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Le «verità» di De Benedictis che fanno tremare mezza Bari

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Le «verità» di De Benedictis che fanno tremare mezza Bari

De Benedictis ripreso nel suo ufficio dalla video-sorveglianza dei Carabinieri

In un memoriale, per buona parte secretato, l’ex giudice ricostruisce i suoi rapporti con gli imprenditori e la politica

Giovedì 31 Marzo 2022, 13:21

BARI - Ma cosa sostiene l’ex gip del tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis nel memoriale prima inviato alla Procura di Potenza e poi reindrizzato a quella di Lecce che sta facendo così parlare? Molte parti delle sue verità sono coperte da omissis ma altre no e dunque la Gazzetta, con tutte le cautele del caso ma anche esercitando un insopprimibile diritto di cronaca, offre ai suoi lettori alcuni stralci contenuti negli atti depositati al tribunale di Torino. Intanto, De Benedictis descrive il contesto nel quale è maturata la sua volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria o quantomeno di chiarire la sua posizione.

«Come ormai ben noto – scrive l’ex gip – in virtù della martellante campagna mediatica in corso da più di un mese contro il sottoscritto, dipinto falsamente come uno spregevole individuo al servizio di mafiosi, terroristi e chi più ne ha più ne metta, sente il dovere di fare alcune precisazioni su fatti per i quali solo la signoria vostra potrà accertare la verità». De Benedictis ammette – e se ne «vergogna» - di aver ricevuto denaro dall’avv. Chiariello per concedere i domiciliari ad alcuni detenuti difesi dal penalista barese ma sottolinea di non voler «passare da capro espiatorio nel diffuso marciume dell’ambiente giudiziario barese». L’ex magistrato, almeno nelle pagine liberate dagli omissis, si dilunga nel descrivere i rapporti tra magistrati in servizio a Bari, nel narrare di favori che sarebbero stati chiesti e ottenuti da (e per il tramite di) amici e imprenditori. Pagine e pagine in cui si parla di appalti, riferendo le (presunte) confidenze dell’imprenditore Vito Ladisa che tirano in ballo anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Circostanze in massima parte non riscontrate o non riscontrabili, oltre che negate dai diretti interessati. Ma questo non significa che tutti i racconti dell’ex magistrato, arrestato per tangenti nell’aprile 2021, l’altro giorno condannato a 8 anni e 9 mesi di reclusione e tuttora ai domiciliari, siano da considerare del tutto inattendibili e non grado di avviare quegli accertamenti insiti nell’obbligatorietà dell’azione penale.
Lo scenario che emerge dalla lettura delle carte, sembra quello di un vero e proprio «mondo di mezzo», nel quale saltano ruoli e funzioni, per favorire carriere e ambizioni di un sistema che parte dall’imprenditoria, passa dalla magistratura e arriva alla politica, arruolando anche l’editoria. Fatti non si sa ancora se penalmente rilevanti ma in grado di fornire comunque una fotografia sulla Bari degli ultimi 15 anni.

Fatti comunque degni di approfondimento se è vero, come è vero, che il 23 giugno del 2021, nella sala colloqui della Casa Circondariale di Lecce, i sostituti procuratori di Lecce Roberta Licci e Alessandro Prontera, decidono, affiancati dagli investigatori dei Carabinieri e della Polizia di Stato, di chiedere conto a De Benedictis di quanto contenuto nel suo memoriale.
«Ovviamente non è che mi voglio prendere la calunnia adesso» dice De Benedictis, comprendendo appieno la potenziale portata delle sue dichiarazioni e però rivolgendosi alla pm Roberta Licci con fare propositivo: «la prego dottoressa se ci sono altre cose da arricchire, da precisare me lo dica e chiudiamo tutto, questo vale anche per il contenuto del memoriale», contenuto che l’ex magistrato conferma integralmente. Viene allora sollecitato sulla storia di Vito Ladisa e a ricostruire i suoi rapporti con l’imprenditore barese che afferma di incontrare nell’agosto del 2020 a Grumo Appula. De Benedictis mette a verbale: «dice "ecco io sono Vito Ladisa" "beh piacere", dice "lei mi ha condannato nel 2007" "ah! Vuol dire che te lo sarai meritato", dice "vabbè comunque poi sono stato assolto non c'è problema" "vabbè buon per te". Mi disse Franco, dice "questo è Vito Ladisa, Ladisa ristorazioni" dice "vabbè ho capito chi è adesso che si è presentato" dice ... in quel momento dalla macchina scese questo suo amico che non avevo mai visto, dice "questo è un mio carissimo amico" dice "ti potrà anche essere utile perché è amico intimo del sindaco De Caro", "vabbè abbiamo avuto un'altra conoscenza", e lui mi spiegò "così cosà abbiamo questo processo che è davanti a lei" dice "vabbè è davanti a me io neanche lo sapevo" vabbè».

Da allora tra l’ex magistrato e l’imprenditore ci sarebbe stata una assidua frequentazione, fino ai giorni dell’arresto di De Benedictis, incontri che – si legge nel verbale - avvenivano «con una frequenza può essere una volta ogni 40 giorni, 50 giorni più o meno, io quattro cinque incontri ho fatto da agosto 2020 a marzo, e sempre in luoghi diversi vista la estrema prudenza del Ladisa».

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