Sarà un collegio di periti ad accertare le morte della 62enne dipendente dell'Arsenale, Emilia Amandonico, ricoverata il 5 marzo scorso al Moscati per una leucemia (che non era stata diagnosticata prima) e morta 15 giorni dopo per una infezione da klebsiella, un batterio che colpisce soprattutto in ospedale. Il pm Raffaele Graziano, che ha indagato 4 medici per omicidio colposo, ha nominato come suoi consulenti il dott. Biagio Solarino dell'Istituto di Medicina legale di Bari e il prof. Vincenzo Liso, ex primario di Ematologia del Policlinico. A loro il magistrato, oltre ai quesiti oridnari, ha chiesto di verificare il rispetto delle linee guida e delle buone pratiche nella gestione di casi come quello della Amandonico, donna che era stata sottoposta a chemioterapia durante a degenza, al termine della quale - a detta della stessa Asl - aveva manifestato qualche miglioramento salvo poi essere uccisa dall'infezione.
Pur non avendo allargato il numero delle persone da sottoporre a garanzia - ad esempio i vertici e i responsabili dell'Asl su cui ricade l'onere del rispetto delle linee guida e delle norme soprattutto in materia di infezioni - i periti dovranno riferire "quant'altro ai fini di giustizia". L'autopsia è stata già eseguita in tarda mattinata al Santissima Annunziata, la mattina del venerdì santo, alle 12, sarà celebrata una liturgia, nella chiesa del cimitero.
I familiari della Amandonico, assistiti dall'avv. Francesco Paolo Sisto, di Bari, hanno nominato due periti: uno di questi è il dott. Vincenzo Defilippis, responsabile dell'Unità operativa complessa e rischio clinico dell'Asl Bari, che si è occupato dei numerosi morti - proprio per klebsiella - negli ospedali della provincia di Brindisi per cui pende una inchiesta della procura salentina. Defilippis sarà affiancato dalla dottoressa Crescenza Abbinante, medico specialista in Anestesia e Rianimazione. Gli indagati, invece, sono assistiti da un altro consulente di parte, il dott. Massimo Brunetti.
Emilia Amandonico, il 14 febbraio, andò al pronto soccorso del Moscati per chiedere l'esecuzione di un vetrino, manifestando al medico un sospetto di leucemia anche alla luce di alcune analisi che aveva eseguito pochi giorni prima. Fu mandata a casa con una terapia e una indicazione di patologia tiroidea nonostante i dati dell'emorcromo - secondo i familiari e i periti - parlassero chiaro. Sposata e madre di tre figli, la 62enne sarebbe andata in pensione anticipata per Pasqua. Voleva godersi la famiglia e la pensione dopo decenni di lavoro all'Arsenale di Taranto.