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Sud Est, 34 mln dalla Regione
per «frenare» il fallimento

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Sud Est, 34 mln dalla Regioneper «frenare» il fallimento

Sabato 06 Maggio 2017, 12:30

19:55

MASSIMILIANO SCAGLIARINI

BARI - Le Ferrovie Sud-Est potranno ricevere i 34 milioni di contributo regionale per il primo trimestre del 2017, soldi che non verranno incassati da Bnl. Il Tribunale di Bari (Quarta sezione, presidente ed estensore Magaletti) ha infatti sospeso per 60 giorni il contratto di pegno sottoscritto nel 2012 dall’ex amministratore unico della società ferroviaria, Luigi Fiorillo: in base a quell’accordo, Bnl metteva a disposizione un finanziamento da 120 milioni in cambio delle rate che sarebbero man mano state erogate dalla Regione.

Si tratta di una indubbia boccata di ossigeno per una società che non è ancora uscita dall’alveo della crisi. Ma bisogna capire quali saranno le conseguenze. Entro il 16 maggio le Sud-Est dovranno presentare il piano di salvataggio nell’ambito della domanda di concordato preventivo depositata a gennaio. Proprio nell’ambito della procedura, la società (avvocati Andrea Zoppini, Vincenzo Chionna, Michele Lobuono) ha chiesto alla Fallimentare di «de-canalizzare» i crediti verso la Regione dal conto corrente acceso presso Bnl, che già il 31 gennaio (dunque dopo la domanda di concordato) aveva incassato i 34 milioni dell’ultimo trimestre 2016, riducendo così a circa 66 milioni la propria esposizione verso Sud-Est.

Proprio quei 66 milioni diventano ora uno dei nodi intorno a cui ruoterà il tentativo di salvataggio della Sud-Est. Il piano di concordato dovrà infatti chiarire quale parte del credito Bnl va considerato privilegiato (in quanto assistito da ipoteca) e quale, invece, è chirografaria: il rischio è che la banca (che a dicembre ha sospeso tutte le linee di credito nei confronti della società) possa avere in mano la maggioranza dei crediti non privilegiati e che, dunque, con il proprio voto possa (almeno potenzialmente) indurre il fallimento delle Sud-Est.

Tra Bnl e il gruppo Fs, nuovo proprietario delle Sud-Est, è del resto in corso una guerra piuttosto aspra e dagli esiti incerti. Il fascicolo del procedimento che riguarda il contratto di pegno ha infatti fatto emergere l’esistenza di una serie di lettere, risalenti al periodo del commissariamento (dunque prima del trasferimento a Fs) in cui Fse chiedeva alla banca di non interrompere «l’operatività delle linee di credito attualmente in essere»: «Al fine di consentire il normale svolgimento dell’attività di Fse - si legge nella lettera del 27 luglio scorso -, così come definitco con il Ministero che ci legge in copia, ci impegniamo a porre in atto, per quanto di nostra competenza, tutte le azioni volte ad evitare qualsivoglia procedura concorsuale». Pur non avendo usato queste parole, Bnl ritiene insomma di essere stata raggirata.

I giudici baresi hanno ritenuto di concedere la sospensione del contratto di pegno osservando che, in caso contrario, Bnl «continuerebbe ad incassare dalla Regione, a deconto delle anticipazioni recevute (...)», soldi che «verrebbero dunque sottratti alla destinazione dei crediti non ancora riscossi alla realizzazione della proposta concordataria per tal modo violando la par condicio creditorum». Resta però da capire quanto valgono questi crediti residui e come saranno trattati: Bnl «in quanto creditore concorsuale, avrà poi la possibilità di contestare, in sede di votazione della proposta di concordato, l’importo». Che poi decida o meno di farlo, è un altro discorso: una norma inserita nel decreto Omnibus collegato al Def ha legificato l’atto di trasferimento delle Sud-Est al gruppo Fs, vanificando in questo modo l’ipotesi di puntare ad azioni revocatorie. Tuttavia già in sede di discussione sul contratto di pegno la banca ha annunciato l’intenzione di contestare la quantificazione dei propri crediti.

Nel frattempo, prosegue l’attività della Procura di Bari che sta lavorando sull’ipotesi della bancarotta fraudolenta. Negli scorsi giorni, il procuratore aggiunto Roberto Rossi e i pm Francesco Bretone e Bruna Manganelli) hanno incontrato i consulenti per fare il punto sulla ricostruzione della contabilità delle Sud-Est effettuata in questi mesi. Dall’esame delle scritture contabili, e dell’enorme mole di documentazione acquisita attraverso la Finanza, emergerebbe il quadro disastroso di un sistematico saccheggio di risorse pubbliche, destinate al trasporto pubblico locale e invece utilizzate per pagare (spesso in violazione di legge) consulenze milionarie. Negli ultimi tempi la Procura ha ricostruito a fondo la genesi di alcuni di quei contratti, risalendo fino ai primi anni 2000, ricalcolando anche i flussi finanziari che sarebbero così stati sottratti alla circolazione di treni e bus. E questo progressivo depauperamento, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe costretto Sud-Est a ricorrere al credito bancario peggiorando progressivamente i conti fino ad arrivare alla quasi impossibilità di pagare gli stipendi.

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