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Sciopero dei docenti
all’Università di Bari
una paralisi annunciata

 
università bari

Sabato 31 Marzo 2018, 09:47

di FRANCESCO PETRUZZELLI

BARI - Il rischio è l’ennesima paralisi. Con i docenti nuovamente pronti a incrociare le braccia e gli studenti ad avviare petizioni ed assemblee. Contro quella che non esitano a definire «una modalità che va a ricadere sulla nostra pelle». Anche a Bari soffia il vento dell’ennesimo sciopero proclamato da professori universitari, ricercatori e associati nella prossima sessione estiva. Niente appelli ed esami di profitto dal primo giugno al 31 luglio. I motivi della protesta sono gli stessi del primo sciopero indetto nella scorsa sessione invernale del 2017: il blocco degli scatti stipendiali del periodo 2011-2015. Ma questa volta con un motivo in più:  l’intervento previsto dalla manovra varata a fine dicembre non recupera infatti il pregresso, ma guarda al futuro e punta attraverso l’introduzione di scatti biennali e non più triennali.

«Nella legge di Bilancio 2018 non riscontriamo risposte soddisfacenti allo sblocco definitivo delle classi e degli scatti sollecitato con lo sciopero dagli esami di profitto dal 28 agosto al 31 ottobre 2017» si legge nel documento della protesta che inizia a circolare anche tra le Facoltà baresi creando qualche apprensione tra gli iscritti. Da Scienze Politiche a Medicina passando per Lettere e Giurisprudenza già si mobilitano infatti le associazioni studentesche per scongiurare il rischio che la prossima sessione estiva – quella clou e che permette di acquisire maggiori crediti formativi per accedere alle borse di studio – salti definitivamente. Con buona pace dei laureandi e dei percorsi accademici. Per questo già circolano petizioni cartacee e online che hanno raccolto migliaia di firme in tutto il comparto studentesco barese.

«La protesta è legittima, ma non lo è invece la ripercussione sugli studenti. Noi proponiamo altre modalità di protesta dei docenti come ad esempio giornate bianche di astensione dalle lezioni, ma non dagli appelli d’esame della sessione estiva. Che, lo ricordo, è la più importante soprattutto per i crediti propedeutici alle borse di studio» spiega Piercarlo Melchiorre coordinatore dell’associazione studentesca Link Bari e consigliere di Dipartimento di Giurisprudenza. «Mancano tre mesi, è vero – aggiunge – ma tra gli studenti c’è grande fermento. Per questo come associazione studentesca ci stiamo già attivando per ridurre al minimo i disagi pur condividendo le ragioni dei professori».

Insomma, nessuna contrapposizione netta ma solo una richiesta di mediazione. «Spero che alla fine si eviti lo sciopero» ragiona il professor Giuseppe Moro, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari, dipartimento nel quale l’adesione alla precedente astensione d’esame fu massiccia. «È una forma di protesta estrema – spiega Moro - ma condivisibile e che arriva al culmine di anni di frustrazione e di blocchi stipendiali. Se mi venisse imposto in qualità di direttore di far rispettare la legge (far svolgere la sessione estiva, ndr) lo farò, ma condivido le motivazioni di questa mobilitazione». E sugli studenti ammette: «Loro non hanno assolutamente colpa. In ogni sciopero a pagare, si sa, sono sempre i più deboli. E forse nel caso dell’università noi docenti siamo stati trattati male proprio perché non abbiamo mai scioperato. Soprattutto al Sud l’università, i docenti e gli studenti sono stati dimenticati rompendo quel rapporto di reciproca fedeltà con lo Stato».

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