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Tribunale del lavoro a Modugno?
55mila i faldoni da spostare

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

tribunale di Bari

Venerdì 10 Febbraio 2017, 09:43

09:44

di GIOVANNI LONGO

BARI - Gli avvocati non ne vogliono neanche sentire parlare. Il personale amministrativo, nemmeno. Anche i magistrati appaiono quanto meno tiepidi, al punto da avere chiesto un incontro con il presidente del Tribunale per discuterne. «Non possiamo esprimere un gradimento - premette il presidente della sezione Lavoro del Tribunale Luigi Claudio -. noi magistrati andiamo ad esercitare la nostra funzione dove ci dicono di esercitarla».
L’ipotesi trasferimento a Modugno continua a fare discutere. Ieri, al primo piano del palazzo di Giustizia di piazza De Nicola dove ha sede la sezione, non si parlava d’altro. Oltre 55mila fascicoli pendenti, 23.404 quelli sopraggiunti nell’ultimo anno, 35.263 quelli definiti da una sezione tra le più produttive. Tutto questo dovrebbe essere trasferito nella ex sezione distaccata di Modugno dove dovrebbero prendere servizio 14 magistrati togati con tutto il personale amministrativo al seguito.
Se in piazza De Nicola ci sono otto aule, a Modugno ce ne sono cinque, tre molto grandi che, sostiene chi crede alla proposta (pochi, per la verità) si potrebbero dividere in due, ricavandone otto. Suddivisa su tre livelli, con tanto di archivio, quanto a superficie grosso modo è estesa poco più di quella attuale.

Qui, nel Comune alle porte di Bari, ci sono ancora da smaltire, entro il 2018, 1.600 fascicoli civili provenienti da tre ex sezioni distaccate del Tribunale (Modugno, Acquaviva e Bitonto). Ci lavorano attualmente tre magistrati togati, quattro onorari, un dirigente amministrativo, due cancellieri, due assistenti e un commesso. Udienza tre volte alla settimana, poi, si chiuderà tutto. Anzi no, se dovesse passare la proposta di trasferire qui l’intera sezione lavoro. Ma in tanti non sono d’accordo. Non per l’edificio sé. Al di là della scritta «pretura» che campeggia ancora all’esterno, uffici giudiziari ormai soppressi da anni, occorrerebbero dei ritocchi. Una verniciata, una sistemata al circuito di sorveglianza e il gioco sarebbe fatto. «Il problema è - dicono in coro - che si trova in un altro Comune, lontano dal centro cittadino. La sede è peraltro distante dalla stazione. Manca un servizio di autobus . E mancano i parcheggi».

Il processo in materia di lavoro, poi, è del tutto particolare. Si tratta, infatti, di un processo orale. Lo scambio di memorie tra avvocati è ridotto al minimo. Il giudice deve ascoltare ricorrente, resistente e testimoni prima di decidere.
«L’utenza con scarse risorse economiche per il lato di lavoratori e con grandi problemi di esiguità di tempo per il lato dei datori di lavoro, ha massimo interesse a sedi processuali unitarie e perciò facilmente raggiungibili», si legge in un documento redatto al termine di un’assemblea straordinari degli avocati con in testa il prof. avv. Antonio De Feo, l’avvocato Gianni Di Cagno (studio Polis) e l’avvocato Piefrancesco Zecca.

In piazza De Nicola rimarrebbe la sezione lavoro della Corte d’Appello. «La cerniera processuale e conseguentemente amministrativa che lega un primo grado di giudizio alla sua impugnazione per appello - si legge nel documento - costituisce un unicum inseparabile sotto il profilo della economicità, efficienza e rapidità della trattazione delle controversie che deve essere guardata non solo in termini di magistrati e cancellieri addetti, ma anche in numero degli incarti dei processi da custodire negli archivi attivi, da gestire e da movimentare fra gli uffici di primo e secondo grado, nonché in termini di numero delle persone che devono lavorare o accedere in quegli uffici». Nei giorni scorsi è sceso in campo dirattamente il presidente dell’Ordine degli avvocati Giovanni Stefanì.
E poi, sostengono gli avvocati dipendenti di Inail e Inps, «ci dovrebbero pagare le trasferte oggi giorno, dovendo raggiungere un altro Comune».

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