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Toghe in politica, l'affondo
dei giudici su Emiliano: é anomalo

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

michele emiliano

Albamonte: il suo caso crea un corto circuito. A rischio credibilità magistrati

Giovedì 13 Aprile 2017, 10:37

15:00

«Penso che la categoria dei magistrati abbia il dovere di sentirsi un’eccellenza del nostro paese ma da capo dell’Anm non posso che registrare che la percezione negativa esiste ed è giusto farci i conti. Come si risolve? Come si riacquista credibilità? Rimanendo ancorati ai fatti. Rinunciando alle pretese di generalizzazione». E’ quanto afferma al Foglio Eugenio Albamonte, neo presidente dell’Anm intervenendo anche sul caso del Governatore della Puglia, Michele Emiliano, candidato alla segreteria del Pd e sotto procedimento disciplinare al Csm (udienza rinviata a maggio).
«Non nego - aggiunge - che a volte ci sia un eccesso di sovraesposizione. Bisogna avere la capacità di scegliere le giuste sedi in cui un pm o un giudice può dare il suo contributo. Il magistrato non deve solo essere terzo ma deve anche apparire tale».
«Ci sono modi e modi di fare politica - prosegue - C'è la possibilità di concorrere per le cariche elettive alla Camera e al Senato. E poi c'è la possibilità di concorrere alla politica locale. Sul secondo punto, sinceramente, vedo il rischio di una opacizzazione dell’immagine del magistrato: il fatto di avere a che fare con spese, bilanci, modifiche di piani regolatori può creare ambiguità e non capisco i magistrati che si candidano a fare i sindaci o i governatori di regione. Sul primo punto, invece, fissando i giusti paletti, credo non ci sia nulla di male».
«Il caso Emiliano - osserva poi - dice che a 25 anni da Tangentopoli un magistrato si candida a guidare il più grande partito d’Italia. Devo dire che questo è un fatto inedito, anomalo. E’ una cosa grave che crea un cortocircuito. Noi abbiamo una norma che prevede tassativamente il divieto di iscrizione di un magistrato a un partito politico e, a meno che un partito non preveda che il proprio leader sia un non iscritto, il divieto di iscrizione a partiti politici dovrebbe essere tassativo».

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