«Sì mi sembra necessario. Non possiamo certo impegnarci direttamente nella guerra, ma rafforzare la resistenza ucraina è inevitabile. Non vorrei fare paragoni azzardati però la Seconda Guerra mondiale nasce su paradigmi che ci ricordano l’attualità. Gran Bretagna e Francia acconsentirono prima al riarmo della Germania, poi all’annessione dell’Austria ,poi garantirono l’integrità dello stato polacco. Finì con la spartizione della Polonia tra Hitler e Stalin. Ecco, non possiamo permetterci di rimanere tiepidi di fronte a un potere dispotico e violento».
«In questa vicenda ci sono colpe da entrambe le parti e quindi anche dal fronte ucraino. Così come probabilmente ci sono stati errori e sottovalutazioni nel collocare troppe presenze Nato al confine con la Russia. D’accordo, ma tutto questo non legittima una sola delle mille tragedie alle quali stiamo assistendo».
«Questa per Putin è una guerra “neozarista” perché mira a ristabilire il perimetro di una Grande Russia. È una guerra di civilizzazione perché oppone all’Occidente, descritto decadente e materialista, una civiltà nazionalista, clericale e violenta. È una guerra slavofila, che celebra l’antagonismo al mondo romano-germanico. Bisogna sforzarsi di capire la dottrina che spinge i carri armati».
«Questi giudizi impediscono di capire».
«C’è l’idea del primato della grande civiltà russa basata su religione, sacro e sulla storia di una parte di mondo che, insieme alla Cina, non ha mai conosciuto la democrazia. Pensiamoci. La Russia è passata dallo Zar a Lenin, poi da Lenin a Stalin. Di seguito Kruscev, i tentativi falliti di Gorbaciov, il disordine post-gorbacioviano e infine Putin. Il tutto nel paese più grande del mondo, con 11 fusi orari».
«Ecco il cuore del problema. Questa vicenda ci obbliga a restituire alla nostra democrazia slancio vitale passione. Molto ha giocato l’illusione universalista della democrazia occidentale. Vede, esistono due tipi di universalismo. Solo uno funziona e l’abbiamo perso».
«L’universalismo verticale. In sintesi: siamo il centro del mondo e vi diciamo cosa dovete fare. Un approccio che abbiamo portato avanti da un lato con i conflitti, dall’altro con i beni di consumo».
«Esattamente. Ma si è rivelato un modello fallimentare perché privo di valori».
«L’universalismo orizzontale. Quello che tende, senza imporre, a confrontarsi, a misurarsi con gli altri e a correggere, se serve, anche se stesso».
«Molto. È l’ignoranza della storia o, meglio, la disattenzione per la storia. Senza la consapevolezza della storia muoiono identità e appartenenze; resta solo la lotta di tutti contro tutti e viene a mancare quel senso di comunità che si costruisce nel succedersi di vicende destinate a impegnare un popolo. In alcuni corsi di studio americani sono arrivati a bandire Dante perché ritenuto discriminatorio».
«Leggevo su un giornale statunitense di un progetto di legge in discussione al senato del Maryland per autorizzare l’aborto fino a quattro settimane dopo la nascita del bambino. Di fatto, un omicidio in nome della “libertà procreativa”. Sulla base di un preteso diritto del più forte , stabiliamo la soppressione di un diritto vero, il diritto a vivere del neonato che è il più debole. È una china tragica».
«Siamo sfidati da questa guerra a mettere in campo una nuova passione democratica. La democrazia è equilibrio fra diritti e doveri, tra individuo e comunità, tra ambiente e sviluppo. Non è la prevalenza supponente di un diritto sull’altro».
«È chiaro che non si possono mettere sullo stesso piano un concetto comprovato e uno inesistente, cioè uno scienziato e un terrapiattista. Ma, rimanendo nell’ambito del concepibile, privare di cittadinanza televisiva e comunicativa chi non la pensa come te non è concepibile in democrazia. Nella specie peraltro Orsini era stato privato solo della retribuzione».
«Passiamo da un’emergenza a un’altra. Prima la crisi economica, poi la pandemia, poi il Pnrr, ora la guerra. Ma le emergenze ci permettono di andare avanti senza riflettere ma prima o poi finiscono e allora rischiamo di arrivare nudi alla meta. E la realtà è lì ad aspettarci con tutte le sue asprezze».