IL SOL DELL’AVVENIRE di Nanni Moretti. Interpreti principali: Nanni Moretti, Margherita Buy, Valentina Romani, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Mathieu Amalric, Jerzy Stuhr, Giuseppe Scoditti, Sun Hee You. Commedia, Italia-Francia, 2023. Durata: 95 minuti
«La storia non si fa con i se... Ma chi l’ha detto?». Così parlò il regista Giovanni, interpretato da Nanni Moretti, sul set di un film in lavorazione dedicato ai fatti di Ungheria del 1956. Il tutto naturalmente nel nuovo film di Nanni Moretti, Il sol dell’avvenire, prodotto dallo stesso autore con la sua «Sacher Film» e dalla «Fandango» di Domenico Procacci, insieme a Rai Cinema. Il sol dell’avvenire è da ieri nelle sale italiane (a Bari al «Galleria» e altrove), in attesa del Festival di Cannes, dove a maggio sarà uno dei titoli tricolore del concorso. Cinema nel cinema, dunque, alla maniera di Fellini o di Truffaut, nonché di Moretti stesso che si diverte a disseminare autocitazioni e proverbiali tic o idiosincrasie nella sceneggiatura. Sicché il circo magiaro invitato a Roma dalla sezione del Pci del Quarticciolo, proprio alla vigilia dell’invasione di Budapest da parte dei carri armati sovietici, si chiama «Budavari» come il pallanuotista avversario del protagonista in Palombella rossa (1989). E l’invettiva di Giovanni contro i sabot o le pantofole riprende la contrarietà rispetto a certe calzature di una famosa scena di Bianca (1984).
Perché il cinema si fa, eccome, con i se e con i ma. Del resto, dubitare e avversare è una costante dell’opera di Moretti. Qui Giovanni/Nanni, da oltre quarant’anni sposato con Paola/Margherita Buy che è anche la sua produttrice, non si rassegna alla crisi coniugale deflagrante. Né può accettare che la moglie dia il via libera all’ultimo ciak di un giovane regista (il barese Giuseppe Scoditti), il quale non si pone minimamente il tema della banalizzazione della violenza. Donde una situazione struggente e grottesca, in cui Giovanni/Nanni blocca le riprese del collega in erba, e, pur di ricevere manforte nel boicottaggio, chiama al telefono l’architetto Renzo Piano, convoca in loco il giornalista Corrado Augias e la matematica Chiara Valerio, e prova persino a contattare Martin Scorsese (scatta la segreteria...). Volendo, non siamo lontani dalle «carrellate come questione di morale» dei francesi Godard e Rivette in polemica con Kapò di Gillo Pontecorvo: «Ci sono cose che non devono essere affrontate se non nella paura e nel tremore. La morte è una di queste, senza dubbio; e come, nel momento di filmare una cosa tanto misteriosa, non sentirsi un impostore?» («Cahiers du Cinéma», 1961).
Ma il tema di fondo di Il sol dell’avvenire rimane pur sempre ciò che poteva essere della sinistra italiana e che non è stato. La causa? Magari risale a Palmiro Togliatti, il segretario del Pci, che all’epoca non si schierò con i rivoltosi ungheresi, bensì con gli invasori russi (siamo sicuri che Moretti non parli di Kiev oggi?). Il segretario della sezione comunista della periferia romana, un giornalista dell’«Unità» con i caratteri tragicomici di Silvio Orlando, ribadisce che non v’è salvezza fuori dalla chiesa (di Mosca), dal Partito, dall’Urss. Extra Ecclesiam nulla salus era una delle frasi sussurrate dal cardinale a Marcello Mastroianni in 8 ½ di Fellini. Ma l’amore del giornalista verso una compagna della stessa sezione, la sartina militante Barbora Bobulova, alla fine sembra produrre il prodigio di una diversa scelta del Pci tutto... «Questo è un film d’amore», insiste lei, mentre stravolge il copione e bacia il protagonista «come farebbe un’attrice di Cassavetes», irritando Moretti oltremodo.
Eppure Il sol dell’avvenire potrebbe ancora sorgere a dispetto di tutte le delusioni-disillusioni... Ecco la cifra leggiadra, circense, musicale, davvero felliniana del nuovo film di Nanni. Il Nostro, quasi suo malgrado, è stato un leader morale della sinistra nella stagione dei «girotondi» anti-berlusconiani del 2002. Ora, alla soglia dei settanta, ripesca umori e passioni della gioventù: per esempio l’elogio di Trockij in chiave libertaria anti-Stalin, pur discutibile storicamente, ricalca il vagheggiato musical sul pasticcere trotzkista di Aprile (1998). Stavolta però il musical è una sorta di nirvana, una nuova frontiera onirica della bella battaglia, è la felicità che sorprende al ritmo di Battiato (Voglio vederti danzare) o di Noemi (Sono solo parole).
Nel cast figurano, fra gli altri, la giovane Valentina Romani di Mare fuori, nel ruolo della figlia di Moretti e Buy innamorata del settantenne polacco Jerzy Stuhr, e la bravissima pianista coreana Sun Hee You che interpreta la co-produttrice chiamata in soccorso a fronte della défaillance del francese Mathieu Amalric. Film ironico e combattivo, fino al corteo finale con sfilata di elefanti e sorpresa da non rivelare. Bentornato Nanni!