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Ucraina, noi bombardati come i siriani: «Vogliono arrivare alla zona Nato»

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

Ucraina, noi bombardati come i siriani: «Vogliono arrivare alla zona Nato»

La disperazione di Olga: credo di aver perso mia nipote e mio genero

Sabato 26 Marzo 2022, 10:32

Chi giunge a Bucarest dal confine, dopo aver lasciato Mariupol prima della tremenda devastazione, ha in testa una sola domanda: «Cosa sta cercando di ottenere Mosca? Putin si fermerà con la totale presa di Mariupol e di tutta la zona rivierasca per controllare il Mar d’Azov e poi, con Odessa, il Mar Nero?». Romana, ex babysitter dell’alta borghesia cittadina e anche studentessa universitaria di letteratura, precisa: «Non andrà così e l’Occidente sta sottovalutando le vere intenzioni del Cremlino. Leggete il discorso di Putin dei primi giorni, quello dell’attacco e comprenderete che l’obiettivo non è di certo l’Ucraina, ma spingersi ai confini con la Nato e verso il Baltico. Mariupol non è l’obiettivo in sé, ma rappresenta il tramite per raggiungere Odessa e toccare, già da lì, la zona Nato. Pensa di dare uno schiaffo all’occidentalizzazione di alcune zone e lo sta facendo a spese delle nostre semplici vite».

Le voci non sono tutte uguali, infatti Olga, anziana libraia, interviene: «Non dobbiamo perderci in queste supposizioni. Avete visto che cosa è accaduto nella mia città? Credo che sotto il teatro di Mariupol siano morti mia nipote e mio genero, mentre inizialmente si riteneva che fossero tante le persone salve. Le notizie giunte ieri dal sindaco, invece, sono disastrose. Continuando con le ipotesi, e dando poca sostanza ai negoziati, si sta mettendo economicamente Putin all’angolo, ma questo non è un segnale positivo per noi, al contrario di quello che ritenete. Potrebbe infatti decidere di alzare il livello di scontro con le armi chimiche. Non è assurdo. Abbiamo visto quelle scene, in Tv, relativamente alla Siria e di certo non mancava, anche allora, l’appoggio di Mosca ad Assad». Igor è un freelance ucraino, giunto in Romania non per sfuggire alla guerra, ma per documentare la situazione dei rifugiati, ma anche, lungo la strada, degli sfollati interni. Ci dice: «Io condivido il paragone siriano, in particolare perché ero lì, in quel disastro così simile al nostro. Dal sobborgo di Damasco, alla grande potenza culturale ed economica di Aleppo, le bombe russe hanno colpito ospedali, scuole, mercati e file di persone in attesa del pane.  I suoi aerei hanno contribuito a rafforzare gli assedi siriani sul terreno, riducendo le persone a disperati corpi scheletrici. E quando la Russia e l'esercito siriano hanno promesso vie di uscita, cioè corridoi umanitari, a volte l’hanno fatto per bombardare maggiormente le città o addirittura sparare ai civili, che cercavano di fuggire. Questa è la Russia di Putin. Non bisogna farsi illusioni. Eltsin, in fin di vita, ammise di aver fatto un grande errore nel designarlo come suo successore. Aveva intuito come il suo esercizio del potere era esclusivamente basato sulla violenza».

Le voci e i volti di Mariupol, incontrati a Bucarest, ci parlano non solo della resistenza, ma, a volte, anche dello sconforto. E’ la stessa Olga a dirci: «Non credo sia giusto basare tutto il racconto mediatico sulla nostra forza, perché siamo in tanti a non averla, per varie ragioni e siamo in tanti a non aver fatto la scelta di combattere. Non di certo per viltà… Sembra che la vittoria sia dalla nostra parte, ma non è totalmente vero, soprattutto perché il nostro invasore non ha ancora usato la forza che ha. Tuttavia è gravissimo il fatto che si sia tornati a parlare di bomba atomica. D’accordo! Non la userà (lo speriamo tutti), ma intanto se ne parla! Non accadde neanche ai tempi del muro di Berlino. Bisogna informarsi, leggere, documentarsi sulla storia». Effettivamente, a sentire questi discorsi, le domande aumentano e ci si chiede come mai l’Europa non stia riuscendo a giocare le sue carte negli scenari globali, raccontandosi la favola di un terremoto al Cremlino che, però, al momento non è nei fatti, perché la classe dirigente fedelissima a Putin è ancora desiderosa di sostenerlo. Arrivano notizie allarmanti dall’interno del Paese, dove si contano quasi 7 milioni di sfollati, a cui si aggiungono i 4 milioni di profughi. In pratica, 1 ucraino su 4 è stato sfollato con la forza, spiega l'Oms.  In Ucraina alcuni ospedali sono stati riadattati per la cura dei feriti di guerra: un cambiamento necessario per far fronte all'emergenza, ma che va a scapito dei servizi essenziali e dell'assistenza sanitaria di base. Chi giunge in Romania, spesso, è in cerca di cure ospedaliere più di ogni altra cosa. Non sono pochi i malati oncologici che qui chiedono le terapie salvavita.    

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