dal 2015. Nel 2016 gli Atr furono fermati dall’Ustif in tutta Italia per un problema ai carrelli (poi risolto), quindi autorizzati a circolare in Puglia a 50 all’ora (in alcuni casi scesi a 25). I treni, che avrebbero dovuto essere sottoposti a manutenzione ciclica nel 2017, sono entrati in officina a partire dal 2019. Fino al 2016 Fse ne aveva affidato la manutenzione alla Filben dell’imprenditore bolognese Carlo Beltramelli, allontanata perché - è una delle contestazioni emerse nel procedimento penale - il costo orario del servizio (58 euro) era stato ritenuto eccessivo. Ma poi - emerge sempre dagli atti depositati nel procedimento - il gruppo Fs ha speso per la manutenzione ciclica circa 31 milioni di euro (22 milioni a Trenitalia per 13 convogli, e 9 alla Pesa per altri 10), più le spese di affitto di spazi (per 3,6 milioni) nell’officina del gruppo di Taranto dove si è svolta la manutenzione da parte di Pesa, e di trasporto alle officine di Foggia. E tutto questo senza contare il mancato completamento dell’installazione del sistema di sicurezza Ssc (obbligatorio per arrivare a Bari centrale), presente solo su 10 degli Atr di Fse.
Nel 2018 la Cassazione annullò con rinvio l’arresto ai domiciliari di Beltramelli per la vicenda della manutenzione dei treni (e per l’acquisto degli Stadler di seconda mano). Sulla manutenzione, la Cassazione riconobbe che il prezzo pagato alla Filben poteva essere considerato congruo perché nei 58 euro c’erano 45 euro di subappalto al fabbricante Pesa e 13 per la realizzazione di un’officina a Putignano. Al momento, in base agli atti depositati nel procedimento penale per la bancarotta Fse dalle difese degli imputati, emergerebbe che il prezzo della manutenzione degli Atr si aggiri sui 200 euro l’ora. Nel frattempo, venerdì è stato nominato il nuovo presidente di Ferrovie Sud-Est. Si tratta di Venerando Monello, avvocato amministrativista romano, in quota Pd, che nel 2017 impugnò in Tribunale (perdendo) il contratto tra l’ex sindaco Virginia Raggi e la Casaleggio. Monello prende il posto di Luigi Lenci, andato in pensione.