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Francesca Fagnani: «Roma criminale non è una fiction»

Francesca Fagnani: «Roma criminale non è una fiction»

 
Milena Pistillo

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Milena Pistillo

Francesca Fagnani: «Roma criminale non è una fiction»

Libro-inchiesta su violenza e malaffare

Lunedì 07 Luglio 2025, 18:05

Francesca Fagnani, Belve. Un’associazione immediata. La giornalista esordisce ad Annozero, il programma di Michele Santoro con inchieste interessanti come la condizione delle carceri minorili italiane, argomento su cui ha declamato un monologo durante il Festival di Sanremo 2023. L’abbiamo intervistata per voi lettori in quanto ospite del Festival “Il libro possibile” di Polignano dove presenterà il suo libro inchiesta Mala. Roma criminale.

Nel libro lei evidenzia il fittissimo puzzle della criminalità organizzata romana partendo da un omicidio illustre, quello di Fabrizio Piscitelli nel 2019. Perché partire proprio da lui?

«Fabrizio Piscitelli è il punto di caduta, la sintesi di un mondo criminale variegato quale quello romano. Piscitelli, per tutti Diabolik, sedeva in tutti i tavoli che contano della malavita romana; parlare di lui significa parlare di Roma».

Lei parla a proposito della malavita romana di un mosaico di adepti, dalla camorra di Michele Senese alla mafia albanese, dai Casamonica agli Spada e altri gruppi che si spartiscono la torta. Una fitta ragnatela di alleanze per controllare il narcotraffico. E questo l’interesse principale dei gruppi malavitosi romani?

«Il narcotraffico genera milioni, è la fonte principale di guadagno dell’economia illegale che a sua volta genera altra economia illegale attraverso il riciclaggio dei proventi del narcotrafficante. È comprensibile come i cartelli siano dediti principalmente a questa attività»

Piscitelli pare avesse in dotazione dei telefonini con messaggistica criptata...

«Si tratta di sistemi di messaggistica criptata difficilissimi da “bucare” attraverso i quali i criminali di tutto il mondo si scambiano informazioni. Gli strumenti che utilizzano sono app di messaggistica criptata e telefonini criptati destinati solo a questo tipo di attività. Ho potuto ricostruire eventi e anche personalità e caratteristiche dei vari personaggi di cui parlo grazie alla libertà con cui si parlavano tra di loro in queste chat, pensando che non sarebbero stati intercettati».

Il racconto parte da Diabolik- Piscitelli per addentrarsi in territori oscuri. È per questo che definisce Roma una città melmosa? La grande bellezza è quindi solo una mano di vernice dorata che cela la palude?

«Roma è una città che più di altre ha un sotto e un sopra. Quello che si vede lo conosciamo tutti: la grande bellezza. Nel sottosuolo invece c’è un mondo carsico e cupo dove avvengono violenze inaudite per una città che sembra immobile».

Perché è così importante analizzare anche il tessuto sociale, culturale, economico di un territorio per valutare le modalità con cui la malavita impatta su questo substrato?

«La malavita impatta sempre sul territorio. Intanto perché inquina l’economia legale e rende impossibile agli imprenditori onesti sopravvivere. Un ristorante nato per riciclare non rispetta certo le stesse regole di ingaggio di uno che paga regolarmente le tasse e i contributi per esempio. In secondo luogo spesso la criminalità, soprattutto attraverso lo spaccio crea un welfare dell’anti-stato che è uno degli aspetti socialmente più allarmanti. In certe zone la fonte principale di occupazione è la droga e questo è il fallimento della società civile».

La criminalità romana viene dipinta come estremamente violenta: si parla di fiamme ossidriche, di torture, di sequestri, di ferocia nel cavare gli occhi. È tutto reale?

«Purtroppo sì. Chi avrà la curiosità di leggere Mala si troverà immerso in un racconto degno di una serie messicana. E invece è tutto vero».

Dunque “Roma non vuole capi” non è affatto vero. Esiste un cartello del narcotraffico a Roma con un volume di affari che dà le vertigini?

«Roma ha dei capi da anni che si spartiscono gli affari alleandosi tra di loro. Si tratta di consorterie criminali confederate sotto un unico cartello del narcotraffico, quello dei Senese».

Sulla copertina del libro è ritratta la statua commemorativa di Giordano Bruno in Campo dei fiori che gronda sangue. Perché questa scelta suggestiva?

«Il monumento a Giordano Bruno campeggia, in modo anche piuttosto inquietante, in una delle piazze più frequentate dai romani, Campo dei fiori, crocevia ieri come oggi di bande criminali come di ragazzi che si bevono una birra con gli amici. La Roma di sotto e di sopra nella stessa piazza».

Belve le ha dato una grande notorietà ma lei in realtà esordisce con Santoro in Annozero e con inchieste di grande impegno: in cosa si riconosce maggiormente Francesca Fagnani?

«In entrambi».

La casa di produzione cinematografica Fremantle avrebbe acquisito i diritti sul suo libro per farne un film e una serie TV. È corretto?

«Sì, con Leonardo Fasoli abbiamo scritto soggetto e sceneggiatura del film tratto da Mala, a cui seguirà una serie per Sky».

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