BARI - Bari, quale visione? Città metropolitana, città turisti- ca, città smart in embrione alla disperata ricerca di una dimensione europea al passo col terzo millennio in nome di uno sviluppo sostenibile ancora in fieri. Mai come adesso, grazie alla vigorosa spinta post pandemica (leggi PNRR) è il momento di affrancarsi dal respiro corto fatto di misure emergenziali e interventi di rattoppo, per lasciare spazio a strategie e programmazione proiettate verso il futuro. La grande messe di opere pubbliche e infrastruturali, in corso e sulla carta, rappresenta una vigorosa e salvifica spinta per la crescita, insufficiente però ad alimentare e a sostenere le legittime aspirazioni da capitale e crocevia del Mediterraneo. Intanto perde nerbo e si svilisce la connotazione tradizionale e storica del commercio del capoluogo sempre più alle prese con l’invasione di franchising e grandi catene, sul- lo sfondo di una crisi occupazionale sempre più grave che coinvolge l’intera Terra di Bari e i suoi quarantuno comuni, minandone prospettive e ambizioni. Così mentre la «grande vertenza Bari» mina le certezze di tante famiglie, il rilancio economico-produttivo passa per l’avvento provvidenziale della Zes, la zona economica speciale, potenzialmente in grado di stimolare e rilanciare gli investimenti nelle aree industriali. Il lato oscuro della luna rivela poi l’eccesso di colate di cemento che torna ad offuscare l’orizzonte e a saturare gli spazi vitali cittadini solo in parte risarciti dalla trasformazione e dal recupero di alcuni siti degradati e abbandonati, riconvertiti e riqualificati in aree a verde già ottimisticamente definite «parchi». Le navi da crociera hanno da tempo ripreso ad attraccare all’ambito terminal barese con il loro prezioso carico di tu- risti, ma l’offerta del territorio, un prodotto - storia, tradizione, patrimonio culturale, artistico e naturale - che finora si è venduto pressoché da solo, continua ad essere perfettibile, a partire dal dare sostanza e qualità ai tanti contenitori culturali finalmente e faticosamente recuperati (Kursaal, Margherita). Raccontare e stimolare il territorio, tra storie, istanze e aspi- razioni, ribadisce una volta di più il ruolo critico e propositivo e la funzione propulsiva della ritrovata «Gazzetta», voce ed emblema della comunità della Bari metropolitana che è stata e che sarà. (Ninni Perchiazzi)
SALENTO - Il turismo «spinge» il Salento. Da Brindisi a Lecce. Ma la forte identità turistica da sola non basta. Le spiagge (da Punta Prosciutto a Savelletri) e l’entroterra (da Leuca a Fasano) richiamano villeggianti. E sono sempre di più quelli che ci vengono a vivere. Però bisogna fare i conti con una dotazione infrastrutturale non ancora all’altezza. Trasporti e collegamenti sono essenziali e vanno potenziati. Un esempio per tutti. C’è un’arteria, la Maglie-Leuca, attesa da 30 anni, già finanziata ma ferma al palo. Intoppi vecchi e nuovi ostacolano progettazione e avvio dei lavori con il rischio - sempre più concreto - di perdere i fondi. I lavori furono finanziati nel 2001 con 288 milioni. Già i finanziamenti. Ora tutti guardano al Pnrr che promet- te un’abbuffata di fondi. Intanto, però, sono stati rifiutati i soldi messi sul piatto da Tap e Snam: 55 milioni di euro per com- pensazioni, ristori, progetti ambientali e industriali destinati ai territori leccesi e brindisini attraversati dal gasdotto. «No» ideologici hanno interrotto il dialogo con i «signori» del gas. E così niente compensazioni, niente royalties. Niente di niente. Chi è contrario all’opera, lo resti pure. Ma a quei ristori e quegli investimenti il Salento non avrebbe dovuto rinunciare. Politici e amministratori si attivino. Servono uomini di buona volontà e lungimiranti per riaprire tavoli. Appello rivolto anche a Tap e a Snam soprattutto adesso che il costo del gas è schizzato. E di fondi ci sarebbe bisogno per ricostruire un comparto e un paesaggio distrutto da Xylella. Ampie distese sono desertificate con ulivi insecchiti o bruciati. La rinascita avanza lentamente. Serve un’accelerata. Va sostenuta l’azione dell’Università del Salento che con l’attività del corso di laurea in Medtec intende incidere sul futuro dei giovani e della Medicina su questo territorio. Preoccupano le infiltrazioni della criminalità organizzata. Sempre più spesso i clan della Scu scendono a patti con amministratori e riescono a mettere le mani sulle aziende. Lo confermano i numeri dei comuni sciolti per mafia e delle interdittive emesse dai prefetti. Oltre all’azione repressiva, serve - e questo giornale ne sarà un megafono - un’antimafia sociale per porre un argine all’azione dei clan. E fare emergere il tanto di buono che c’è attraverso queste pagine serve a cementare una comu- nità che il giornale ha servito (ci siamo quasi!) per 135 anni. (Gianfranco Lattante)
FOGGIA - Il ritorno della «Gazzetta» per Foggia e la Capitanata rappresentano un punto di ripartenza e di svolta per un territorio in uno stato di esaurimento emotivo, fisico e mentale. Per questo motivo la missione non sarà quella di costruire solo
un edificio verbale, dove ciascun attore sociale interpreta la sua parte in quell’esibizionismo in purezza e che in più di una circostanza ha creato solo esternalità negative. Avremo quindi come obiettivo e missione, quello di saper raccogliere il rumore di fondo del nostro tempo e non essere soltanto ausiliari di un pensiero assente. Del resto, avere la capacità di fare domande ma anche di possedere categorie interpretative è stato, da sempre, un marchio di fabbrica della Gazzetta. Ed è quello che si farà senza inseguire equilibri precari e parametri non osservabili che finiscono inevitabilmente in quel breviario delle rovine che tra slogan, sentito dire, pregiudizio e luoghi comuni consentono di accedere a soluzioni affrettate, convincimenti sbrigativi che spesso danno del tu a quello stato di percezione negativa che diventa paradigma anche per le contrade del Tavoliere. Spazio quindi ai protagonisti che saranno chiamati a governare un cambiamento e meno a quelle ombre che hanno comandato nel bene e nel male un territorio afflitto da mali endemici e da sottovalutazioni generali (come quelle che hanno fatto prosperare la criminalità organizzata), ma ricco di potenzialità ed eccellenze: dal turismo all’agricoltura, che presentano numeri da capogiro anche se isolati dallo storytelling pugliese, fino al ruolo della cultura e della formazione con la guida dell’Università di Foggia ma non solo. Ed ancora: la ricchezza delle città, dal capoluogo Foggia ai comuni della pentapoli (Cerignola, Manfredonia, San Severo, Lucera), fatta di relazioni, attività economiche, persone. La sfida più importante riguarderà proprio le persone che vivono le ansie e le speranze della provincia di Foggia, fermo restando una verità che spesso resta nel sottofondo, ovvero quel generale abbassamento della sensibilità collettiva che affida la propria coscienza ad altri, spesso soggetti sbagliati o al ribasso. La sfida della «Gazzetta» sarà di conseguenza quella di accompagnare processi di cambiamento, immediati e di lungo periodo, consapevoli che la partita non sarà giocata in un laboratorio. Tutt’altro. Sarà e dovrà essere una battaglia a viso aperto, sociale e culturale, lasciandosi immergere senza paura nella corrente ma mantenendosi miracolosamente con la testa fuori e prendere atto che non siamo incatenati a nessun destino da sempre e per sempre. (Filippo Santigliano)
TARANTO - Ambo secco sulla ruota di Taranto per la «Gazzetta». Da oggi torna non solo il giornale con la consueta edizione dedicata ai fatti di terra jonica, ma ricompare anche la testata «La Gazzetta di Taranto». Non accadeva dal 1 dicembre del 2019 quando si scelse di accorpare, sotto la voce Salento, la fine del tacco d’Italia che guarda a Sud-Est, partendo proprio dalla patria di Leonida. Si dice che la memoria del passato aiuti il futuro ad aggiustare la sua rotta. E dunque ecco le sfide che attendono quella che, ne Il secolo breve dello storico Hobsbawm, fu la capitale industriale del Mezzogiorno d’Italia e di cui diventiamo da oggi cani da guardia. Due i sentieri che percorreremo e che, per dirla alla Baricco, sanno di ‘900: la vertenza Taranto e la rivoluzione culturale. La questione industriale tiene banco su queste colonne dalla metà del secolo scorso. Da quando, ovvero, si scelse di abbattere gli ulivi millenari per far posto all’acciaio. Oggi, a 60 anni dallo sbarco della siderurgia di Stato a Taranto, la città si trova a fare i conti non solo con problemi di natura sindacale, che pure c’erano persino nei favolosi anni ‘60, ma anche e soprattutto con le ferite di un ambiente devastato dall’impatto massivo dell’industria, con le emergenze sanitarie legate a doppio filo all’inquinamento. Ripartiamo da qui, da dove eravamo rimasti, come disse Toscanini nel maggio ‘46 inaugurando la stagione della Scala con il concerto di Liberazione. La città oggi, grazie anche al tavolo del contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto, ai finanziamenti per le bonifiche, ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per iniziative di rigenerazione urbana, rappresenta un laboratorio per tutto il Sud. La vera scommessa sul futuro plana su due temi strategici: la cultura ed il turismo. Da qui ci si rimette in cammino, raccontando l’effervescenza di uno dei musei archeologici più belli d’Italia, l’allure decadente della città vecchia divenuta musa di registi internazionali, il mare daccapo protagonista nella storia quasi trimillenaria della città. La parola chiave è proprio questa: la storia. Solo la nostra storia potrà fare la differenza se vogliamo lasciare questo «angolo di mondo», per dirla con il poeta latino Orazio, migliore di come lo abbiamo trovato. (Maristella Massari)
BAT - Forse non c’è paradosso più grande: se «i giornali sono lo specchio di una società» e i giornalisti «gli storici dell’i- stante», come è stato possibile (vostro e nostro malgrado) fare a meno dell’uno e degli altri per 6 lunghissimi mesi e il tempo supplementare di 20 giorni? Beninteso: non che la «Gazzetta», con annessa ritrovata edizione di Barletta- Andria-Trani, sia l’unico foglio da oggi finalmente di nuovo in bella mostra nelle edicole o consultabile nel vasto mare del web, che è diventato ormai la nostra seconda pelle. È, però, senza tema di presunzione, che il nostro giornale e i colleghi che lo realizzano si sentono e sono parte irrinunciabile di chi vive e lavora in questo territorio, quasi (anche senza quasi) un imprinting nel Dna di questa comunità, del suo modo di essere, di lavorare, di sognare e di progettare. È una attestazione innumerevoli volte riscontrata nei mesi difficili di attesa e di speranze, una sorta di familiare e irrinunciabile compagna di strada sulla via della rinascita pure caratterizzata dallo «straniamento» di non essere più in vita e di vedere neppure tanto di nascosto l’effetto prodotto dalla fastidiosa nonché sgradevole circostanza di non esserci più. O, meglio, di non esserci di nuovo ancora. L’ultima nata delle province di Puglia (istituita nel 2004, costituita nel 2009) è terra dinamica e di cerniera (tra Bari e Foggia), con le sue peculiarità e le sue aspirazioni: nella foto scattata il 1° gennaio 2021, l’Istat ha contato complessivamente 382.685 nei 10 comuni della provincia di Barletta, Andria, Trani, 7 del Nord Barese (Barletta, Andria, Trani, Bisceglie, Canosa, Minervino, Spinazzola), 3 del Sud Foggiano (Margherita di Savoia, San Ferdinando, Trinitapoli). Le 3 città co-capoluogo contano insieme quasi 250mila abitanti (246.044): Barletta, Andria e Trani formano una vera e propria conurbazione urbana a forma di triangolo (unica nel Mezzogiorno per potenzialità e dimensioni), i cui lati sono inferiori ai 15 km. Già adesso, ma ancor di più in prospettiva, il nucleo di questa città una e trina costituisce il «motore» della sesta provincia. Nel bene, con le grandi capacità imprenditoriali che ne hanno cambiato la pelle e nel male, visto che la sesta provincia pugliese, come ripetutamente segnalato da recentissimi angoscianti fatti di cronaca e dalle relazioni semestrali della Direzione investigativa antimafia, è da tempo oggetto di conquista da parte dei clan «confinanti» con l’attiva compartecipazione di quelli (vecchi e nuovi) autoctoni. Di questa terra, con le sue luci e le sue ombre, da oggi vogliamo riprendere il racconto. (Rino Daloiso)
BASILICATA - Il meccanico, un minimarket, il bar della piazza, la chiesa madre. E un piccolo Municipio. Cartoline dalla Basilicata, da quei centri sparpagliati tra collina e montagna, destinati a scomparire per sempre entro il 2030. L’ultima, drammatica pagina di uno spopolamento inarrestabile è contenuta nel nuovo Piano Strategico che la Regione si è data per programmare il futuro. Spopolamento, distanza, strade delirio, occasioni perdute: ma è davvero questo (solo questo) l’affresco di una terra che al suo interno ha viceversa sorprendenti e inediti profili di vivacità e speranza? Alle contraddizioni, ai paradossi, alle sfide e ai sogni delle comunità lucane torniamo a dedicare il nostro racconto con il ritorno de «La Gazzetta del Mezzogiorno» in edicola. Senza mai dimenticare l’affanno oggettivo, ma rimarcando le sfide possibili: automotive, petrolio, turismo. Melfi, Val d’Agri, Val Basento. Cosa c’è di buono? Cosa non ha funzionato? E cosa resta del grande laboratorio di Matera 19? Ma interpretare la Basilicata del Terzo Millennio significa anche esplorare le sue zone d’ombra, a cominciare dall’economia parallela, quel buco nero che ingoia soldi puliti e capitali pubblici. Quante imprese sono controllate da prestanome della ‘Ndrangheta e della Camorra? Quanti sono i cosiddetti «negozi lavatrice»? Andiamo a fondo nel tentativo di capire se siano anche le infiltrazioni criminali o gli interessi di gruppi di potere occulti a rallentare l’economia lucana. Ci prepariamo ad ascoltare ogni fiato di questo territorio che oltre tutto ancora smaltisce lo smarrimento di una pandemia che ha colpito ogni latitudine. Il Covid ci lascia paura e bisogno di aiuto, rilancia da una parte la grande capacità solidale dei lucani, dall’altra il suo logoro sistema sanitario, esito di gestioni opache che nemmeno l’azione della magistratura è riuscita a spazzare via. «In questa terra oscura senza peccato e senza redenzione.. il male non è morale ma è un dolore terrestre...». Questo il nostro impegno, e la promessa ai lettori. Non senza ambizione, proveremo a dare finalmente redenzione alla grande, sofferta epopea lucana. (Carmela Formicola)
WEB - Cosa aspettarsi dalla Gazzetta del Mezzogiorno.it? Beh se volessimo fare gli splendidi potremmo usare un bel termine: flashforward. Vale a dire “Guardare avanti nel tempo”. E non è retorica. La Gazzetta online cambia ritmo. Vogliamo rompere il tempo della narrazione e valicare i limiti e le barriere creando un punto di svolta che inneschi nel lettore il bisogno e il desiderio di sapere, di scoprire, di approfondire e capire ciò che gli accade intorno. Presto avrete davanti ai vostri occhi un portale completamente rinnovato rispetto alla sua versione precedente, nella grafica, nei colori e nella filosofia di fondo. Un restyling chiaro, snello e pulito per stare sempre più al passo con i tempi. La Gazzetta sarà ancora più flash, appunto. Le notizie di Puglia e Basilicata viaggeranno veloci su pc, tablet e smartphone, sfruttando sempre più canali: il sito web, l'app per sfogliare la digital edition, i social principali come Facebook, Twitter, Instagram, Youtube. Ma non basta. Abbiamo lanciato un nuovo canale Telegram, per aggiornarvi in tempo reale su tutto ciò che succede nei nostri territori, e una newsletter «La Gazza Ristretta» con le cinque notizie più rilevanti del nostro quotidiano che riceverete comodamente ogni giorno sulla vostra mail. Si tratta di un cambiamento radicale, pensato innanzitutto per consolidare la «comunità Gazzetta», per renderla interattiva e interconnessa con la redazione. Vogliamo crescere senza stravolgerci, continuando a offrire un prodotto di qualità a chi già ci segue e ci apprezza e allo stesso tempo arrivare ai nuovi lettori che non ci conoscono ancora. Abbiamo nuove rubriche che camminano in tandem con l'edizione cartacea: da «Un posto al cuore», dove potrete raccontarci i vostri pensieri e le vostre emozioni, alla «Macchina del tempo», una sezione ad hoc dove ripercorreremo la nostra storia lunga 135 anni. Ma non è finita qui: presto avvieremo il nostro canale Spotify per raccontarvi in maniera transmediale le inchieste, le storie, gli eventi e i commenti ai fatti del giorno. Il tutto partendo dal Sud per tornare a Sud, in maniera circolare. L'obiettivo è esplorare e scandagliare il Mezzogiorno per raccontarlo con occhi nuovi. Siamo all’inizio di un’avventura esaltante e al centro del nostro progetto ci siete voi, cari lettori. Leggeteci, scriveteci, fateci avere i vostri consigli, segnalateci quello che vi piace e quello che non va. Cercheremo di migliorarci ancora, e di lasciare il segno in un mondo che cambia costantemente. Con un solo motto: guardare avanti nel tempo. Sempre. (Graziana Capurso)