Sereno, ma determinato. Dispiaciuto per non aver cavalcato l’onda dei successi continuando il percorso domani contro la Sicula Leonzio (match rinviato per lo sciopero indetto dalla Lega Pro), ma nemmeno propenso al vittimismo. Vincenzo Vivarini traccia il bilancio dei suoi primi tre mesi a Bari. Domani la squadra svolgerà in sede l’ultimo allenamento del 2019, quindi tutti liberi fino al primo gennaio: il due si riprenderanno le fatiche in vista della ripresa di un campionato che di colpo si ritroverà fermo per quasi un mese. In questa lunga pausa, comincerà pure il mercato invernale: un’opportunità da cogliere al volo pur di centrare il salto in serie B.
Tocca ogni tema Vivarini nell’ultima conferenza stampa dell’anno, prima di staccare la spina e concedersi alla sua grande passione: la caccia che praticherà (sta valutando una meta tra Sicilia e Bosnia) accompagnato dalla famiglia e dai suoi sette fedelissimi cani. «Da parte mia, dello staff e di tutti i componenti della società, auguro buone feste a tutti coloro che hanno a cuore il Bari», l’incipit del tecnico abruzzese. «Mi aspettavo proprio così il mio primo Natale biancorosso: sapevo che sarebbe stato difficilissimo essere in vetta. Nella mia carriera non ero mai entrato in una squadra a torneo in corso: era un grande punto interrogativo. Ma ho trovato un gruppo di lavoro disponibile e pronto ad apprendere. Infatti, siamo riusciti a raggiungere un ottimo equilibrio, avviando una lunga serie di risultati utili. Ho accettato la proposta del Bari perché ero convinto delle potenzialità di questo complesso. Ma quando sono arrivato, ho trovato i ragazzi un po’ impauriti, quasi bloccati nel proporsi.
Ecco, sul piano del coraggio e della spavalderia, forse abbiamo compiuto il salto di qualità più evidente. Ora giochiamo con un baricentro alto, siamo aggressivi. I due attaccanti riassumono un po’ il mio concetto: mi piace che ci sia intesa, che si sia rapidi nelle scelte. Antenucci e Simeri si sacrificano l’uno per l’altro e stanno raccogliendo i frutti del loro impegno. Dobbiamo solo imparare ad innescarli ancora meglio. Nel complesso, quindi, sono davvero soddisfatto. L’unica nota stonata in tale contesto è che la Reggina va forte: se continuerà così, bisognerà soltanto farle i complimenti. In caso contrario, dovremo essere pronti a sfruttare qualsiasi opportunità».
Quindi, il dispiacere per non proseguire un frangente positivo. «Una sosta così lunga - spiega Vivarini - crea problemi soprattutto alle squadre organizzate perché i concetti si affievoliscono. Dispiace non giocare domenica: eravamo ben centrati su ciò che dobbiamo proporre in campo. Capiamo, tuttavia, che ci siano altre ragioni da rispettare e occorre adattarsi. Ecco perché alla ripresa dovremo metterci ancora più applicazione, rabbia e determinazione. Siamo in un campionato che non ammette margini di errore. L’unico momento in cui ho visto scoramento è stato in seguito ai pareggi con Vibonese e Teramo: erano bastati quelli per perdere ulteriore contatto dalla vetta. Tuttavia, abbiamo in tale occasione compreso che non si poteva sbagliare più e si è innescata una marcia ancora più alta». Inevitabile il riferimento al mercato. «Il girone di ritorno - afferma Vivarini - è un torneo a parte nel quale ogni punto pesa moltissimo. Servono venti giocatori pronti a determinare: non importa che siano in campo da subito o entrino nel corso del match. Inoltre, non possono esserci scontenti. C’è qualche lacuna da colmare, ma sono tranquillo perché la società mi ha dato ampie garanzie. La situazione dei giovani? Awua e Folorunsho hanno avuto meno spazio ultimamente, ma hanno doti fisiche straordinarie, ogni potenzialità per una grande carriera. Devono, però, migliorare e va concessa loro anche la possibilità di sbagliare. Se vogliono proseguire nel Bari, li tengo volentieri». Infine, il desiderio sotto l’albero. «Tutti gli uomini hanno debolezze: io chiedo di avere la forza di portare il Bari nelle categorie che merita questa piazza meravigliosa».