di FRANCESCO PETRUZZELLI
BARI - Nulla da fare neanche questa volta. L’agonia continua e il cantiere resta bloccato per altri cinque mesi. Con il rischio di perdere i finanziamenti previsti. Si addensano le nubi sul futuro del Piccinni, il teatro comunale chiuso ormai da sei anni per i lavori di restauro e di ammodernamento. Nelle scorse ore il Consiglio di Stato ha nuovamente ribaltato le decisioni del Tar Puglia accogliendo di fatto il ricorso della Athanor Consorzio Stabile, la ditta seconda classificata all’appalto da 3,8 milioni di euro per il secondo lotto di lavori, quelli relativi all’adeguamento alle norme di sicurezza e alla normalizzazione degli impianti. Secondo i giudici della V sezione di Palazzo Spada, data la complessità della vicenda, occorre entrarne nel merito in un’udienza pubblica, già fissata per il prossimo 15 giugno. Prima di quella data nulla potrà muoversi all’interno del teatro. Nemmeno un martello o un chiodo.
Il Comune non potrà nemmeno stipulare il contratto con la prima classificata alla gara, la Edil.Co di Matera, nei cui confronti l’Athanor, difesa dall’avvocato Giacomo Valla, chiede l’annullamento dell’aggiudicazione avvenuta a maggio scorso. E non senza colpi di scena visto che la ricorrente era inizialmente risultata prima classificata ed era poi scivolata al secondo posto per la riparametrazione dei punteggi delle offerte tecniche, chiesta e ottenuta dalla Edil.Co tanto da piazzarsi in testa alla graduatoria.
Da qui si è subito aperto il contenzioso con il ricorso davanti al Tar, giudicato a fine anno inammissibile. I giudici di piazza Massari infatti hanno stabilito che «le valutazioni della commissione di gara (cioè di quella comunale, ndr) in relazione ai contenuti delle offerte tecniche dei diversi partecipanti costituiscono uno degli esempi più nitidi di esercizio di una potestà amministrativa di natura tecnico-discrezionale». Un punto a favore anche del Comune che proprio a fine 2016 ha esultato annunciando la possibilità di ripartire da subito con i lavori nel Piccinni. Ma la Athanor non si è arresa e ha presentato subito un ricorso al Consiglio di Stato ottenendo nei primi giorni del 2017 una prima sospensiva monocratica e una seconda (collegiale) qualche ore fa. Con sullo sfondo una possibile riapertura della partita.
Bocche cucite intanto a Palazzo di Città. Il Piccinni, pur se il restauro è iniziato con la precedente amministrazione Emiliano, è tra le priorità della giunta Decaro che conta di restituirlo alla città entro la fine del 2019, cioè entro la fine del mandato. Un termine di due anni che rischia però di assottigliarsi data la lentezza del cantiere per i lunghi contenziosi. Ma i lavori del Piccinni non si esauriscono qui. Occorrerà un terzo lotto da 2 milioni di euro per completare un restauro che, alla fine, di milioni spesi ne comprenderà 13. A patto che i tempi siano rispettati, altrimenti i restanti 5 milioni degli ultimi due lotti (finanziati dalla Regione Puglia) andrebbero in fumo. «E sarebbe gravissimo e inammissibile visto che questo secondo lotto doveva iniziare entro il 30 giugno 2016 e concludersi entro il 31 dicembre 2018» sottolinea il capogruppo comunale di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre.