Tre protagonisti (con un quarto sullo sfondo) e una firma. La sottoscrizione dell’accordo sui fondi di coesione tra Governo nazionale e Regione Puglia ha spazzato via una situazione di stallo che stava rischiando di danneggiare il mondo delle imprese, in attesa da mesi degli aiuti e degli incentivi necessari per la transizione e la competitività, e acceso i riflettori sul trio Meloni-Fitto-Emiliano, con Decaro incombente.
Giorgia Meloni ha trasformato la cerimonia di ieri mattina in un atto d’amore per la nostra regione: ha rivendicato il successo del G7 organizzato tra trulli, mare e ulivi, ha sottolineato l’impegno del Governo per valorizzare l’immenso patrimonio culturale e naturale, ha annunciato investimenti corposi per diminuire il gap infrastrutturale con il Nord, ha dato grande rilevanza alla realizzazione a Grottaglie dello Spazioporto e al piano dell’Acquedotto contro la crisi idrica, elogiando il progetto del dissalatore sul fiume Tara, e tornando al G7, ha sottolineato come l’ultimo evento di chiusura dell’anno di presidenza italiana, si stia svolgendo proprio a Bari in queste stesse ore. Se fosse possibile, meriterebbe la cittadinanza pugliese ad honorem.
Raffaele Fitto ha compiuto, invece, l’ultima uscita pubblica nelle vesti di ministro. Nelle prossime ore assumerà formalmente la carica di vice presidente esecutivo della Commissione Europea, lasciando il posto al Governo e quello in Parlamento. Per Fitto è il compimento di un percorso politico iniziato proprio alla Regione Puglia e dunque l’atto di ieri, svolto dinanzi ai suoi fedelissimi che affollavano l’agorà di via Gentile, interrogandosi sui nuovi possibili equilibri, rappresenta un suggello importante in vista della nuova esperienza.
Non aiutato dal testo di un discorso troppo tecnico e freddo, Michele Emiliano ha finalmente portato a casa il pacco di miliardi necessario per ultimare il suo mandato, contrassegnato dagli ultimi dati positivi del sistema economico, e questo è un suo merito indiscutibile, al pari del rinnovato feeling con Palazzo Chigi. Sotto ai suoi occhi, ieri ha anche visto il più probabile dei suoi successori, il neo europarlamentare Antonio Decaro, muoversi con disinvoltura tra assessori e consiglieri (anche di minoranza), come se la campagna elettorale per le regionali fosse già iniziata. Poi non è così, perché non si sa quando si vota (primavera 2026? Ottobre 2025?) e come si vota (davvero non ci sarà il terzo mandato?) ma certo le danze sono iniziate e occorrerà vedere se Emiliano dopo 20 anni di Governo comunale e regionale sarà pronto a mollare le redini oppure, al di là delle dichiarazioni di circostanza, intende governare sino all’ultimo giorno e soltanto allora decidere che fare.