BARI - La situazione degli invasi pone la Puglia in una situazione di pre-emergenza che, se non adeguatamente gestita, rischierebbe di creare problemi a partire dalla fine dell’anno. Ed è per questo che la Regione, in stretto collegamento con la Basilicata, si prepara a varare un piano di interventi: si partirà con misure soft, peraltro già sperimentate nel 2008, nella speranza che una serie di manovre idrauliche siano sufficienti a contenere i disagi e a evitare che ci siano restrizioni per l’agricoltura.
Il punto è stato fatto ieri a Taranto, in occasione di una riunione indetta dal commissario per le Bonifiche, Vera Corbelli. L’Autorità di bacino della Puglia, oggi guidata dal direttore del dipartimento Ambiente, Barbara Valenzano, ha infatti illustrato i contenuti del piano che nei prossimi giorni verrà esaminato dal presidente Michele Emiliano. La disponibilità idrica al 30 giugno, per quanto molto più bassa rispetto al 2016 (388 contro 555 milioni di metri cubi) è ancora sensibilmente più alta rispetto a quella di 9 anni fa, quando (con 309 milioni di metri cubi) la Puglia si trovò davvero a un passo dalla crisi: anche allora, come quest’anno, una stagione con poche piogge mise in seria difficoltà il sistema.
Ecco perché la misura immediata sarà un intervento sui consumi potabili, da ottenere mediante la diminuzione della pressione nella rete Aqp che toccherà il suo picco nel prossimo ottobre. I disagi per la popolazione saranno molto limitati (si tratta di ridurre la portata, al massimo, di un metro cubo al secondo) e non riguarderanno la provincia di Foggia: potranno essere avvertiti, al massimo, nelle ore notturne nelle città più grandi e nelle abitazioni non dotate di serbatoi. Aqp ha già progressivamente ridotto i prelievi dalle dighe del Sinni e del Pertusillo (che insieme alle sorgenti di Caposele e Cassano Irpino rappresentano il 70% delle riserve idriche pugliesi), ed ha concordato con i Consorzi di bonifica foggiani una riduzione del prelievo dalla diga di Conza: una misura, quest’ultima, funzionale all’attivazione del nuovo potabilizzatore che è ormai in esercizio e che fornisce stabilmente 1.000 litri al secondo di acqua.
Fin qui, le misure per il tamponamento dei consumi. Ma i tecnici hanno identificato anche una serie di azioni strutturali che, nel breve termine, possono portare a recuperare quantità preziose di risorsa idrica a fronte di una spesa modesta. E si tratta, ancora una volta, di misure già sperimentate nel corso delle emergenze passate. Ad esempio, il recupero dell’acqua presente nella diga del Cogliandrino, che si trova su un affluente del Sinni e che alimenta la centrale idroelettrica Enel di Masseria Nicodemo: la diga viene lasciata aperta e l’acqua finisce nell’invaso di Monte Cotugno. In questo modo si potranno recuperare 30-35 milioni di metri cubi d’acqua, ma sarà necessario rimborsare Enel per i minori introiti.
Un meccanismo simile potrebbe consentire di recuperare anche le acque del torrente Sarmento. In questo caso si tratta di una traversa esistente che necessità di lavori di rifunzionalizzazione (per circa 2,4 milioni di euro) e che potrebbe garantire, già dal prossimo inverno, la possibilità di invasare a Monte Cotugno 40-45 milioni di metri cubi l’anno. Un’altra manovra allo studio prevede di sfruttare per uso potabile la diga di San Giuliano (oggi destinata all’agricoltura). Per farlo, è necessario completarne il riempimento: si può fare sfruttando (senza costi) la traversa già esistente di Trivigno. Bisognerà poi fare in modo che l’acqua di San Giuliano arrivi alla condotta del Sinni: per questo sarà necessario rimettere in efficienza la stazione di pompaggio di Bernalda (anche questa costruita ai tempi dell’emergenza del 2008) che potrebbe garantire circa 1.200 litri al secondo. Altre disponibilità aggiuntive potranno arrivare attraverso i pozzi, sia quelli dei Consorzi di bonifica commissariati (che passeranno alla gestione diretta di Aqp), sia quelli nel tempo disattivati per non impoverire la falda: entro dicembre potrebbero complessivamente erogare altri 800 litri al secondo.
Il piano dell’Autorità di bacino dovrà ora essere esaminato dalla Regione. Per mettere in atto le manovre di riduzione della portata idrica (il taglio della pressione) sarà necessaria la dichiarazione dello stato di emergenza idrica, che avviene attraverso una delibera di giunta. È possibile che il presidente Michele Emiliano decida di procedere già martedì, dando poi mandato all’Acquedotto di intervenire sulla rete.
Va detto che nel frattempo la Basilicata non è stata a guardare, anzi si è mossa per tempo. Già da maggio era stato lanciato un programma di riduzione degli usi irrigui che ha consentito di risparmiare da Sinni e Pertusillo circa 45 milioni di metri cubi rispetto al 2016. Ma ovviamente l’agricoltura lucana non può pagare per tutti: e dunque il ri-allineamento deciso dalla Puglia dovrà servire anche a rendere meno rigide le misure intraprese dai vicini. [m.scagl.]