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Molfetta, travolta e uccisa da polacco
Condannato, è libero nel suo paese

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Molfetta, travolta e uccisa da polaccoCondannato, è libero nel suo paese

La giovane 20enne morì tre anni fa. Il suo investitore non si è mai presentato in aula. Sul suo capo pende condanna a 4 anni e 6 mesi

Domenica 12 Febbraio 2017, 09:38

18:44

LUCREZIA D’AMBROSIO

MOLFETTA - «Non conosciamo i tempi delle procedure di secondo grado, l’unica certezza è che un imputato che non si è mai presentato in aula, non ha nominato un difensore di fiducia, si è completamente disinteressato al processo e non ha dato alcun segno di pentimento, continua a godere di tutte le tutele che la legge gli garantisce». Così i genitori di Gabriella Cipriani, la giovane violinista, rimasta uccisa, a vent’anni, in seguito ad un incidente stradale causato da Dariusz Jan Trebacz. Per quell’omicidio Trebacz, autista polacco, a settembre dello scorso anno, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione. L’uomo, secondo quanto accertato dagli investigatori, era ubriaco al momento dell’incidente, alla guida di un autoarticolato Renault Master.

Ora, il suo difensore d’ufficio, ha chiesto, in appello, per lui la riduzione della pena. Una notizia che ha gettato nello sconforto i familiari della ragazza, ha scosso la comunità. «Purtroppo - continuano i genitori di Gabriella - le vicende processuali collegate alla sua morte per incidente stradale, avvenuta il 16 maggio 2014, non sono terminate con la sentenza di primo grado emessa lo scorso 30 settembre. Con nostro grande dispiacere, nei giorni scorsi, siamo venuti a sapere che il difensore d’ufficio di Trebacz ha proposto appello al fine di ottenere la riduzione della pena. A contrastare questa richiesta, il procuratore generale di Potenza, dott. Massimo Lucianetti, da noi sollecitato tramite il nostro legale, avvocato Bepi Maralfa, ha proposto appello in senso opposto, ritenendo la pena comminata troppo lieve». E ora si ricomincia. In nome di una giustizia che, se pure è vero, non potrà mai riportare in vita Gabriella, potrà rendere meno assordante il rumore della sua assenza.

I fatti contestati a Trebacz risalgono al primo pomeriggio del 16 maggio 2014. Quel giorno Gabriella è in auto, una «Clio», con alcuni colleghi musicisti, che di lì a qualche ora dovranno esibirsi in un concerto, sulla strada statale Matera-Ferrandina. L’auto, intorno alle 15.30, viaggia verso Craco. All’altezza della diga di San Giuliano avviene l’impatto. L’autoarticolato, guidato da Trebacz, che viaggia in direzione opposta alla «Clio», invade la corsia. La «Clio» finisce fuori strada. Per Gabriella, primo violino di fila dell’orchestra della Magna Grecia e di quella della Provincia di Bari, non c’è nulla da fare.

Il processo a carico di Trebacz comincia a marzo del 2015. L’uomo, che è tornato in Polonia già nei giorni successivi all’incidente, non si presenta mai ad alcuna udienza. Non c’è neppure quando viene condannato in primo grado. E non si è mai neppure preoccupato di nominare un legale di fiducia. Ora, il suo legale d’ufficio chiede, in appello, la riduzione della pena che gli è stata inflitta. Quattro anni e sei mesi di reclusione, per qualcuno, sono troppi.

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