La sveglia suona alle 5.30. Piatti da lavare, colazione da preparare. Pavimenti da pulire. Preparare il pranzo e poi andare. Andare al lavoro. Che poi non sono così tante ore per un partime come me. E quell’entrata mensile è necessaria per il mutuo, le bollette, la spesa e i figli a scuola e all’Università.
Quell’entrata che è giusto al centro tra i valori della soglia minima di povertà (calcolata dall’Istat per il singolo individuo variabile tra 552,39 euro e 819,13 euro a seconda della regione di residenza). Per carità, non manca il necessario. C’è il marito che compensa, perché altrimenti non potrei. Non potrei avere una casa e non riuscirei a crescere i figli dignitosamente. Ed è proprio questo che a volte scatena la mia rabbia.
Dipendere. Strano. Dovrei essere serena forse per questo. Ma è proprio considerare una prerogativa femminile la cura (necessaria) della casa e dei figli che mi irrita.
Mi irrita questo rinunciare alla propria vita, ai sogni e alle aspettative magari rincorrendo un lavoro retribuito in modo da potermi garantire l’indipendenza. Vorrei provare quel senso di libertà di scegliere e fare cose senza chiedere, senza dipendere o giustificarsi. Una libertà che toglie il fiato perché passa dal poter scegliere senza condizionamenti. Ed è sorella dell’indipendenza.
Perché diciamocelo a gran voce: l’indipendenza ha delle basi su cui poggia e cioè la dignità data da un lavoro con una giusta retribuzione che permetta di poter fare cose. Questo è valido per tutti. Ma per la donna vale doppio. Perché un uomo forse, potrebbe contare su una sorta di solidarietà sociale, in un certo senso. Ma la donna diventa quasi invisibile. Basti pensare a certi lavori, prerogative femminili: accudire bambini, anziani o disabili.
Libertà è rivendicare una uguaglianza che a fronte di una diversità fisiologica non è però sinonimo di inferiorità. E sottolinearlo implica già che ci sia e che sia presente nel contesto sociale. All’interno di una struttura sociale sana, le attività svolte da una donna dovrebbero essere riconosciute ai fini pensionistici e lavorativi, in particolare quelle che rientrano tra i servizi offerti per migliori condizioni relazionali e sociali. Giusto riconoscerne, quindi, il valore attraverso una retribuzione adeguata. Libere quindi di fare le nostre scelte con la certezza che, a prescindere, sia corrisposta una retribuzione e quindi rispettata la dignità.
Secondo il Global Gender Gap nessun paese raggiunge la piena parità di genere. L’Italia addirittura scivola dal 63° posto al 79°. Negli ultimi 5 posti troviamo: Calabria, Sicilia, Basilicata, Campania e Puglia. A causare tuttò ciò un divario preesistente a cui si è aggiunta la pandemia. In Italia, le donne che lavorano sono pari al 60%, quelle che occupano ruoli di leadership pari al 30%, e in qualsiasi caso sono pagate 1/3 rispetto agli uomini. Anche il programma stilato nel 2015 dall’Onu prevede tempi lunghi per la parità: gli obiettivi possono aspettare il 2030.
Altro dato interessante quello di Edufin (Comitato per la programmazione e coordinamento di Educazione Finanziaria). Nel bollettino del marzo scorso l'ente ha dichiarato che secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) soltanto il 30% della popolazione possiede una adeguata educazione finanziaria. Le donne sono al di sotto di questa percentuale.
Insegnare alle nostre figlie che l’indipendenza economica è un obiettivo fondamentale, è l’inizio di una effettiva parità di genere. Ho una figlia. Bellissima. Per le mamme i figli sono sempre bellissimi. Ecco. La maternità, considerata una “pecca” nel mondo del lavoro, è una grande ricchezza che la natura ha donato a noi donne. La scienza dice che alcune cellule del feto rimangano per sempre nel corpo della madre.
Per l’amore immenso che provo per te, figlia mia, ti esorto a studiare, a cercare la tua indipendenza a prescindere da chi ti sarà accanto. A cercare la tua strada, scegliendo in piena autonomia.
Il mondo ha bisogno delle donne! E un mondo migliore vede le donne e gli uomini al fianco, insieme. Perché come dice il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, se ci fosse una parità di genere ai livelli decisionali in tutto il Mondo, non avremmo le tante guerre che abbiamo oggi. Dedico queste righe a tutte le figlie ed i figli del mondo.