BARI - Il gup del Tribunale di Bari Roberto Oliveri del Castillo ha condannato alla pena di 3 anni di reclusione e 5mila euro di multa (l'accusa aveva chiesto 2 anni e 9 mesi) l’avvocato barese Fabio Casalini, imputato per usura ai danni di un imprenditore. La notizia della sentenza è emersa nel corso dell’assemblea ordinaria della Fondazione Antiusura San Nicola e Santi Medici di Bari.
Stando alle indagini della Guardia di Finanza, coordinate dall’ex pm Dda (oggi alla Procura Nazionale Antimafia) Eugenia Pontassuglia, Casalini avrebbe prestato in otto anni, dal 2003 al 2011, 1,2 milioni di euro ad un ristoratore barese, suo cliente, facendosi consegnare 1,8 milioni di euro, 600mila dei quali di interessi con tassi calcolati fino al 257 per cento. Nell’aprile 2014 Casalini fu destinatario di un sequestro preventivo per equivalente di 600mila euro, oggi sottoposti a confisca. Il giudice ha inoltre condannato l’imputato al risarcimento danni nei confronti delle costituite parti civili, l'imprenditore e la Fondazione, difesi dall’avvocato Edoardo Altieri con provvisionale immediatamente esecutiva di 20mila euro, oltre alla interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e dalla professione forense.
«Oggi è una giornata storica - ha dichiarato Monsignor Alberto d’Urso, presidente della Fondazione - per la prima volta in terra di Bari in un processo in cui la Fondazione Antiusura si è costituita parte civile, è stata emessa una sentenza di condanna contro un usuraio che va ben oltre la richiesta della pubblica accusa».
«L'usura e il racket sono fenomeni tra i più odiosi - ha detto il prefetto Domenico Cuttaia, Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative Antiracket e Antiusura - perché entra nell’intimità delle persone e delle famiglie. Hanno a monte una organizzazione criminale tra le più intelligenti, sono reati difficilissimi da individuare e molte denunce si bloccano nella fase iniziale. La Puglia però - ha aggiunto - è ben più avanti per sensibilità e forza di denuncia rispetto agli altri territori contro il reato di usura perché la gente reagisce alle ingiustizie chiedendo aiuto alle forze dell’ordine».
I LEGALI: FAREMO APPELLO - «Siamo esterrefatti dalla leggerezza con cui chi dovrebbe insegnare agli altri a rispettare i principi, li viola per un evidente interesse che suona tutt'altro che etico. Utilizzare termini quali usuraio e carnefice semplicemente dopo una sentenza di primo grado e, probabilmente, senza conoscere gli atti, non é da chi deve avere a cuore la misura, la continenza, la prudenza ed il rispetto della presunzione di non colpevolezza di matrice costituzionale». È quanto dichiarano in una nota gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Nicola Quaranta, difensori dell’avvocato Fabio Casalini (condannato a 3 anni per usura), commentando la nota stampa con cui la Fondazione Antiusura di Bari presieduta da don Alberto D’Urso ha reso nota la notizia.
I difensori annunciano anche che ricorreranno in appello. "Nel merito, - dicono i legali - l’avvocato Casalini ha dimostrato di non aver commesso alcunché, a fronte di una presunta vittima che ha visto paralizzare con una denuncia strumentale tutte le azioni esecutive nei suoi confronti, comprese quelle di Equitalia. Va ricordato che a fronte delle numerose lamentele della persona offesa, i periti hanno ritenuto meritevoli di approfondimento solo due operazioni, comunque del tutto tracciate e tracciabili come ogni altra.
La Corte di Appello dirà se è logicamente possibile che vi possa essere usura relativamente a rapporti professionali e personali del tutto scanditi da assegni e versamenti in conto corrente». "Riserviamo, infine, ogni azione in nome e per conto del nostro cliente - concludono i difensori di Casalini - nei confronti di chi, qualsiasi veste abbia, non si può permettere di scambiare gli scopi di una fondazione come una legittimazione ad infangare il nome di persone che, carte alla mano, aspirano ad essere ritenuti non colpevoli. Ci vediamo in appello».