DOMENICO PALMIOTTI
TARANTO - Arriverà probabilmente lunedì prossimo il parere del ministro dell’Ambiente sui piani ambientali presentati dalle due cordate industriali in gara per l’acquisizione dell’Ilva, ovvero Arcelor Mittal con Marcegaglia e Arvedi insieme a Cassa Depositi e Prestiti, la Delfin di Leonardo Del Vecchio (Luxottica) e l’indiana Jindal. Ai commissari dell’Ilva, il ministro Gian Luca Galletti riporterà, pare con un decreto, l’esito dell’esame che i tre esperti incaricati a luglio hanno compiuto sui due piani. E da lunedì per l’Ilva comincerà anche una fase intensa tra passaggi societari, industriali e giudiziari. Cominciamo da quest’ultimi. Nell’udienza del 17 gennaio in Corte d’Assise a Taranto per il processo «Ambiente Svenduto» (47 rinviati a giudizio), l’Ilva in amministrazione straordinaria formalizzerà la sua richiesta di patteggiamento per uscire dal procedimento giudiziario e si saprà se, dopo il consenso della Procura, anche la Corte condivide e quindi si dichiara favorevole allo stralcio della posizione.
Non ci sarà invece analoga mossa da parte dell’ex Riva Fire, la capogruppo che controllava l’Ilva sotto la gestione dei Riva - quindi prima dell’avvento dei commissari -, nel frattempo divenuta «Partecipazioni Industriali» e affidata agli stessi commissari Gnudi, Laghi e Carrubba. Anzi, per l’ex Riva Fire c’è una novità: poco prima di Natale i commissari hanno nominato un curatore speciale, Carlo Bianco, che sta studiando il dossier. Bianco si è messo subito al lavoro. Ma poichè il patteggiamento dell’ex Riva Fire si riflette anche sulla transazione che a novembre il gruppo Riva ha firmato con l’Ilva, il Governo e le Procure di Milano e Taranto (quella che farà rientrare i soldi dei Riva dalla Svizzera), il curatore è orientato a chiedere ai magistrati un differimento della presentazione del patteggiamento di circa un mese e quindi dal 17 gennaio a metà febbraio.
Questo non solo per avere più tempo per studiare il dossier, avendolo preso in consegna da poco, ma anche per consentire che si chiuda definitivamente - il che è previsto a febbraio - la transazione con i Riva. Dopo l’accordo in Italia, adesso si attende il via libera dell’Alta Corte del Jersey, dopodichè Riva trasferirà all’Ilva un miliardo e 100 milioni, che dovranno andare alla bonifica dello stabilimento, e altri 230 milioni per la chiusura delle pendenze del passato ma che serviranno alla gestione corrente dell’azienda. Mettere in sicurezza questo capitolo, prima di formalizzare il patteggiamento dell’ex Riva Fire, è ritenuto fondamentale per almeno due aspetti: garantire l’arrivo delle risorse della transazione, inseguite per anni, e preparare meglio lo stesso patteggiamento che, unito a quello di Ilva e Riva Forni Elettrici, alla fine snellirà il processo di Taranto con riflessi anche sui tempi di svolgimento.
E’ evidente, però, che l’attenzione prevalente si concentri sulla vendita dell’Ilva. Una volta che sarà reso noto il parere degli esperti sul piano ambientale, scatterà il rush finale, ovvero la negoziazione del contratto di cessione e l’offerta vincolante che potrà anche essere soggetta a rilancio. La data di individuazione del compratore resta confermata entro febbraio, ma non si esclude, se le fasi precedenti dovessero richiedere più tempo, di andare a metà marzo. Il trasferimento degli asset industriali dovrà invece avvenire entro giugno.
A marzo, intanto, scadrà anche il contratto di solidarietà per circa 3mila lavoratori dell’Ilva (11mila sono in organico). Non ci sarà la proroga ma scatterà la cassa integrazione straordinaria. Ancora non ci sono numeri, tuttavia una prima discussione con i sindacati sarebbe già stata avviata. Il confronto di merito si farà tra febbraio e marzo. Tra l’altro c’è una misura inserita nel decreto legge varato all’antivigilia di Natale che prevede che i commissari, prima della scadenza del piano ambientale, possano proporre interventi integrativi sempre sul fronte del risanamento della fabbrica. Questa disposizione consente una doppia flessibilità: agli investitori che nella presentazione dell’offerta definitiva potranno decidere quali interventi ambientali accollarsi e quali lasciare all’amministrazione straordinaria; e alla stessa amministrazione straordinaria che potrà contare sulla possibilità di rioccupare nelle attività di risanamento quel personale che, nel passaggio, dovesse eventualmente risultare in eccesso. D’altra parte è da qualche anno che l’Ilva è alle prese con la solidarietà per almeno 3mila addetti.
Il decreto, inoltre, affida ai commissari anche il compito di mettere a punto con i Comuni di Taranto, Massafra, Crispiano, Statte e Montemesola un piano per il sostegno sociale e assistenziale delle famiglie disagiate. La prossima settimana verrà insediato il gruppo di lavoro e quest’attività (30 milioni in tre anni), così come le misure della sanità (70 milioni in due anni), saranno finanziate dalla restituzione del prestito concesso l’anno scorso dallo Stato. Si tratta, per la precisione, di 781 milioni in tranche di cui sinora sono stati erogati solo 266 milioni ad ottobre. Quest’ultimi, così come altri 400 di un precedente prestito statale già esaurito, sono stati rivolti agli interventi ambientali. E’ in corso, per esempio, e terminerà a giugno, la bonifica delle aree (dissequestrate) occupate da vecchi pneumatici e traversine ferroviarie dismesse. Erogato l’anno scorso anche un altro prestito da 300 milioni: l’Ilva lo sta usando come cassa per arrivare alla vendita.